RIFORMA PENSIONI, L’ANNUNCIO DI ORLANDO
Andrea Orlando ha annunciato di aver presentato una mozione alla Camera, firmata dalla capogruppo Chiara Braga, da Debora Serracchiani e da tutti i colleghi dem della commissione Lavoro, “per impegnare il Governo ad adottare, sin dal primo provvedimento utile, le opportune iniziative volte a ripristinare l’istituto di Opzione Donna nei termini previgenti la Legge di bilancio 2023”. L’ex ministro del Lavoro ha ricordato che “l’inaccettabile ridimensionamento di Opzione Donna, una misura introdotta nel 2004 e prorogata da tutti i Governi che si sono succeduti, è stata al centro delle nostre sollecitazioni in Parlamento e delle proposte più volte presentate e respinte dal Governo, per tornare ai requisiti precedenti”.
I VINCOLI DAI DUBBI PROFILI DI COSTITUZIONALITÀ
“Con le modifiche entrate in vigore da quest’anno, infatti, la platea delle lavoratrici che teoricamente potranno accedere ad Opzione Donna, scendono drasticamente dalle 17.000 ipotizzate sino al 31 dicembre scorso a neanche 3.000 donne”, ha spiegato Orlando, sottolinenando che “si tratta della conseguenza di scelte incomprensibili, dai dubbi profili di costituzionalità, per quanto concerne la previsione che modula la soglia anagrafica per l’accesso a Opzione donna in ragione della presenza o meno di figli”, come pure “dalla previsione di restrittivi requisiti”, come “l’assistere, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave, avere una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74 per cento, essere stata licenziata o essere dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale”.
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