L’ANALISI DI CAZZOLA
In un articolo pubblicato sul Diario del lavoro, Giuliano Cazzola spiega che “il Governo Meloni non ha esitato a ‘fare cassa’ nell’unico modo che garantisce maggiori entrate o risparmi di spesa pensionistica: la manipolazione della perequazione automatica del trattamenti in ragione dell’incremento del costo della vita”, “con l’obiettivo di compensare, con la minore spesa per la perequazione, quella maggiore per quota 103. Che l’operazione (a cui si aggiunge una drastica riduzione dei possibili accessi ad opzione donna) abbia un minimo di equità è molto dubbio stando agli stessi dati della Relazione tecnica. Per consentire a 41 mila lavoratori di usufruire della ‘pensione anticipata flessibile’ si è manomessa per due anni la perequazione automatica di 3,3 milioni di pensionati. Inoltre, quelli che usufruiranno di questa nuova prestazione sperimentale solo per l’anno in corso, incapperanno in gran parte, per due anni, nelle misure di ridefinizione della perequazione automatica. La copertura integrale è infatti prevista fino a 2.100 euro mensili lordi ovvero circa 1.700 netti. In sostanza contribuiranno a ‘pagarsi’ le pensione flessibile”.
LE PAROLE DI BALDINI
Luigi Baldini, Segretario generale dello Spi-Cgil di Piacenza, durante un’intervista a Radio Sound, come riporta piacenza24.eu, ha spiegato che “per la prima volta da quando sono tornato a Piacenza 8 anni fa sono cominciate ad arrivare persone a chiederci aiuti economici. Non era mai successo. Quello che sta arrivando è un dramma vero, perché mediamente le pensioni hanno un valore lordo di 1.200 euro al mese, quindi in tasca al netto rimangono circa 900 euro. Se gli anziani perdono 90 euro al mese di possibilità di acquisto non so come faranno. In particolare pensando chi già adesso deve scegliere se mangiare o pagare riscaldamento ed energia elettrica”. Il sindacalista ha spiegato che “stiamo cercando di mobilitare gli enti locali perché sarà una situazione drammatica. E ricordiamo che sto parlando di anziani in buona salute, se poi ci sono anche dei problemi di sanità possiamo immaginare dove rischiamo di finire. Un problema enorme, non solo gli anziani, ma anche per le loro famiglie”.
I GAP NEGLI IMPORTI DELLE PENSIONI
Il Resto del Carlino riporta dati relativi alle pensioni erogate in Emilia-Romagna: “L’importo medio per la pensione di vecchiaia si aggira intorno ai soli 1120 euro netti. Per quanto riguarda invece le pensioni di invalidità, la cifra scende fino ai 760 euro circa, e arriva a 550 per quanto riguarda l’importo medio delle pensioni superstiti. A incrinare ulteriormente lo scenario è il grande divario tra uomini e donne, con un significativo differenziale a favore dei primi, laddove l’importo medio risulta superiore di 633 euro lordi nelle pensioni di vecchiaia e di 367 euro lordi nelle pensioni di invalidità-inabilità. L’unica eccezione si riscontra nelle pensioni ai superstiti, dove, in media, 280 euro lordi di differenza sono a favore delle donne. Parallelamente, però, risulta significativo anche il gap tra settori privati e pubblici, che ammonta a circa 600 euro lordi di differenza a favore del secondo per le pensioni di vecchiaia”.
L’IMPORTANZA DELLA BUONA OCCUPAZIONE
Intervistato da targatocn.it, Piertomaso Bergesio, neo Segretario generale della Cgil di Cuneo, spiega che “molti non si rendono conto della crisi che stiamo vivendo. Il sussidio per chi è in una situazione di povertà è una misura importante ed esiste in tutta Europa. Ma una persona si sente vicina a una comunità solamente quando contribuisce con il proprio lavoro”. Solo che “va creata buona occupazione”, perché “se lavoro otto ore al giorno tutti i giorni della settimana lo stipendio non può essere simile a un sussidio. La soluzione è aumentare i salari, i nostri sono tra i più bassi dei paesi sviluppati d’Europa”. Aumentare i salari sarebbe d’aiuto anche sul fronte previdenziale, perché “se non si crea buon lavoro, non riesci ad alimentare il sistema pensionistico. Versi pochi contributi e le pensioni restano basse. Un ciclo negativo che alla lunga rischia di creare tensioni sociali e si mette in crisi anche il concetto stesso di democrazia”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MAZZARELLA
In un articolo pubblicato su Avvenire, Eugenio Mazzarella spiega che “dalla Riforma Fornero in poi è un braccio di ferro con la realtà sullo smontaggio, variamente motivato a destra e a sinistra, di una delle poche riforme di struttura fatte in Italia”, che ha “il merito di declinare il ‘principio di sostenibilità’ anche nel nostro regime pensionistico. E questo non pensando solo ai conti pubblici, in profondo rosso, ma anche e soprattutto alle prossime generazioni, che rischiano di non averla propria la pensione, o di riceverne una caricatura”. Quindi, “si stenta francamente a capire l’accanimento della politica ad avviare al suicidio assistito il sistema pensionistico italiano, aprendo la strada all’ennesimo smantellamento di un caposaldo di un welfare universalistico”.
IL PUNTO SU OPZIONE DONNA
Per Mazzarella, “una riflessione la merita anche la questione dell’‘opzione donna’, dove il favor, al di là di altre condizioni di cura da considerare, per il numero dei figli rappresenterebbe una ‘discriminazione’ delle donne senza figli. Obiezione davvero insostenibile. È credibile che abbiano la stessa ‘usura’ esistenziale – prendiamo il lessico dai lavori usuranti e dal giusto favor che devono avere in un regime pensionistico sensato – le donne che hanno cresciuto uno o più figli e chi di figli non ne abbia avuto o voluto? È un insulto al buon senso, alla vita concreta delle donne, e peggio un ulteriore ‘buco’ nelle politiche necessarissime di sostegno alla natalità. Restano domande che hanno in sé la risposta”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.