POSSIBILE ESTENSIONE DI OPZIONE DONNA
Il Governo continua a lavorare alla Legge di bilancio e, in tema di riforma delle pensioni, secondo Il Sole 24 Ore “potrebbe arrivare un’estensione di Opzione Donna. L’idea è quella di eliminare per le tre categorie di beneficiarie interessate all’agevolazione (caregiver, invalide almeno al 74% e licenziate o dipendenti da aziende in crisi) il paletto dei figli per anticipare ulteriormente il pensionamento da 60 a 58 anni”. Si ipotizza anche una proroga di Quota 103, ma Mauro Marino, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, evidenzia che questa misura “istituita quest’anno, soprattutto per le donne impegnate sia nel lavoro ‘fuori casa’ che domestico, diventa irraggiungibile per moltissime di loro e perdere un altro anno dopo le promesse elettorali non sembra il giusto approccio nei confronti di cittadini, lavoratrici e lavoratori ormai sfiduciati nei confronti delle istituzioni”. Vedremo quali saranno le decisioni dell’Esecutivo in merito.
LA RICHIESTA DI FEDERSPeV SULLA RIFORMA PENSIONI
Con una lunga lettera al “Quotidiano Sanità” il presidente della Federspev (Federazione Sanitari Pensionati e vedove) chiede al Quirinale e al Governo un intervento nella prossima riforma pensioni che miri a ridurre i tagli sulla pensione di reversibilità: l’attuale regime di tassazione delle pensioni di reversibilità (sono tali sia le pensioni indirette per morte del de cuius in attività lavorativa, sia quelle a favore dei superstiti in caso di morte della persona già in pensione) sono un problema, rileva il presidente Michele Poerio.
Il lavoratore paga i contributi non solo per assicurare a sé stesso la pensione in caso di invalidità e vecchiaia, ma anche per garantirla ai propri superstiti, in primis il coniuge e i figli, ma il problema sorge quando si tende a tagliare la reversibilità: sono 4 i tagli gravosi secondo la Federspev che andrebbero quantomeno ridimensionati. «Il primo ‘taglio’ alla pensione di reversibilità è rappresentato dall’aliquota di reversibilità stabilita dai vari Enti previdenziali», per l’INPS l’aliquota di reversibilità è del 60% a favore del coniuge superstite (il caso più frequente); per l’ENPAM (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Medici) è del 70%. Spiega ancora Poerio che gli altri tagli (legge Dini, sistema di tassazione e dalle aliquote Irpef e perequazione annuale delle pensioni) non fanno che gravare le problematiche sulla reversibilità: «Già la Corte dei Conti, nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021, aveva chiesto di ripensare il sistema di tassazione delle pensioni, denunciando il persistere di “sbilanciamenti” sui redditi medi, nonché “andamenti irregolari e distorsivi delle aliquote marginali effettive”, affermazioni che si confanno alle pensioni di reversibilità. Come FEDER.S.P.E.V riteniamo che sarebbe più giusto ed equilibrato sottoporre le pensioni di reversibilità ad un prelievo fiscale semplificato e più equo», conclude il Presidente. (agg. di Niccolò Magnani)
LA RICHIESTA DI BOMBARDIERI
Il Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, in un’intervista a Repubblica chiede al Governo di trovare altre risorse, tramite imposte sui redditi da capitale e sulle transazioni finanziarie, “per il welfare: la flessibilità in uscita per le pensioni, Opzione donna, che è stata cancellata da questo governo, le pensioni per i giovani, la sanità”. Secondo Benedetto Della Vedova, invece, “i dati negativi sull’andamento dell’economia in Ue richiedono una reazione da parte del Governo Meloni. Abbandonati i toni imprudentemente trionfalistici del primo trimestre, Meloni deve rapidamente riorientare non solo la sua propaganda ma soprattutto la strategia del suo governo per spingere la crescita”. In questo senso, il deputato di +Europa evidenzia: “Anziché insistere sulle promesse elettorali come flat tax e pensioni, Meloni spinga sulle riforme, a partire dalla concorrenza, e sugli investimenti del Pnrr come strategia prioritaria per aumentare il potenziale di crescita dell’Italia”.
LE PAROLE DI VITTORI
Luciano Vittori ricorda che “le pensioni rappresentano il giusto corrispettivo delle contribuzioni versate dopo una vita di lavoro e debbono poter mantenere il potere di acquisto nel tempo”, quindi, “ridurre ancora e permanentemente il loro valore dopo i ripetuti interventi degli anni passati costituirebbe un accanimento ingiustificabile su persone che non hanno altre fonti di reddito”. “Siamo consapevoli della difficile situazione economica e finanziaria del nostro Paese, che peraltro è analoga a quella di molti altri Paesi europei, e siamo anche preoccupati dell’evolvere della situazione internazionale; tuttavia siamo fermamente convinti che le risorse necessarie per rilanciare l’economia possano essere trovate senza gravare ulteriormente sulla parte debole della società, già stremata dall’aumento del costo della vita e dalla difficoltà ad avere cure efficaci in caso di bisogno”, aggiunge, come riporta orvietonews.it, il Presidente dell’Anap-Confartigianato Terni.
RIFORMA PENSIONI, ATTESA PER LA CIRCOLARE MINISTERIALE MIM
Come ricorda la Cgil, venerdì scorso al ministero dell’Istruzione e del Merito si è tenuto l’incontro con i sindacati sulla bozza della circolare ministeriale di prossima emanazione sulla cessazione del personale scolastico dal 1° settembre 2024. La domanda andrà presentata entro il 23 ottobre 2024 per il personale docente, educativo e Ata, mentre per i dirigenti scolastici il termine è il 24 febbraio 2024. Il 12 gennaio 2024 rappresenterà il termine ultimo entro il quale gli Ambiti territoriali/Istituzioni scolastiche dovranno sistemare le posizioni dei pensionandi, compresi i provvedimenti “ante subentro” e i dati utili a consentire all’Inps di procedere alla certificazione del diritto. Il 22 aprile 2024 sarà, invece, il termine per l’accertamento del diritto a pensione da parte dell’Inps.
LE PAROLE DI PACIFICO
Secondo Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief e Segretario confederale della Cisal, è “giunto il momento, in assenza di una revisione complessiva del sistema previdenziale e il superamento della Legge Monti-Fornero, di provvedere alla contribuzione gratuita da parte dello Stato di tutti gli anni di formazione universitaria, di rivedere le norme sui contributi e di introdurre per il personale della scuola una ‘finestra’ specifica che tenga conto dell’alta percentuale di burnout nel settore e quindi di includere l’insegnamento, a tutti i livelli, nella lista delle professioni logoranti e che quindi permettono di anticipare l’uscita dal lavoro a 62 massimo 63 anni senza tagli all’assegno pensionistico. Per il futuro non è accettabile che un giovane lavori fino a 74 anni, per avere una pensione pari al 60% dell’ultimo assegno”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.