LE PAROLE DI SALVINI
A proposito della Legge di bilancio, Matteo Salvini spiega che “siamo qui per restare 5 anni, quindi abbiamo altre 4 manovre economiche: quest’anno la priorità sono gli stipendi e le pensioni”. Il ministro delle Infrastrutture, come riporta Italpress, evidenzia che “tutti i soldi che recupereremo anche chiedendoli alle banche, anche tagliando i furbetti del Reddito di cittadinanza e bloccando il superbonus per quelli che se lo possono permettere, finiranno in stipendi e pensioni, nell’immediato anche per un bonus sulla benzina e sulle bollette delle luce soprattutto per famiglie a reddito più basso”. Rispetto all’ipotesi di un condono edilizio, aggiunge che “ci sono i Comuni di tutta Italia che hanno gli uffici tecnici intasati da centinaia di migliaia di piccole pratiche, ovviamente stiamo parlando di piccole difformità. Gli abusi su area sismica e a rischio ovviamente vanno abbattuti a suon di ruspe. Io penso che per i Comuni sarebbe un grande incasso: una finestra in più o in meno non ti cambia un palazzo, ma per i cittadini sarebbe ritornare in possesso di un bene da mettere sul mercato”.
LA DECISIONE DELL’USB
L’Usb ha indetto lo sciopero nazionale del pubblico impiego per la giornata del 17 novembre. Il coordinamento nazionale “ha analizzato approfonditamente l’attuale fase politica. I venti di guerra che continuano a spirare con forza in tutta Europa, la strage inarrestabile di morti nei luoghi di lavoro, l’inflazione galoppante e il conseguente crollo del potere di acquisto dei salari oramai unanimemente riconosciuto, delineano uno scenario di vera e propria emergenza sociale che attraversa trasversalmente tutto il Paese. In questo scenario di guerra militare, economica e sociale, il Governo Meloni si appresta a varare una legge di bilancio che, sotto il controllo occhiuto dell’Ue, si annuncia non solo inadeguata a fornire risposte al mondo del lavoro, ma che addirittura con i paventati tagli alla sanità, alle pensioni e con una riforma fiscale iniqua e pericolosa, determinerà un aumento delle diseguaglianze sociali. Non occorre avere la sfera di cristallo per capire che nessuna risorsa verrà stanziata per il rinnovo dei contratti pubblici”.
LE PAROLE DI CORTAZZI
Come riporta cronachesalerno.it, la Segretaria della Cisl Salerno Marilina Cortazzi evidenzia che “chi approccia il tema della precarietà con ricette populistiche o con nuove leggi calate dall’alto commette un grave errore. Bisogna potenziare i canali di ingresso stabili e professionalizzanti, a partire dall’apprendistato e rendere il lavoro a termine più costoso di quello stabile, immaginando anche di alimentare un fondo per le pensioni di garanzia per giovani e donne. È una questione che va trattata sul piano dei costi. Poi bisogna dire basta con i falsi stage e tirocini, le false partita Iva, praticantati infiniti, per non parlare delle cooperative spurie. Lì si annida il fenomeno della precarietà e del lavoro sfruttato e sottopagato. Per non parlare del sommerso che coinvolge 3 milioni di persone nel nostro Paese”. La sindacalista ricorda anche le richieste della Cisl per la Legge di bilancio: “sia prorogato e reso strutturale il taglio del cuneo fiscale; siano detassate a scaglioni le tredicesime; sia azzerata la tassazione sulle retribuzioni premiali; siano rinnovati i contratti pubblici; siano rivalutate le pensioni”.
LE PAROLE DI SBARRA E FERRARI
Secondo il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, “l’inflazione è il vero nemico da battere in questa stagione, una piaga che aumenta le disuguaglianze e frena l’economia. Governo e Parti sociali devono concertare un patto che difenda e consolidi il potere d’acquisto di lavoratori e famiglie, rilanci salari e pensioni insieme a consumi e mercato interno, valorizzi la contrattazione e le relazioni industriali in senso partecipativo. Questa è la sfida da cogliere, su questo siamo pronti a fare la nostra parte”. Secondo Christian Ferrari, Segretario confederale della Cgil, invece, “per porre rimedio a questa situazione non c’è alternativa a tassare gli extra profitti e aumentare i salari, attraverso il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, compresi quelli di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici, di cui il Governo ha diretta responsabilità e sui quali non ha ancora messo un euro, e la leva fiscale (conferma decontribuzione, indicizzazione all’inflazione delle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, detassazione degli incrementi salariali nazionali)”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI SUL SISTEMA CONTRIBUTIVO
In un articolo pubblicato su lavoce.info, Antonio Maria De Rosa e Paolo Balduzzi evidenziano che “per rendere il sistema contributivo più equo, si può intervenire anche negli stadi antecedenti al calcolo del reddito pensionistico. Alcuni esempi sono la differenziazione dei tassi contributivi, che possono essere sussidiati per i redditi più bassi e quindi portare a pensioni più elevate, o dell’età di pensionamento in base alla categoria socio-economica di appartenenza, con meccanismi simili a quelli utilizzati per i lavoratori usuranti. Tuttavia, la soluzione più diretta dovrebbe riguardare la riformulazione dei coefficienti di trasformazione. In questo caso, sarebbero molteplici le opzioni da prendere in considerazione”.
LE MOSSE PER L’EQUITÀ
In primo luogo, spiegano gli autori, “bisognerebbe decidere a quali elementi collegare la discriminazione nei coefficienti. La questione è tutt’altro che banale, poiché sono numerose le caratteristiche che influenzano la longevità di un individuo. Ad esempio, bisognerebbe decidere se collegare i coefficienti a fattori ‘esogeni’, quali per esempio il genere, o a fattori ‘endogeni’, come l’area geografica, il reddito familiare, lo stato civile o il livello di istruzione. Questi ultimi dipendono in larga parte dalle scelte individuali, e la differenziazione dei coefficienti in base a questi criteri comporterebbe effetti collaterali da tenere in conto. Inoltre, la scelta non riguarderebbe solamente quali variabili selezionare, ma anche quanti coefficienti sviluppare per ognuna di esse”.
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