IL CHIARIMENTO DI SALVINI
Come riporta Lapresse, Matteo Salvini ha spiegato che “non ci sarà ritorno alla Fornero, non ci sarà nessuna Quota 104”. Il leader della Lega ha anche detto di avere “piena fiducia in Giancarlo Giorgetti”. In effetti, come spiega Il Sole 24 Ore, sembra che Quota 104 possa essere accantonata per ritornare a Quota 103, anche se “con un ricalcolo contributivo dell’assegno o rendendo variabile il requisito anagrafico senza toccare la soglia dei 41 anni di anzianità contributiva”. Sembra che possa anche saltare l’anticipo della fine del blocco all’adeguamento all’aspettativa di vita per i requisiti della pensione anticipata di anzianità, mentre dovrebbe passare da 2,8 a 3 volte il trattamento minimo la soglia per il futuro assegno nel caso di pensionamento anticipato a 64 anni con il sistema contributivo pieno. Per le donne madri la soglia dovrebbe restare a 2,8 volte l’assegno sociale in presenza di un figlio e scender a 2,6 volte in caso di più figli. Intanto Cgil e Uil si preparano a scioperi strutturati su base territoriale o regionale per il mese di novembre contro la Legge di bilancio.
LE CRITICHE A SALVINI E ALLA LEGA
Le misure di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio fanno piovere critiche sulla Lega e su Matteo Salvini. “La Lega cerca riparo ma sarà impossibile trovarlo. Più che uno sforzo in più, come chiede il capogruppo Molinari, serve cancellare la proposta della super Fornero. Matteo Salvini non potrà farsi scudo neanche con il faraonico ponte di Messina di fronte ad una manovra che rende più difficile e meno conveniente la pensione di anzianità e più difficile andare in pensione per criteri di età ed anzianità lavorativa”, dice, come riporta Ansa, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Mari. “Soltanto una faccia tosta senza eguali può consentire al ministro Salvini di affermare che lui è contrario all’indurimento della legge Fornero dopo aver votato il provvedimento in Consiglio dei ministri. Ha imbrogliato milioni di italiani sapendo che la legge Fornero è lì e rimane scolpita a caratteri di fuoco”, evidenzia invece Osvaldo Napoli, membro della Segreteria nazionale di Azione.
LE PAROLE DI FURFARO
Secondo Marco Furfaro, “il ministro Salvini ormai non riesce nemmeno più a pronunciare la parola pensioni. Lo stesso che in campagna elettorale affollava i talk show e le piazze al grido di: ‘aboliremo la legge Fornero è una promessa che, costi quello che costi, porteremo fino in fondo’ ora balbetta e si nasconde”. Infatti, come riporta Ansa, il deputato del Pd ricorda che nella Legge di bilancio “non solo che non c’è traccia dell’abolizione della legge Fornero o di quota 41”, ma “il governo di Salvini restringe ancora di più i requisiti di Ape social, Opzione donna e Quota 103, ora Quota 104, per accedere a meccanismi di uscita anticipata. Sono davvero imbarazzanti e senza vergogna”. Intanto il Segretario provinciale dell’Ugl Pensionati, Alberto Urizio, come riporta forlitoday.it, evidenzia che “gli importi delle nostre pensioni ora non rappresentano un reddito, ma, appunto sono solo una restituzione che non deve essere tassata. Abbiamo già dato la nostra ‘tassa’ quando eravamo attivi nel lavoro, ora non ci venga richiesta per una seconda volta”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI DEL SUMAI ASSOPROF
Come riporta Il Sole 24 Ore, un rapporto del centro studi del Sumai Assoprof, sindacato dei medici specialisti ambulatoriali, mette in luce l’effetto che avrà il pensionamento dei medici nei prossimi anni. “Entro il 2025, facendo la somma complessiva perderemo in tutto 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; 3.674 specialisti ambulatoriali; 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 camici bianchi. Insomma, una vera e propria emorragia di dottori nel Ssn che non tiene nemmeno conto delle dimissioni volontarie – si stimano almeno 3mila medici che ogni anno si licenziano o chiedono il prepensionamento – per andare a lavorare nel privato o addirittura all’estero dove si aggiungono nuove ambite mete come i Paesi arabi dove i dottori vengono pagati a peso d’oro”.
LA PROPOSTA DI ZAIA
Il quotidiano di Confindustria ha anche intervistato su questo tema Luca Zaia e il Presidente della Regione Veneto ha evidenziato che “per tornare a un regime normale ci vogliono ancora 5-6 anni. quando vedremo arrivare i giovani medici formati e specializzati dopo l’ampliamento del numero chiuso a Medicina. La mia proposta è semplice: in caso di bandi per contratti a tempo determinato diamo priorità ai giovani, ma se non copriamo i posti facciamo lavorare chi va in pensione e vuole restare, come fosse un riservista”. Zaia spiega che già attualmente ci sono medici che vanno in pensione e chiedono di poter continuare a lavorare e, per questo, finiscono poi nel privato oppure “tornano nell’ospedale dove hanno lavorato come gettonisti”.
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