LE DICHIARAZIONI DI AMBROGIO (FDI)

Durante la discussione in aula sulla Nadef, Paola Ambrogio, Senatrice di Fratelli d’Italia, ha spiegato che sono state riviste “le previsioni economico finanziarie con prudenza, serietà ed in maniera realistica, senza usare il metadone di stato utilizzato dai Governi del passato. Il Governo, infatti, è intervenuto per dare risposte concrete nonostante i tanti fattori negativi interni ed esterni che hanno condizionato negativamente questo documento e che erano assolutamente evitabili”. Ambrogio ha evidenziato l’importante lavoro svolto dall’Esecutivo, “a partire dagli spazi generati dallo scostamento di bilancio di 3,2 miliardi che verrà utilizzato per i trattamenti pensionistici, per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione e per la gestione dei flussi migratori. Poi la conferma del taglio al cuneo fiscale, che aumenterà il potere d’acquisto delle famiglie e ridurrà i costi delle imprese. O ancora, le azioni volte a calmierare i prezzi e il sostegno alla crescita grazie a una efficace revisione del Pnrr”.



I TAGLI IN MANOVRA E LE RIDOTTE RISORSE PER LA RIFORMA PENSIONI

Nella sua audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Nadef – e in vista dello sbarco in CdM della Manovra 2024 lunedì prossimo 16 ottobre – il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha indicato la riforma delle pensioni tra i 4 “capisaldi” della prossima Finanziaria. Taglio del cuneo fiscale, riforma Irpef, incentivi alla natalità e rinnovo contratti PA: la riforma che avrebbe dovuto cancellare la legge Fornero non ci sarà al momento, ma non è una novità.



Il Governo Meloni ha fissato nel progetto di legislatura la piena cancellazione della riforma Fornero virando verso una Quota 41 “ad hoc” che garantisca anche le altre uscite anticipate già presenti (Ape Social, Opzione Donna, etc.). Quello però che Giorgetti aveva già fatto intendere è che non vi saranno risorse “in più” per i capitoli di spesa, dunque pensioni comprese. Oltre alla rivalutazione degli assegni e alla proroga della Quota 103 al momento non sembra esserci spazio sufficiente per ampliare il pacchetto pensioni: si attende però il CdM del 16 per capire cosa realmente sarà inserito nel Documento Programmatico di Bilancio che andrà poi spedito a Bruxelles per illustrare tutti i contenuti della Manovra. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI SBARRA

Nel corso dell’Assemblea organizzativa della Cisl Veneto, Luigi Sbarra ha detto che“occorre un accordo triangolare Governo-imprese-sindacati per controllare prezzi e tariffe, arginare la speculazione, impegnarsi al rinnovo dei contratti, preservare il potere d’acquisto di salari e pensioni: questo è quello che la Cisl propone da mesi. Bisogna confermare la riduzione del cuneo per il 2024, ridurre le tasse sui redditi medi e popolari, detassare le tredicesime a scaglioni, rinnovare i contratti pubblici, rivalutare le pensioni, azzerare il prelievo sulla contrattazione decentrata, investire sulla sanità pubblica”. Il Segretario generale della Cisl ha anche ricordato che sabato il sindacato presenterà ai cittadini la proposta proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, “la vera riforma istituzionale che serve al Paese per alzare i salari, far contare di più i lavoratori sulle decisioni, redistribuire equamente la ricchezza”.

LE PAROLE DI FOTI

Tommaso Foti, come riporta Adnkronos, ricorda che “il tema pensioni è molto dibattuto, questo è indubbio, vi sono state anche alcune riforme a riguardo. Noi dobbiamo tener presente che oggi il sistema pensionistico è assommato, nella sua gestione di spesa, all’assistenza. Ne consegue che previdenza e assistenza sono un’unica voce, che, invece, andrebbe distinta per riuscire a comprendere bene quale sia il peso delle due componenti”. Il Presidente del Gruppo Fratelli d’Italia alla Camera evidenzia anche che “sulla previdenza stanno pesando alcuni fattori, alcuni dei quali molto difficili da contestare la denatalità, l’aumento dell’età media della vita e anche una minore contribuzione rispetto al passato” ed “è evidente che in questo combinato disposto non possiamo dimenticare che in ragione dei fenomeni inflattivi e della perdita di valore di quelle che erano le vecchie pensioni ci voglia un riequilibrio, che pensiamo di poter attuare nel corso della legislatura”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI PARDO

Rispetto a un nuovo possibile intervento di riduzione delle indicizzazione delle pensioni, Gianni Pardo, in un articolo su Italia Oggi, spiega che “molti pensionati attuali non hanno pagato i necessari contributi per la pensione che incassano. Perché non era previsto che fossero vivi per incassarla. Dunque il ridimensionamento delle pensioni non sarebbe un’ingiustizia, ma la conseguenza di un cambiamento delle condizioni in cui si adempie il contratto. Come prevede l’art.1664 del Codice Civile. Naturalmente, a fronte di questa necessità, ce ne sono due: la prima, la validità del contratto, a prescindere dalle condizioni di fatto susseguenti; la seconda, che i grandi vecchi, anche se si trovano a fruire di vantaggi per i quali non hanno pagato, non per questo devono morire di fame”.

LO SCONTRO SUL TAGLIO ALLE INDICIZZAZIONI

Pardo ricorda anche che “i grandi vecchi pensano solo a mangiare e alla salute, e spesso non hanno altre spese. Dunque, salvo avere una pensione minima, se rinunciassero al 5% di ciò che incassano, non morirebbero mica. Un’altra ragione a favore dei vegliardi tuttavia c’è: lo Stato, nel corso dei decenni, ha fatto tante di quelle spese folli, ha contratto tanti di quei debiti astronomici, arrivando al punto di inventare il Reddito di cittadinanza per chi non aveva voglia di lavorare, che non ha titolo, neppure in forza di semplici ragionamenti attuariali, di falcidiare le pensioni dei vecchi. Si occupi delle nuove pensioni, se vuole, ma lasci in pace chi ha una previsione di vita insignificante. E presto farà a tutti la cortesia di togliersi di torno”.

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