I RINVII SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI
In un articolo pubblicato su pensionioggi.it, Mauro Marino evidenzia che è importante che Giorgia Meloni, nel corso del recente incontro con i sindacati, abbia evidenziato che si rischia “tra una ventina d’anni se non si interviene di avere un lavoratore per ogni pensionato e di non essere più in grado di mantenere una tenuta stabile. Negativo è invece il fatto che dopo queste premesse che farebbero tremare i polsi a chiunque, il Governo Meloni sembra prendere tempo, non ha inserito nulla del DEF, parla invece continuamente di riforma fiscale e di riforma presidenziale e rimanda, di fatto, la soluzione di questo decisivo problema nell’ambito della durata della legislatura spostando in avanti nel tempo la problematica sperando in una situazione economica migliore. Quest’anno, pertanto, nella legge di bilancio del 2024 molto probabilmente ci saranno soltanto il rinnovo di “Quota 103”, dell’Ape Sociale, un ripristino parziale di Opzione Donna dopo lo scempio che è stato fatto quest’anno e, forse, un qualcosa sulla flessibilità in uscita”.
IL MESSAGGIO DELLA UIL AL GOVERNO SULLA RIFORMA PENSIONI
Dopo la Cgil anche la Uil interviene oggi sul tema della riforma pensioni 2023 con le dichiarazioni del segretario generale Pierpaolo Bombardieri al Consiglio confederale regionale Uil in Emilia Romagna (con l’uscita di Giuliano Zignani da segretario regionale e l’elezione di Marcello Borghetti, ndr). «Non ci sottriamo al confronto con il Governo, poi però lo misureremo sui fatti concreti», ha detto Bombardieri dopo aver richiesto investimenti in Emilia a seguito dell’alluvione degli scorsi giorni.
«Ad oggi», rileva Bombardieri, «ci sono alcuni punti su cui ci sono grandi distanze: il lavoro, la riforma fiscale e quella delle pensioni sono tutti temi su cui si era avviata una discussione, che si è poi arenata»; il sindacato Uil si dice consapevole che tutto «si stringerà nel momento in cui si parlerà della manovra – ha concluso il Segretario generale della Uil – e su quelle scelte daremo il nostro giudizio». (agg. di Niccolò Magnani)
L’ODG APPROVATO DALLA CGIL
Ieri a Roma si è riunita l’assemblea generale della Cgil che ha approvato un ordine del giorno in cui viene evidenziato che il Governo ha proceduto a un “peggioramento della normativa previdenziale” e alla “continua sottrazione di risorse a danno del sistema pensionistico, negando la possibilità di una riforma strutturale delle pensioni”. Il sindacato di corso d’Italia ricorda che “la mobilitazione unitaria ha indotto il governo a convocare le parti sociali il 30 maggio. Ma il nostro obiettivo non può essere la formale convocazione di tavoli occasionali, privi di carattere negoziale e di mero ascolto e informazione: rivendichiamo una trattativa vera e di merito per ottenere risultati concreti per le persone che rappresentiamo, a partire dalle piattaforme di Cgil, Cisl e Uil”. Tra le rivendicazioni ribadite dalla Cgil c’è anche “una riforma delle pensioni a partire dalla condizione di giovani e donne che presuppone anche un necessario contrasto alla dilagante precarietà del lavoro a partire dalla riduzione delle tipologie contrattuali più precarizzanti”.
I PENSIONATI ATTRATTATI DAL FLAT TAX AL 7%
Come riporta Il Sole 24 Ore, durante il question time alla Camera, la sottosegretaria alle Finanze Sandra Savino ha illustrato i risultati della flat tax al 7% per quanti dall’estero si trasferiscono nei comuni più piccoli del Sud. Risulta così che “in tre anni, dal 2019 al 2021, la flat tax al 7% ha attirato nel Meridione d’Italia poco più di 500 pensionati provenienti dall’estero. E l’Abruzzo è risultata la prima regione di destinazione”. Inoltre, “per quanto riguarda lo Stato di provenienza, se si prendono in considerazione i tre anni di imposta (2019, 2020 e 2021) viene fuori che il Regno Unito è risultato al primo posto (115 persone), seguito dalla Germania (109) e dagli Usa (56)”. Il quotidiano di Confindustria ricorda che “la flat tax al 7% per i pensionati provenienti dall’estero prevista dal Tuir (articolo 24-ter), ha registrato un’estensione nell’ambito di applicazione con il dl 4/2022 (articolo 6-ter). Oltre che al Sud, queste persone possono trasferirsi nei comuni colpiti da eventi sismici nel 2009, 2016 e 2017”.
RIFORMA PENSIONI, LE PROIEZIONI DELLA CORTE DEI CONTI
Come riporta Il Sole 24 ore, la Corte dei Conti, nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, ha elaborato una specifica proiezione sui livelli delle pensioni dei quarantenni “che alla fine del 2020 erano occupati e quindi si trovavano totalmente nel regime contributivo. Delle 11 ‘figure-tipo’ prese in considerazione soltanto per due, sulla base del cosiddetto ‘zaino previdenziale’ (ovvero il montante contributivo sulla base del quale viene calcolato l’assegno pensionistico), si profila un trattamento adeguato: gli assunti nel comparto delle Forze armate e in quello della sanità. Le posizioni più fragili si presenterebbero nel settore autonomo e, in particolare, tra i parasubordinati e i coltivatori diretti, ma anche per le lavoratrici private”.
LE PROFESSIONI PIÙ A RISCHIO
Dal dossier si nota anche che “in circa 235 posizioni su 575 (il 40,8%) ‘si riscontra una retribuzione lorda inferiore a 20 mila euro’. Che riguarderebbe quindi il ’28% dei giovani coinvolti’”. “Per i militari e gli occupati nel settore delle Forze armate il montante contributivo ‘in essere’ (considerato sulla base dell’anzianità contributiva maturata alla fine del 2020) raggiunge nel ‘valore mediano’ circa 235mila euro, mentre quello del lavoratori occupati nella sanità supera i 178mila euro”, mentre “per tutte le altre tipologie di lavoratori considerate, la consistenza degli ‘zaini’ previdenziali appare relativamente modesta: non supera i 100mila euro in 6 casi su 11”. Sotto i 100mila euro ci sono anche i lavoratori statali e le lavoratrici del settore privato.
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