LE PAROLE DI ROSSI (CGIL)

In vista della festa dei lavoratori, Rossano Rossi, Segretario generale della Cgil Toscana, come riporta La Nazione, ricorda che in Italia “abbiamo i salari più bassi d’Europa, abbiamo un lavoro caratterizzato da sfruttamento e precarietà, le pensioni non reggono il passo con l’aumento del costo della vita, continuiamo ad avere medie altissime di morti sul lavoro. Una situazione inaccettabile: vogliamo perciò che siano fatte delle scelte politiche che garantiscano un futuro a questo Paese. Purtroppo questo Governo, come anche quelli precedenti, non le sta facendo. Anzi, sta andando in direzione diametralmente opposta, basti vedere la riforma del fisco varata che premia le fasce più ricche anziché le più bisognose. Vogliamo cambiare i contenuti delle decisioni del Governo al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali, serve un radicale cambio di passo a cominciare dalla tutela dei redditi dall’inflazione e dall’aumento del valore reale delle pensioni e dei salari”.



L’ATTESA PER L’INCENTIVO A RESTARE AL LAVORO

Come ricorda il Quotidiano Nazionale, manca solo il via libera della Corte dei Conti per rendere concreta la disposizione della Legge di bilancio con cui si dà la possibilità di aumentare la busta paga dei lavoratori che, pur avendo maturato i requisiti, dovessero decidere di non andare in pensione. L’importo in più dovrebbe essere pari al 9,19% dello stipendio. Va però considerato che “il lavoratore avrà una busta paga più alta per tutta la durata dell’incentivo, ma andrà in pensione con un assegno più basso”. Intanto, come riporta Adnkronos, l’assemblea dei delegati ha approvato il bilancio consuntivo 2022 dell’Enpacl, l’ente di previdenza e assistenza dei consulenti del lavoro, che si è chiuso con “ricavi per 275 milioni di euro (+6,2% rispetto al 2021), un avanzo di esercizio di oltre 100 milioni (+12,9%) e un patrimonio che supera la cifra di 1,53 miliardi di euro (+7%), tale da garantire oltre 10 volte la spesa per pensioni in essere.



L’AUMENTO DELLE PENSIONI MINIME, COSA SAPPIAMO FINORA

«Il 1° maggio faremo un Consiglio dei ministri dove ci sarà un altro sostanzioso e sostanziale aumento delle buste paga e delle pensioni più basse»: lo ha detto negli scorsi giorni il vicepremier Matteo Salvini. Mentre si attende ancora l’impianto centrale della prossima riforma pensioni – e sarà fondamentale capire quale margine di spesa rimarrà tra Def e nuovo Patto di Stabilità Ue – il “caos” attorno al Documento di Economia e Finanza ieri affossato alla Camera rischiava di mettere in difficoltà i contenuti del Dl Lavoro per il Cdm del 1 maggio.



La Premier Meloni invece ha garantito che in giornata oggi si avranno tutte le votazioni necessarie del Def così da avere mani libere e margini di spesa nei prossimi provvedimenti: in merito al rialzo delle pensioni minime, il “Corriere della Sera” ipotizza che vi sia in esame l’anticipo dell’aumento del 2,7% già calendarizzato per il 2024. L’importo sarebbe però in media da 11 euro circa, ergo non risponde all’anticipazione fatta da Salvini: «altra ipotesi è che il governo di Giorgia Meloni abbia deciso di anticipare le tempistiche anche per il nuovo adeguamento al costo della vita, come già fatto nel novembre 2022», riporta ancora il quotidiano milanese. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DEL COLLE

In un articolo pubblicato sul Mattino, Enrico Del Colle ricorda l’importanza di aumentare la massa contributiva per poter garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. Questo può avvenire “seguendo alcune direttrici principali”. La prima è quella di “limitare il più possibile le uscite anticipate, estendendo il periodo lavorativo; la seconda è quella di ampliare la base occupazionale e confrontandoci su questo aspetto con gli altri Paesi europei, osserviamo come i maggiori divari sussistano nell’occupazione femminile e in quella giovanile (siamo indietro di circa 15 punti percentuali rispetto alla media Ue). È qui che dobbiamo migliorare con riforme ad ampio raggio in grado di far crescere l’occupazione femminile e dei giovani”.

LE STRADE PER AUMENTARE LA MASSA CONTRIBUTIVA

Questo si potrebbe fare “costruendo da un lato, per le giovani donne, le condizioni economiche e sociali tali da non dover scegliere tra la maternità e la carriera” e, dall’altro, formando “i giovani con una particolare attenzione alle figure professionali che il mercato richiede; da non trascurare, inoltre, la manodopera straniera di cui abbiamo largamente bisogno, perlomeno in alcune specifiche attività. Un terzo indirizzo si può individuare nell’aumento dei salari e, quindi, dei contributi da versare, a parità di aliquota; in questo caso occorre agire nel quadro di un’efficace contrattazione decentrata in cui gli aumenti salariali sono collegati alla produttività (i nostri salari sono tra i più bassi in Europa, ma lo è anche la produttività del lavoro). Queste appaiono le operazioni possibili per rendere equo e sostenibile il sistema pensionistico”.

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