RIFORMA PENSIONI, IL NODO DI OPZIONE DONNA

Secondo quanto riporta Teleborsa, l’idea del Governo sulla riforma delle pensioni “è quella di definire le linee guida della nuova riforma entro l’estate con l’obiettivo di avviare gradualmente il percorso per superare (almeno in parte) la legge Fornero a partire dall’inizio del 2024. I sindacati chiedono però di inserire un primo segnale sulla nuova rotta pensionistica già nel Documento di economia e finanza (Def) che dovrà essere presentato ad aprile. C’è de capire se dopo lo slittamento al 13 febbraio del round inizialmente fissato l’8 febbraio ci sarà un’accelerazione del tavolo. Cgil, Cisl e Uil si attendono infatti una risposta sull’allentamento della stretta su Opzione donna impressa dall’ultima legge di bilancio”.



I CONTI CHE NON AIUTANO

A quanto evidenziato anche dal Sole 24 Ore, alla ministra del Lavoro non dispiacerebbe tornare “allo schema del 2022 con una proroga dei vecchi requisiti: 58 anni (59 per le ‘autonome’) e 35 anni di versamenti con il ricalcolo contributivo dell’assegno”, tuttavia, “il Governo anche nel corso dell’esame parlamentare del decreto Milleproroghe ha detto no, per mancanza di risorse, agli emendamenti presentati dalle opposizioni per far scattare questo tipo di proroga. Un’impasse che rischia di peggiorare il clima al tavolo della riforma”. E “anche i conti dell‘Inps non sembra incoraggiare nuovi interventi di spesa. Il bilancio preventivo per il 2023 dell’ente indica un risultato economico negativo di oltre 9,7 miliardi a fine anno, mentre l’esercizio 2022 si è chiuso con un attivo di 1,8 miliardi”.



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