In merito alla riforma pensioni 2023 il governo Meloni ha le idee chiare soltanto su pochi punti. Dopo l’incontro del 27 febbraio scorso infatti l non si è giunto a nulla di nuovo, ma l’ipotesi di una riforma pensioni con quota 41 universale senza il limite dell’età anagrafica ha ricevuto critiche anche sulla base di alcune analisi dei dati formulate da software di aziende private.



Riforma pensioni 2023: perché è necessario il fondo integrativo

Infatti un lavoratore che ha cominciato a lavorare da un anno e che a 25 anni di età, potrebbe accedere alla pensione anticipata all’età di 70 anni ma soltanto a patto che abbia almeno 46 anni e 4 mesi di contributi. Insomma, quale che sa la riforma pensioni 2023 a cui riuscisse ad approdare il governo meloni e il ministro calderone, sicuramente non sarà l’ultima perché quota 41 universale non risolverà i problemi dell’Italia e dei lavoratori. Bisognerà necessariamente tornare su una riforma pensioni dopo il 2030, così come ha detto Anche l’ex ministro Elsa Fornero.



Dal 2030 infatti sarà attiva al 100%, il sistema contributivo. Sarà soltanto allora che potrà essere messa a punto una riforma pensioni degna di questo nome. Per adesso invece l’unica soluzione al grave problema sociale che si presenterà fra 40 anni o forse anche meno, sarà il fatto che i lavoratori dovranno necessariamente accedere alla pensione tardissimo e per questo dovranno accedere ad un meccanismo di fondi integrativi.

Riforma pensioni 2023: come scegliere un fondo integrativo

Ma come fare per scegliere il giusto fondo integrativo? Sono stati gli esperti di Money farm a decidere in che modo è possibile scegliere un gestore affidabile in modo da offrire le giuste garanzie in relazione all’investimento impiegato per la propria vita. Inoltre bisognerà valutare le prestazioni di quel fondo pensionistico, quindi bisognerà capire anche la storia dell’azienda in cui si investe. Molto spesso non è un lavoro da poco, bisogna avere persone che hanno studiato per comprendere quali sono i metodi di valutazione di un’azienda finanziaria. Quindi è bene diversificare il portafoglio, scegliendo investimenti diversi. Esistono infatti dei lavoratori che non hanno un solo fondo pensione ma hanno deciso di investire letteralmente sulla propria pensione.



Ad esempio per scegliere il fondo pensione giusto, in relazione ai fondi pensionistici integrati, bisogna analizzare alcuni fattori come quelli sintetizzati dagli esperti di Moneyfarm.

Nel 2022 sono stati oltre 9 milioni i cittadini che hanno stipulato un fondo pensionistico, per una crescita di 4 punti percentuali rispetto al 2021. Sono dati resi noti dal Covip, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, che sottolinea in particolar modo l’aumento delle posizioni nei fondi negoziali: “alla crescita delle posizioni hanno contribuito, oltreché i fondi per i quali già da tempo sono state attivate le adesioni contrattuali, ossia quelle che iscrivono automaticamente i nuovi assunti di diversi settori per effetto del versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro, anche il fondo rivolto al pubblico impiego, per il quale è stata attivata l’adesione attraverso il cosiddetto silenzio-assenso per tutti i lavoratori neo assunti a partire da una determinata data”.