I REQUISITI INVARIATI PER LE PENSIONI
La Cisl ricorda che “sulla Gazzetta Ufficiale n. 243 del 17 ottobre 2023 è stato pubblicato il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanza del 18 luglio 2023 con il quale si stabilisce che il requisito per l’accesso alle prestazioni pensionistiche soggette alla variazione per aspettativa di vita dal 1° gennaio 2025 non sarà variato”. Questo vuol dire che “anche nel biennio 2025-2026: l’età per la pensione di vecchiaia sarà pari a 67 anni; il requisito contributivo per la pensione anticipata ordinaria sarà pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne; il requisito contributivo per la pensione precoci sarà di 41 anni come già previsto da precedente normativa; per la pensione in totalizzazione, il requisito anagrafico per la vecchiaia rimane 66 anni e quello contributivo per la pensione anticipata 41 anni; il requisito anagrafico per la pensione anticipata per i contributivi puri rimarrà pari a 64 anni; non subiscono variazioni i requisiti per l’accesso alla pensione usuranti”.
PENSIONI, LE DICHIARAZIONI DAL PD
Come riporta goldwebtv.it, il deputato del Pd Stefano Graziano spiega che è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno “che prevede una revisione delle pensioni dei militari, che con il contributivo rischiano di avere delle pensioni da fame. Il nostro odg prevede delle modifiche del coefficiente di trasformazione applicabile alle pensioni ‘per vecchiaia’ in modo da renderle più eque e aderenti agli attuali limiti di legge. In pratica andiamo ad intervenire con una norma di equità contributiva, disponendo l’equiparazione al coefficiente di trasformazione previsto per il pubblico impiego al momento dell’accesso al pensionamento per limiti di età”. La sua collega di partito Debora Seracchiani, come riporta Ansa, attacca invece il Governo: “Lo abbiamo detto dal primo momento che fare cassa sulle pensioni e su persone che hanno lavorato una vita e fatto sacrifici era un errore e un’ingiustizia. Ora Giorgia Meloni annuncia il solito mezzo passo indietro, ma a questo punto non basta: dovete abrogare tutta la manovra nella parte relativa alle pensioni. Non sappiamo quando né come lo farete, ma state certi che vigileremo”.
LE PAROLE DI MELONI
Oltre a garantire che la norma sulle pensioni dei medici verrà rivista, Giorgia Meloni, durante il question time al Senato di ieri, rispondendo all’interrogazione del Pd relativa alle scelte di riforma delle pensioni, ha spiegato, come riporta Il Sole 24 Ore, che, “a differenza di quanto fatto finora, noi sappiamo che questa Nazione ha bisogno sul tema delle pensioni di un intervento strutturale e non di misure estemporanee e, infatti, tra i nostri obiettivi c’è anche quello di procedere nell’arco della legislatura a una riforma adeguata, strutturale, per dare ai cittadini le certezze dovute sul diritto di accesso alla pensione, secondo il principio di equità tra i lavoratori e tra le generazioni”. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, come riporta Ansa, con riferimento alle modifiche alla norma sui medici ha spiegato che “stiamo lavorando per trovare una soluzione che incentivi a rimanere a lavorare in un settore in un settore in cui purtroppo siamo carenti di personale a causa di anni di carenza di subentro”.
LA POSIZIONE DELLA CGIL
Oggi è giornata di sciopero e mobilitazione per Cgil e Uil. Come riporta lapiazzaweb.it, Nicoletta Biancardi, Segretaria generale dello Spi-Cgil di Rovigo e del Veneto, spiega che “il Governo è riuscito a peggiorare la legge Fornero. Non ci sono risposte per giovani, donne e pensionati: si sposta il traguardo pensionistico per tutti, continuando a fare cassa sulla previdenza. Il taglio alle pensioni contributive potrebbe essere addirittura del 40 per cento e sicuramente arriverà a raggiungere il 30 per cento. Il governo sta usando pensioni e pensionati alla stregua di un bancomat; invece, questi restituiscono molto in termini di welfare sociale, essendo spesso impegnati in attività di volontariato e nella cura dei nipoti. Viene confermato il taglio all’indicizzazione delle pensioni effettuato lo scorso anno oltre quattro volte il trattamento minimo, che si sommerà a quello del 2024”. Senza dimenticare le modifiche peggiorative di Ape social, Opzione donna e Quota 103.
RIFORMA PENSIONI, IL GAP CHE PESA SULLE DONNE
In un articolo pubblicato su collettiva.it viene ricordato che in Europa la differenza salariale tra uomini e donne, a parità di mansioni e ore lavorate, si attesta al 13%, mentre in Italia si aggira intorno all’11%. “Perché questa differenza? Per stereotipi duri a morire, per pregiudizi che occorre sconfiggere. Nell’industria, ad esempio, a parità di inquadramento il salario dei metalmeccanici è più alto di quello dei tessili: tra i primi sono di più gli uomini, tra i secondi le donne sono in maggioranza ed il gioco è fatto. Insomma, le professioni a predominanza di manodopera femminile hanno mediamente una retribuzione più bassa. Ovviamente questo differenziale si ripercuote anche sulle pensioni, ma moltiplicato per due, perché le donne hanno una permanenza nel mondo del lavoro più frammentata, soprattutto se hanno figli”.
LA POSIZIONE DELLA CGIL DI PISA
Infatti, “l’ultimo rapporto dell’Inps (appena pubblicato) fissa al 38% la differenza degli assegni tra pensionate e pensionati”. A proposito di Inps, dai dati relativi al 2022 emerge che i pensionati stranieri sono 304.510, con una pensione media annua pari a 10.644,10 euro: il 50,4% ha prestazione assistenziale”. Intanto la Cgil di Pisa, come riporta l’edizione locale della Nazione, si prepara alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne e segnala che “piuttosto che soffermarci solo sull’inasprimento delle pene, o a stilare vademecum ad uso delle donne su come difendersi dalla violenza, dovremmo rivendicare forte e chiaro il diritto delle donne ad essere considerate pari nei diritti, ad avere salari e pensioni uguali a quelli degli uomini, a condividere con loro la genitorialità”.
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