L’ANALISI DI CAZZOLA
Secondo Giuliano Cazzola, intervistato da pensionipertutti.it, nell’attuale dibattito sulla riforma delle pensioni c’è una “pretesa inaccettabile”, rappresentata dal “definire strutturale una riforma pensata solo per le esigenze dei baby boomers che andranno in pensione nei prossimi anni. Come si fa a pensare che un giovane che entra oggi nel mercato del lavoro possa usufruire delle medesime regole di un lavoratore appartenente ad un mondo e ad un mercato del lavoro profondamente cambiato? Nei prossimi anni andranno in pensione ad un’età di anziani/giovani lavoratori appartenenti a generazioni numerose con storie contributive lunghe e trattamenti discreti, riscossi per molti anni. Mentre a pagare saranno lavoratori di coorti colpite dalla denatalità. Tra venti anni entreranno nel mercato del lavoro i 399mila nati nel 2022, mentre saranno ancora lì a percepire l’assegno i nati in numero di più di un milione del 1964”. Nel frattempo il calo demografico farà sentire i suoi effetti.
AL VIA LO SCAMBIO TELEMATICO INPS-CASSE
Come riporta Italia Oggi, “prende il via lo scambio telematico di comunicazioni tra Inps e Casse dei professionisti ai fini della ricongiunzione dei versamenti contributivi. A seguito della convenzione adottata lo scorso aprile tra i diversi enti, l’Inps comunica (con il messaggio 2498/2023) che sono già disponibili alcuni servizi, dalla richiesta da parte della Cassa professionale del prospetto di contributi versati all’Inps, all’invio della certificazione da parte di quest’ultimo della certificazione quale ente trasferente, fino alla notifica dell’esito dell’operazione di ricongiunzione. I servizi sono operativi per le Casse che aderiscono alla convenzione e che predispongono le rispettive procedure necessarie alla gestione. In un momento successivo, spiega ancora l’Inps, saranno implementati i servizi relativi alla facoltà di ricongiunzione ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge n. 45/1990, previa comunicazione a mezzo posta elettronica certificata (PEC) da parte dell’Istituto a ciascuna Cassa stipulante. Fino ad allora, le ulteriori fasi del procedimento continuano a seguire le modalità ordinarie attualmente in uso”.
L’ANALISI DI GIANOLA
In un articolo pubblicato su interris.it, Matteo Gianola spiega che le pensioni future “saranno molto diverse da oggi perché gli assegni pagati dall’Inps non saranno sostenibili senza aumentare a dismisura la contribuzione e, senza un’inversione demografica, saranno destinati a scendere d’importo. Diventa importantissimo, quindi, scegliere il secondo pilastro pensionistico, quei fondi pensione convenzionali che sono nati nella seconda metà degli anni 90 e che rappresentano la possibilità di un’integrazione importante alla prestazione pensionistica una volta raggiunta l’età del ritiro”. Dunque, il futuro non permetterà più che, per quieto vivere, si tralasci una scelta importante come l’integrazione alla pensione Inps”. Anche perché “non credo in una riforma radicale delle pensioni in ottica di sostenibilità futura, politicamente sarebbe una scelta difficilmente sostenibile, come mostrato dalle recenti proteste in Francia sulla proposta di riforma Macron della questione”.
LE PAROLE DI GIULIANI
Amedei Giuliani, membro della segretario Uilp di Cremona, ricorda che i pensionati “rappresentano in Italia circa un quarto della popolazione e contribuiscono alla vita sociale ed economica del Paese. Aiutano figli e nipoti, sono impegnati in diverse forme a generare coesione sociale svolgendo attività per aiutare i più fragili e sviluppate un costante dialogo tra le generazioni. I pensionati rappresentano la storia ma guardano anche al futuro”. In particolare, spiega il sindacalista come riporta cremonaoggi.it, affrontando il problema “che riguarda i pensionati e le persone anziane e cioè la salvaguardia del valore economico delle pensioni. Di tutte le pensioni. Pensioni che nel corso di questi ultimi anni hanno perso molto del loro valore. Sopratutto quale medie che sono state le più penalizzate”. Dal suo punto di vista, bisogna “ridurre le tasse sulle pensioni che sono le più alte d’Europa e dare a tutte le pensioni rivalutazione una indicizzazione piena per garantire e conservare il loro valore rispetto al costo della vita”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DAMIANO
In un articolo pubblicato su Left, Cesare Damiano ricorda che in tema di riforma delle pensioni “le intenzioni del governo potrebbero essere la conferma di Quota 103 come forma di anticipo pensionistico, mentre poter andare in pensione con 41 anni di contributi senza vincoli anagrafici proposta in campagna elettorale diventa ‘obiettivo di legislatura’; l’allargamento a piccole e medie imprese del contratto di espansione, che prevede un regime di aiuti per la riorganizzazione delle aziende, incluso l’esodo anticipato fino a cinque anni (esteso a sette) dei lavoratori con assegno ponte a carico dei datori di lavoro; una qualche forma di promozione della previdenza complementare; la revisione e l’ampliamento dell’Ape sociale. Mentre non sono in vista garanzie in merito al ritorno alla vecchia Opzione Donna”.
L’INCERTEZZA SULLE MOSSE DEL GOVERNO
L’ex ministro del Lavoro evidenzia che non c’è alcuna “indicazione per quel che riguarda i giovani, che hanno di fronte a sé carriere discontinue in regime contributivo: cioè, pensioni povere che richiederebbero qualche forma di garanzia, come propongono i sindacati”. Inoltre, “su tutto quanto è, intanto, piombata la sentenza della Consulta che ha giudicato incostituzionale il differimento del Tfs, cioè del Trattamento di fine servizio, corrispondente al Tfr per i dipendenti privati. L’erogazione non più rimandabile del quale appesantirebbe ulteriormente i conti dell’Inps. In merito si stanno valutando le ipotesi di intervento. Ciò che rimane assodato in quest’inizio di estate del 2023 è l’incertezza sul futuro del sistema previdenziale italiano. Adesso, come ci ricorda De Gasperi, il problema è realizzare quello che si è promesso. Vedremo. Il prossimo appuntamento è a settembre”.
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