IL CROLLO DI OPZIONE DONNA

Come accennato nel precedente aggiornamento, i dati dell’Osservatorio Inps sui flussi di pensionamento contengono un’indicazione importante su Opzione donna, che Ansa riassume così: “Con la stretta dei requisiti per l’accesso a Opzione donna introdotti dal 2023 si sono ridotte le nuove pensioni per le donne che decidono di lasciare il lavoro in anticipo avendo maturato al meno 35 anni di contributi e disposte a ricalcolare l’importo della pensione con il metodo contributivo. Le pensioni Opzione donna decorrenti nei primi sei mesi del 2023 – secondo il monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento – sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022. Dal 2023 bisogna aver compito 60 anni (requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni) e trovarsi in una situazione di difficoltà essendo care giver, con una riduzione della capacità lavorativa almeno del 74% o licenziata. La grande maggioranza (4.120) prende meno di 1.000 euro al mese”.



I DATI INPS SULLE PENSIONI 2023

Calano le pensioni in Italia, addirittura crolla la richiesta per l’adesione a Opzione Donna (dopo la modifica della riforma pensioni nell’ultima Manovra di Bilancio): questo e molto altro raccontano i dati dell’INPS sulle erogazioni previdenziali nei primi 6 mesi del 2023. L’Inps ha erogato 370.136 nuove pensioni nel primo semestre del nuovo anno, con decorrenza nel periodo con un calo del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2022 (erano 444.118).



Le tabelle dell’Osservatorio Inps sui flussi di pensionamento mostrano poi come nel 2022  le pensioni decorrenti nel periodo sono state 853.842, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.180 euro: cala di poco l’importo medio in questi primi sei mesi del 2023 (1.168 euro) mentre si registra «un calo consistente per le pensioni anticipate con l’esaurimento di quota 100 (nel 2021, ma alcune pensioni hanno avuto decorrenza nei primi mesi del 2022) e di Quota 102». Dopo la stretta dei requisiti in Manovra per la riforma pensioni di Opzione Donna, l’Inps vede un crollo prevedibile nelle adesioni: «sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI CERRI E BONTEMPO

I dati dell’Inps sulle pensioni erogate nelle Marche fanno dire al Segretario generale dello Spi-Cgil regionale, Elio Cerri, che “le diseguaglianze sono in continuo aumento, la crisi incrementa la povertà, il carovita ha eroso il potere di acquisto di salari e pensioni. Le famiglie non arrivano più a fine mese, non pagano le bollette, saltano i pasti e rinunciano a curarsi. Già, la situazione sta proprio peggiorando”. Come riporta anconatoday, Vilma Bontempo, membro della Segreteria dello Spi-Cgil Marche, spiega che “come sindacato pensionati abbiamo avanzato alcune proposte e cioè: l’aumento delle pensioni più basse facendo leva sulla quattordicesima che va rivalutata, l’applicazione dell’attuale normativa sulla perequazione per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo e la rivisitazione del sistema fiscale”. Cerri ricorda anche che “l’introduzione e l’estensione della quattordicesima mensilità è il frutto di due accordi sottoscritti da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil con Governi di centrosinistra nel 2007 e 2016”.

I DATI DELL’EUROBAROMETRO

In un articolo pubblicato su La Stampa, viene evidenziato che la maggioranza dei lavoratori italiani “ritiene di non avere, in prospettiva, un assegno di pensione adeguato per vivere senza assilli”. L’Eurobarometro mostra infatti che “tra chi si dice «molto fiducioso» (5%) e chi si dice «fiducioso» (33%), meno di quattro italiani su dieci ostentano una certa sicurezza economica per l’età successiva a quella lavorativa”. “In una scala di fiducia discendente, le aspettative degli italiani per l’assegno di pensione è la 14esima a livello Ue, leggermente in linea con quella francese, 15esima, ma dietro a quella di Germania e Francia, facendo un paragone con le altre principali economie dell’eurozona”. Inoltre, “quello che emerge dal sondaggio Eurobarometro suona come campanello d’allarme e invito a rimettere mano al sistema previdenziale. Pensioni inadeguate indicano prospettive di povertà e rischio di esclusione sociale in divenire. Ma le pensioni sono legate al mercato del lavoro e alle condizioni contrattuali. Un altro elemento su cui dover ragionare per porre rimedio”.

RIFORMA PENSIONI, LE PROTESTE CONTRO LE SCELTE SUI VITALIZI

Come riporta andrialive.it, l’Associazione Schierarsi critica alcune decisioni prese a livello centrale e regionale. Sul primo fronte, viene ricordato che “i Senatori hanno deciso di aumentarsi le pensioni e di aumentarle anche a chi è già in pensione, quindi per (riporta il quotidiano Repubblica) 851 ex Senatori e 444 familiari di Senatori scomparsi per il principio della reversibilità”. Sul secondo fronte, con riguardo particolare alla Puglia, viene ricordato che “ovviamente non potevano essere da meno, quindi proposta di Legge per dare ad ognuno dei consiglieri regionali un ulteriore ‘pensierino’ da 40mila euro per ogni legislatura, anche qui tornando indietro fino a quelli presenti nel 2013”. Tutto questo quando invece, “per le pensioni dei cittadini, lo state vedendo, quota 41 costa troppo, quindi si pensa a quota 41 light, con un bel taglio alla pensione”.

LE PAROLE DI PAOLA BERGAMO

Sempre a proposito dei vitalizi, Paola Bergamo, Coordinatore nazionale dei Liberaldemocratici italiani, come riporta nuovogiornalenazionale.com, spiega che “sebbene non ci piaccia la demagogia, il ripristino dei vitalizi è indegno. Non è indegno di per sé ma semplicemente perché nella Nazione c’è tanta povertà”. Infatti, “ci sono cittadini che non possono pagare per curarsi ed evitano di farlo! Ci sono molte famiglie che non riescono a fare fronte al caro vita! Ci sono aziende che per colpa delle folli bollette hanno dovuto chiudere! Ci sono persone che hanno perso il lavoro e persone che il lavoro non ce l’hanno proprio! Non può la politica rispondere alle domande di aiuto dei cittadini aumentandosi le proprie prebende. Ci si renda conto una volta per tutte che la Politica, quella con la “P” maiuscola, deve essere al servizio della cittadinanza e non del proprio portafoglio!”.

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