LE PAROLE DI TRIDICO

Intervistato da Tpi, Pasquale Tridico spiega che sulla riforma delle pensioni “nessuno farà nulla”, perché “abbiamo dovuto mettere 22 miliardi di integrazione dovuti in buona parte all’inflazione. E questo anche non adeguando – per scelta del Governo – tutti i trattamenti”. Il Presidente dell’Inps ricorda che “è cresciuta la spesa pensionistica ma i salari non sono indicizzati. I contributi sono minori, ma ‘pesano anche’ di meno” e che “oggi noi mandiamo in pensione i nati del 1960, che sono milione e 100mila. Ma stiamo mandando al lavoro i nati del 2000 che sono 500 mila. Quando toccherà ai nati oggi, che sono 100mila di meno, il sistema crollerà se non aumentiamo la base contributiva”. Tridico ribadisce anche che “i contributi dei migranti sono importanti per pagare le pensioni”, anche perché “i dati ci dicono che la maggior parte dei migranti questa pensione la maturano: ma poi non la prendono”.



DURIGON E LA RIFORMA PENSIONI “PER” I GIOVANI

«La riforma pensioni di Quota 41 verrà proposta entro fine della legislatura e sarà una facoltà e non un obbligo per i lavoratori»: lo ha detto il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, ripreso dai microfoni di Fanpage, in merito al futuro della legge previdenziale chiamata a sostituire la Fornero. «Con questa finanziaria siamo entrati nel meccanismo di Quota 41 con 62 anni di età, ed ora l’obiettivo é estendere Quota 41 il più possibile», ha aggiunto l’esponente della Lega da mesi ormai al lavoro per consegnare nei prossimi tempi una riforma pensioni il più ampia possibile.



«Ci sono dei lavori usuranti che non permettono di continuare a lavorare e su questo dobbiamo capire come renderlo sostenibile», ha aggiunto Durigon riprendendo quanto già sostenuto di recente dalla Ministra Calderone, «gli interventi in campo saranno contemperati con le disponoibilità di bilancio». In merito al tema dei giovani, il sottosegretario ha ribadito come la nuova riforma dovrà tenere conto proprio del prossimo futuro lavorativo: «Ai giovani dobbiamo dare un futuro diverso. Entrano tardi e che soffrono sia per un innalzamento dell’età pensionabile sia per un sistema contributivo». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI SBARRA

Luigi Sbarra ricorda l’appuntamento di sabato a Napoli per la manifestazione unitaria sindacale. “Il nostro obiettivo è convincere il governo a riannodare i fili del dialogo e del confronto con le parti sociali e con il sindacato, spiega il Segretario generale della Cisl, che poi ricorda, come riporta il sito del Diario del Lavoro, che “abbiamo costruito una nostra piattaforma, abbiamo declinato le nostre priorità e, sulla base della forza della mobilitazione, chiediamo al Governo di aprire una grande stagione di confronto e di dialogo per affrontare insieme il tema dell’inflazione che va contrastato con una nuova politica dei redditi per salvaguardare il potere di acquisto di retribuzioni, salari e pensioni, il tema del rinnovo dei contratti, dell’accelerazione dei processi di attuazione del Pnrr, della salute e della sicurezza sul luoghi di lavoro, della sanità, della non autosufficienza e di una visione nuova delle politiche industriali”.

LE PAROLE DI STALLONE (ADEPP)

Come riporta Ansa, Tiziana Stallone, vicepresidente dell’Adepp, l’Associazione degli Enti previdenziali dei professionisti, e presidente dell’Enpab (la Cassa dei biologi), ha detto che “nonostante il quadro economico caratterizzato dalla crescita dell’inflazione, lo stato di salute del mondo delle Casse private appare positivo, con un patrimonio complessivo in crescita (il valore totale, nel 2022, ha raggiunto i 108 miliardi, ndr). In tale contesto, la riduzione della pressione fiscale appare prioritaria, nell’ottica di rafforzare il potere d’acquisto delle pensioni e garantire la tutela del risparmio”. Stallone ha poi aggiunto che “la nostra sfida è quella di rispondere ad una nuova platea, demograficamente più anziana”. Intanto la Usb di Piombino, in vista delle elezioni per la Rsu della Jsw spiega che “vogliamo sicurezza sui posti di lavoro e arrivare vivi e sani alla pensione… ma a 60 anni”.

RIFORMA PENSIONI, LE STRATEGIE PER CONTENERE LA SPESA

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene spiegato che tra le strategie adottate dai Paesi che assomigliano demograficamente all’Italia per cercare di conservare l’attuale tenore di vita una volta in pensione ed evitare aumenti insostenibili della spesa sociale “ci sono il contrasto alle misure che incentivano l’uscita anticipata dal mercato del lavoro (vedi Quota 100-103) e la promozione dell’occupazione degli over 65”. Nel nostro Paese, “la riforma Fornero del 2011 prevede che l’età standard per andare in pensione sia 67 anni, ma grazie alle varie norme sull’uscita anticipata l’età effettiva resta tra i 62 e i 63 anni. I dipendenti pubblici che hanno maturato i diritti alla pensione devono obbligatoriamente uscire a 65 anni e solo alcune limitate categorie professionali (magistrati, medici, docenti) possono posticipare l’età limite a 70 anni”.

LA SCELTA DI RESTARE AL LAVORO

Quanto al settore privato, invece, “in accordo con l’azienda, si può restare al lavoro fino a 71 anni. Chi decide di posticipare la pensione deve rinunciare all’assegno, ma al momento dell’uscita ne incasserà uno più corposo non solo grazie all’aumento degli anni di contribuzione, ma anche perché si è elevato il coefficiente di trasformazione che determina l’ammontare dell’assegno. A conti fatti: una persona che nel 2023 esce dal lavoro a 65 anni e che ha accumulato 300 mila euro di contributi beneficerà di una pensione annuale di 16.056 euro. Se però va in pensione a 70 anni, con 350 mila euro di contributi avrà una pensione di 22.382 euro. In Italia, inoltre, ci sono più di 400mila pensionati che continuano a svolgere un’attività lavorativa e che “non gravano sulle finanze pubbliche perché continuano a versare i contributi allo Stato”.

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