LE PAROLE DI SALVINI

Come riporta il sito del Corriere della Sera, a proposito delle misure che faranno parte della Legge di bilancio, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha detto: “Io sono convinto che gli italiani 10 anni di tempo ce li daranno. Stiamo pianificando riforma pensioni, autonomia, ponti”. Intanto, il Presidente nazionale dell’Anp-Cia Alessandro Del Carlo ha evidenziato che “servizi sociosanitari efficienti e politiche per l’invecchiamento attivo rappresentano un elemento decisivo per la tutela degli anziani, assieme a pensioni adeguate a garantire una vita dignitosa. Vale a dire assegni minimi a 780 euro; recupero dell’indicizzazione per le pensioni colpite dall’inflazione; Ape sociale agli agricoltori per andare in pensione in anticipo senza penalizzazioni; modifica di Opzione Donna oggi particolarmente punitiva; riduzione del carico fiscale sulle pensioni in un’ottica di progressività e giustizia sociale”.



LE SCELTE PER LA MANOVRA

Nel presentare i “capisaldi della Legge di bilancio” in preparazione dopo l’approvazione della Nadef, Repubblica spiega che in tema di riforma delle pensioni “saranno riconfermate le misure dell’anno scorso”, vale a dire l’Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna, anche se quest’ultima potrebbe essere riassorbita nell’Ape con un accesso ulteriormente anticipato a 61 anni. Una novità potrebbe invece arrivare “per i Millennials under 35”, attraverso “norme per cumulare la pensione pubblica con quella privata (incentivata), così da raggiungere più agevolmente i traguardi per l’uscita anticipata (64 anni) o di vecchiaia (67 anni)”. Oltre a questo, il quotidiano romano spiega che “le risorse per le pensioni sarebbero pescate tagliando ancora l’indicizzazione all’inflazione degli assegni in essere”. Per quanto riguarda le minime, invece, “sono ancora un nodo aperto. Forza Italia chiede di andare oltre la conferma dei 600 euro agli over 75”. In sintesi, “la riforma Fornero resta in vigore anche nel 2024”.



LE ATTESE PER LA MANOVRA

Il Consiglio dei ministri ha varato ieri la Nadef e, stando a quanto riporta Ansa, “per le pensioni il governo era già da tempo consapevole che non ci si sarebbe potuti spingere troppo in là, tanto che sia Forza Italia che la Lega avevano rinviato ad obiettivi di fine legislatura gli interventi più costosi. Si punta quindi ad innalzare le minime, a prorogare Quota 103 e l’Ape sociale per i lavoratori disagiati, integrandola con un’Ape donna e con un aiuto per i giovani che potranno usare la previdenza integrativa per uscire dal lavoro a 64 anni. Un pacchetto che peserà solo per 1-2 miliardi. Esclusa quindi la costosa (4 miliardi) rivalutazione degli assegni”. Il Sole 24 Ore conferma che la previdenza “sembra destinata a subire una nuova sforbiciata alla rivalutazione degli assegni per le fasce più ‘ricche’. Non a caso il ministro Giancarlo Giorgetti non ha citato le pensioni tra le priorità su cui concentrare la dote della manovra”.



LE PAROLE DI SBARRA

In attesa di conoscere il contenuto della Nadef, Luigi Sbarra ricorda che “per noi ci sono tre grandi priorità: accelerare un sistema di investimenti pubblici e privati per garantire lavoro stabile, rafforzare i redditi per far fronte al caro vita, avere una legge di stabilità che assicuri la proroga strutturale del taglio del cuneo contributivo”. Come riporta Lapresse, il Segretario generale della Cisl ritiene importante anche “affrontare il tema dell’inflazione e del caro vita rafforzando i redditi delle famiglie e dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”. Secondo Sbarra si tratta di fare “una vera politica dei redditi che aumenti retribuzioni, metta sotto controllo prezzi e tariffe, argini la speculazione e si ponga l’obiettivo di un accordo trilaterale”, ma servirà anche “assicurare la piena indicizzazione delle pensioni”. Per Sbarra si deve, infine, “rafforzare la famiglia sostenendo l’assegno unico e i congedi parentali e poi serve un potente investimento sulla sanità, rilanciando il sistema sanitario pubblico soprattutto sulla medicina territoriale di prossimità”.

RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELLA CUB

La Confederazione unitaria di base ricorda che con gli attuali livelli di inflazione “si profila una grande perdita di potere d’acquisto per i salari e per le pensioni. Viene eroso il valore reale di salari e stipendi, perché la scala mobile non esiste più, i rinnovi contrattuali sono lenti, gli aumenti scaglionati nel tempo, il parametro utilizzato (IPCA depurato dal rincaro dei beni energetici) è obsoleto e inutile. Il tempo passa ma le bollette salgono, così come il prezzo di tutta la spesa alimentare, dei trasporti, delle tasse scolastiche, dei consumi primari. Per le pensioni vale lo stesso discorso: la perequazione per adeguarle all’andamento dei prezzi, scattata a fine anno, è solo parziale e non proporzionale. Difende poco le pensioni più basse e per nulla le pensioni medio-alte. Nel biennio 2023-24 il governo risparmia 17 miliardi”.

LA PERDITA DI POTERE D’ACQUISTO

La Cub evidenzia anche che “per le famiglie più povere si taglia anche il Reddito di Cittadinanza, per costringere lavoratori e lavoratrici ad accettare qualunque condizione salariale e occupazionale per poter sopravvivere: il decreto del 4 maggio aumenta le possibilità padronali di sfruttare i precari con contratti stagionali e a termine. Manodopera usa e getta, come due secoli fa. Invece di investire sui servizi alla popolazione, il governo investe sulla guerra e sulle spese militari. Il continuo e ripetuto invio di armi all’Ucraina, per compiacere la Nato, gli Usa, l’Unione Europea, prolunga il conflitto, la distruzione del Paese aggredito, la perdita di vite umane. Invece di imporre ai contendenti negoziati di pace, l’alleanza di cui fa parte l’Italia arma l’Ucraina per disgregare la Russia. Sullo sfondo già si pregustano le commesse per la ricostruzione”.

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