PENSIONI DONNE, IL GOVERNO STUDIA L’USCITA A 63 ANNI

Non è nulla di deciso ancora ma resta aperta l’ipotesi per la riforma pensioni legata alle sole lavoratrici donne ideata dal Governo: dopo l’assorbimento di Opzione Donna in Manovra, si studiano le misure per poter avere una flessibilità maggiore in uscita. Come riporta il focus di SkyTG24 l’idea sarebbe quella di consentire alle donne l’accesso all’indennità di accompagnamento alla pensione di vecchiaia intorno ai 63 anni.



Una soglia che si vuole però renderla “mobile” immaginando l’eventuale abbassamento di 1-2 anni per alcune categorie specifiche. Ulteriore ipotesi invece è quella di alleggerire l’anzianità contributiva richiesta: per le lavoratrici, secondo quanto prospettato da Palazzo Chigi, si dovrebbe aggirare tale soglie sui 35 anni. Quest’ultima misura non convince appieno in quanto il Governo vorrebbe rendere mobile soltanto il fattore anagrafico. (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI, LE NOVITÀ NASCOSTE NELLA MANOVRA

Come riporta Il Corriere della Sera, tra le misure di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio vi è l’aumento della soglia minima di importo dell’assegno pensionistico futuro per quanti intendono, con il sistema contributivo pieno, andare in pensione a 64 anni. Tale soglia è ora fissata a 2,8 volte l’assegno sociale, ma verrà portata a 3,3 volte. Previsto anche l’innalzamento di 5 mesi (a 63 anni e 5 mesi) del requisito anagrafico per accedere all’Ape social, che quindi potrebbe restare in vigore e non essere completamente cancellata come inizialmente ipotizzato. Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, al Quotidiano Nazionale ha spiegato che “per quanto riguarda le pensioni, è una questione di soldi, si fa quello che si può”. Intanto, come ricorda La Stampa, con le pensioni di dicembre arriverà il conguaglio anticipato per gli assegni in essere, con un importo che va “da oltre 200 euro in più per i redditi bassi fino ai 170 per i pensionati d’oro”.



L’ANALISI DELLA UIL NORD TOSCANA

Come riporta lagazzettadelserchio.it, la Uil area nord Toscana evidenzia che il Governo “non ascolta le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali, tergiversa sulla piattaforma che abbiamo già proposto in maniera unitaria con Cgil e Cisl più e più volte su salari, pensioni, sanità e fisco, non si confronta e non ascolta nulla su evasione fiscale, tassazione, tredicesime e salario. Se continua a fare orecchie da mercante saremo costretti a prenderne atto e agire di conseguenza”. Antonio Tajani, intanto, come riporta Ansa, fa sapere che Forza Italia si sta “battendo anche in questa finanziaria per fare in modo che si possano sempre più adeguare le pensioni e il capogruppo alla Camera Barelli si è impegnato in maniera spasmodica in questi giorni tirando per la giacchetta anche il ministro Giorgetti”. Il Segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, fa invece sapere che “davanti a risorse limitate e alle difficoltà di una crisi che rischia di appesantirsi alla luce degli accadimenti in Medio Oriente, apprezziamo la volontà del Governo di destinare risorse al sostegno a redditi e pensioni più basse, famiglie e sistema produttivo”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FORESI

Anna Maria Foresi, Segretaria nazionale della Fnp-Cisl, evidenzia che “le pensioni non debbono essere il barile che lo Stato raschia tutte le volte che deve fare quadrare i conti. Ci sono  altre vie per raggiungere gli stessi risultati senza penalizzare i pensionati e dare nel contempo  segnali di giustizia ed efficienza gestionale: ridurre i livelli altissimi di elusione fiscale”. La sindacalista sottolinea anche che a furia di intervenire sugli assegni in essere, dal 1990 a oggi il potere d’acquisto degli over 65 si è ridotto del 30%. Bisognerebbe invece “ridurre i livelli altissimi di elusione fiscale. Sarebbe uno splendido segnale di efficienza da parte di chi governa e di giustizia  per  pensionati e lavoratori. La Fnp si sta impegnando al massimo per la tutela delle pensioni”.

L’ANALISI DELLA FNP DI BERGAMO

Restando in casa Fnp-Cisl, Italia Oggi riporta i risultati di un’analisi compiuta dalla Fnp di Bergamo da cui emerge che “gli assegni che l’ente previdenziale stacca verso i 60enni che sono andati in pensione quest’anno pesano mediamente 217 euro in meno ogni mese rispetto alla prestazione del 2018, oltre 2.800 euro in meno all’anno”. Il Segretario della Fn- Cisl di Bergamo, Roberto Corona. Spiega che quest’anno la nostra consueta analisi ha rinforzato le nostre preoccupazioni per le problematiche riscontrate per i valori delle pensioni. Prima dei 60 anni le pensioni vengono compresse, perché il contributivo sta spingendo sempre più verso il basso. Rispetto a cinque anni fa la riduzione diventa veramente tragica: quasi due mensilità all’anno vengono perse”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI