LE PAROLE DI CALDERONE
A margine della presentazione della relazione annuale dell’Inail, Marina Calderone, come riporta Ansa, ha spiegato che sul tema della riforma delle pensioni “stiamo ultimando le riflessioni in vista della manovra. Stiamo facendo delle valutazioni, anche con il Mef in considerazione di quelle che sono le disponibilità. Ci saranno degli interventi, li presenteremo non appena saranno conclusi l’analisi e il confronto anche con il ministero dell’Economia e delle finanze”. La ministra del Lavoro ha anche ricordato che le parti sociali “sono state incontrate ad una serie di tavoli tecnici e altri incontri”. Intanto Paolo Barelli, Presidente dei deputati di Forza Italia, come riporta Adnkronos, ha evidenziato che “la crisi economica mondiale purtroppo si riverbera anche sul nostro Paese e nella prossima legge di bilancio dovremo avere una grande attenzione verso i conti dello Stato, ma anche sul mantenimento del taglio del cuneo fiscale per gli stipendi più bassi e un incremento per le pensioni minime”.
IL CONGUAGLIO ANTICIPATO NELLA MANOVRA: LE NOVITÀ SULLA RIFORMA PENSIONI
All’interno della Nadef approvata dal Governo Meloni emergono alcuni dettagli in merito alla costruzione della prossima riforma pensioni 2023-2024, in attesa di capire se la proroga di Quota 103 e il rinnovo con modifiche della Quota 84 per le donne potranno avere subito conferma nella Manovra di Bilancio.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella Nadef ha scritto nero su bianco la richiesta di autorizzazione per fare 23,5 miliardi di extradeficit in 3 anni, di cui una parte – circa 3,2 miliardi – dovrebbe essere utilizzata per l’approvazione di un decreto legge specifico nel quale ricadrà – tra le altre cose – l’anticipo del conguaglio delle pensioni in programma normalmente a gennaio dell’anno successivo. Spiega il Sole 24 ore illustrando le novità della Nadef, «le pensioni sono state adeguate ad inizio anno all’andamento dell’inflazione. Ma la rivalutazione è stata effettuata su un tasso provvisorio. Il 7,3% applicato, infatti, è il valore medio dell’inflazione calcolato a novembre, mentre quello di fine 2022, reso noto successivamente dall’Istat, è risultato leggermente più alto, pari all’8,1%». Quello 0,8% mancante viene “recuperato” dalla normativa per il conguaglio della rivalutazione a gennaio dell’anno successivo. Come già fatto dal Governo Draghi, l’esecutivo di Giorgia Meloni è orientato ad anticipare il conguaglio a novembre 2023, mentre lo scorso anno scattò ad ottobre: l’ufficialità dovrebbe arrivare la prossima settimana con l’approvazione di un decreto ad hoc in Consiglio dei Ministri. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI GIORGETTI
Nel corso di un convegno organizzato dall’Ania, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ieri ha ricordato che “oggi, in Italia, ogni occupato finanzia la spesa pubblica per pensioni, sanità e assistenza con una quota pari al 64% del Pil pro capite. Il valore corrispondente per un occupato tedesco è di circa venti punti percentuali più basso. Gli andamenti demografici porteranno rapidamente questo valore oltre il 70%. Il peso del welfare anziano del primo pilastro pubblico è il convitato di pietra di ogni proposta di riduzione strutturale del cuneo contributivo, con ovvie conseguenze negative sulla produttività del lavoro, sull’accumulazione di capitale, sulla crescita economica. Serve, allora, fare ciò che non è stato fatto sino a oggi: rafforzare, specie per le nuove generazioni, la partecipazione al secondo e al terzo pilastro, incentivando la diffusione di prodotti che combinino la componente a capitalizzazione reale con quella assicurativa e incorporare i rischi di longevity”.
L’ANALISI DI CAZZOLA
In un articolo pubblicato su Formiche.net, Giuliano Cazzola evidenzia che “per ridurre la spesa o racimolare entrate (che possono essere anche importanti) le leggi di bilancio provvedono a manipolare la scala delle rivalutazioni. In questo modo il minor costo della rivalutazione prevista diventa un’entrata. L’intervento più invasivo si effettua di solito salvaguardando la perequazione al 100% fino ad un predefinito multiplo del trattamento minimo, rimodulando a salire l’aliquota o addirittura sospendendone l’applicazione per un certo numero di anni. Con questo giochino i governi tappano altri buchi quasi sempre a favore dei pensionandi. Il bello è che nessuno protesta. È sufficiente che il governo affermi di aver tutelato le pensioni più basse a scapito di quelle d’oro, per poter fare la figura del giustiziere. La caccia al pensionato benestante è diventata prassi talmente diffusa e ripetuta che neppure i soggetti colpiti dai tagli (ripetuti in vario modo tutti gli anni) non si azzardano nemmeno a protestare per timore di essere zittiti e vilipesi, sottoposti al comune ludibrio per aver osato difendere un privilegio”.
RIFORMA PENSIONI, LE RACCOMANDAZIONI OCSE
Come sottolinea Confesercenti, l’Ocse, nel rapporto “Economic Policy Reforms 2023 – Going for Growth”, sottolinea la necessità per il nostro Paese di varare riforme “per sbloccare il potenziale dell’economia”, perché “i tassi di partecipazione e occupazione rimangono bassi rispetto agli altri Paesi Ocse, in particolare nel Sud del Paese e tra le donne”. Per rilanciare la propria economia, l’Italia dovrebbe “promuovere la concorrenza, soprattutto nei servizi, garantendo la piena e rapida attuazione della riforma della concorrenza approvata nel 2022”. Inoltre, il nostro Paese dovrebbe anche “restringere i requisiti per il pensionamento anticipato per aumentare la partecipazione alla forza lavoro e migliorare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico”.
IL DIRITTO ALLA PENSIONE SUPPLEMENTARE
Intanto il patronato Acli ricorda che “il diritto alla pensione supplementare nasce quando un lavoratore ha versato per dei brevi periodi in gestioni differenti dalla principale senza raggiungere diritto a pensione. La pensione supplementare è “una prestazione erogata dall’Inps a domanda e, affinché possa essere richiesta, prevede il possesso di determinati requisiti, ovvero: essere in possesso dell’età anagrafica prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia (67 anni nel 2023); essere già titolare di una pensione ‘principale’, e quindi interruzione del rapporto lavorativo; Avere almeno un contributo settimanale all’interno della gestione nella quale viene richiesta la pensione supplementare”.
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