LE PAROLEDI VALENTE (PD)
Valeria Valente spiega che “come hanno sintetizzato alcune forze sindacali, la prima cosa da fare per le pensioni delle donne è ripristinare Opzione donna, cancellando le penalizzazioni introdotte dal Governo Meloni. Per realizzare una riforma delle pensioni equa per le donne è poi necessario guardare in modo prioritario al loro percorso professionale. È inderogabile contrastare il precariato e il gender pay gap, incentivare l’occupazione femminile a tempo indeterminato, investire sulle infrastrutture sociali e favorire la condivisione dei carichi famigliari e di cura”. Come riporta Ansa, secondo la Senatrice del Partito democratico, “per le donne la questione è avere più occupazione, stipendi più pesanti e percorsi meno frammentati. Pensare agli sconti per i figli è solo un intervento ex post e comunque 4 mesi per figlio è poco. Le donne non sono solo madri, sono più della metà della popolazione e, fra i giovani, quella con i titoli di studio più elevati. Bisogna investire sulle donne per il bene del Paese”.
TRIDICO E CALDERONE ALL’EVENTO INPS SULLA RIFORMA PENSIONI 2023
Nel confronto tra Governo e parti sociali sulla nuova riforma pensioni 2023, la Ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone si dice convinta di non avere «preclusioni di nessun genere» per le opzioni varie sul tavolo, ammettendo però di stare molto attenti «alla sostenibilità dei conti non solo contingente». Lo ha detto la responsabile del Lavoro del Governo Meloni intervenendo alla presentazione del Documento generale di indirizzo del Civ dell’Inps. «Il confronto avviato non ha preclusioni di nessun genere, ha detto, ma tutto quello che andiamo a disegnare ha una necessità di rispondere a criteri di sostenibilità che non siano solo legati a questo momento contingente, potrebbero essere individuate delle soluzioni progressive», ha sottolineato ancora Calderone all’evento Inps.
Sul fronte Ape sociale e contributivo, la Ministra conclude in vista della riforma pensioni «Non ho preclusioni all’interno del sistema contributivo – ha ribadito – a ragionare su una flessibilità allargata, più ampia di quella attuale. Tutto deve basarsi sulla necessità di dare risposte in termini di sostenibilità, non solo del sistema, anche di assegno pensionistico che si riceve. Il sistema si basa su una logica contributiva ma poi c’è necessità di rendere sostenibile l’assegno pensionistico vedremo come fare le compensazione. Sono soddisfatta del primo incontro operativo». Per il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, nella riforma delle pensioni «c’è un sentiero stretto dettato dalla demografia con una proiezione al 2050 di appena un lavoratore per ogni pensionato a fronte dell’1,4 di oggi. L’intenzione del governo – ha detto il professore giunto ormai al termine del mandato Inps – è dare maggior spazio possibile alle esigenze di flessibilità anch’esse legittime. Sono sicuro che si arriverà’ a un equilibrio giusto sia per dare spazio alle esigenze di flessibilità sia per rimanere in un sentiero di sostenibilità». (agg. di Niccolò Magnani)
LA NOTA DEL MINISTERO DEL LAVORO
Come spiega una nota del ministero del Lavoro, Marina Calderone ieri ha incontrato “i rappresentanti del Movimento opzione donna, Teresa Ginetta Caiazzo e Lucia Rispoli. Al centro del confronto, oltre alla proroga di Opzione Donna, anche una riflessione sulla questione dell’accesso al lavoro e quindi alla pensione da parte delle donne in vista del riordino del sistema pensionistico in corso. Dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali piena condivisione sulla necessità di ampliare la platea delle destinatarie dell’anticipo pensionistico. Una revisione che, però, ha la necessità di trovare le adeguate coperture finanziarie. Diverse le ipotesi prospettate”. Sulle quali, però, non emergono dettagli. La ministra Calderone ha però detto che “il mio impegno è quello di dare una risposta certa prima possibile; in ogni caso, oggi è partito un confronto con il Movimento che continuerà nel tempo perché opzione donna pone una questione molto più ampia che è la possibilità di andare in pensione per le donne tenendo conto di una carriera contributiva che non può essere parificata a quella degli uomini”.
L’INIZIATIVA DI CISAL E SIAD-CSA
Cisal e Siad-Csa hanno presentato alla Cassazione una legge di iniziativa popolare che avrà bisogno di 50 mila firme per diventare realtà e che mira, come riporta Ansa, ad assicurare pensioni dignitose ai lavoratori socialmente utili di tutta Italia”. La segreteria siciliana del Siad-Csa-Cisal evidenzia che la proposta, il cui titolo è “Norme per favorire il riscatto dei contributi figurativi da parte dei lavoratori che hanno prestato la loro opera in attività di lavori socialmente utili ai fini della misura delle pensioni” vuol andare “incontro a centinaia di migliaia di lavoratori che rischiano di trovarsi con una pensione misera, in alcuni casi addirittura più bassa di quella sociale visto che, dal 1996 alla data di stabilizzazione, lo Stato riconosce loro solo i contributi figurati senza alcun peso economico. Adesso avvieremo una massiccia campagna di raccolta firme per far diventare questa proposta una realtà da presentare alla Camera dei deputati”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MASTROCINQUE E TERENZI
Come riporta Ansa, “dal 1° febbraio a oggi il patronato Inac Cia registra il flop della misura Opzione Donna che ha frenato la quasi totalità della platea di lavoratrici pronte ad uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. I rappresentanti del Patronato Inac Cia Alessandro Mastrocinque e di Donne in Campo Pina Terenzi chiedono quindi che la questione “torni al tavolo del ministro Calderone per correttivi immediati che possano riequilibrare le storture emerse”. “Consentire alle donne di anticipare l’uscita pensionistica riconoscendone l’importante ruolo di caregiver per poi tagliare l’assegno del 30 per cento è un atteggiamento gravemente vessatorio nei confronti di una parte del Paese indispensabile per la tenuta sociale”, spiega Terenzi.
IL PRESSING SUL GOVERNO PER OPZIONE DONNA
Per la Presidente di Donne in Campo, è discriminante anche la distinzione tra chi ha figli e chi no. Per questo “è ora di rivedere questa misura e renderla praticabile per tutte le donne”. Per Mastrocinque, quella del Governo è “una manovra tesa soltanto a fare cassa, e a rinviare l’uscita dal mondo del lavoro. Con questi parametri è stato acclarato un dato demoscopico, che misura il numero delle donne con figli che deve occuparsi dell’assistenza di un parente, di donne che hanno una invalidità riconosciuta importante, oppure di lavoratrici soggette a licenziamento. Il collo dell’imbuto troppo stretto non consente di guardare alla realtà del Paese e alle vere condizioni in cui vivono le famiglie oggi”. Vedremo quali saranno le decisioni del Governo su Opzione donna.
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