La riforma pensioni 2023 voluta dal governo Meloni e dal ministro del lavoro Marina Calderone, concerne il suo esperimento l’intervento di opzione donna che potrebbe cambiare radicalmente oppure potrebbe cambiare lasciando inalterati i requisiti d’accesso ma introducendo una terza opzione, quindi l’uscita dal mondo del lavoro all’età di 60 anni. Ma vediamo in che modo potrebbe essere modificata opzione donna.
Riforma pensioni 2023: Opzione donna, prima modifica?
Durante l’incontro del 19 gennaio 2023, il governo non è riuscito ad approdare a nessun accordo relativo alla prima bozza di riforma pensioni 2023. A dichiararlo è stato proprio il ministro del lavoro che ha dichiarato: “Alcuni interventi non hanno portato consenso”.
La prima modifica potrebbe riguardare proprio Opzione Donna che fino ad oggi ha permesso alle donne di andare in pensione all’età di 58 anni e 35 di contributi. Tuttavia opzione donna, così come la conosciamo Oggi potrebbe essere totalmente stravolta considerando la possibilità di proporre alle lavoratrici tre strade per l’uscita del mondo del lavoro:
- 58 anni con 35 anni di contributi e due figli;
- 59 anni e 35 anni di contributi e un figlio;
- Sessant’anni e 35 anni di contributi e nessun figlio.
Riforma pensioni 2023: nuovo incontro per l’8 febbraio
Benché la terza opzione sia stata introdotta dopo le prime polemiche, il governo sta pensando di eliminare ogni voce di protesta aumentando l’età pensionabile delle donne a 60 anni e 35 anni di contributi senza la differenza relativa al numero di figli.
Dal momento che il Ministero del lavoro ha dichiarato di non essere approdato a nessun tipo di accordo, è stato fissato un nuovo incontro per l’8 febbraio prossimo con la speranza di giungere almeno ad una bozza di una riforma pensioni 2023 strutturale. Dall’atteggiamento però che si è avuto il 19 gennaio, tutte le parti sociali, e sindacati coloro che sperano in una legge strutturale pensano che opzione donna non verrà inserita in un sistema strutturale.
Il ministro Marina Calderone ha ribadito la necessità di una riforma complessiva che quindi guardi a tutti i lavoratori e a tutte le categorie nella loro interezza appunto naturalmente è un po’ difficile optare per una legge strutturale sulle pensioni che comprenda tutte le categorie, sono diverse le situazioni di ciascuna categoria e anche la storia di ciascun lavoratore. Che fine faranno dunque opzione donna e ape sociale? Verranno letteralmente assorbite da una legge strutturale che penalizzerà le categorie in cui rientrano le donne caregiver, i lavoratori in difficoltà con situazioni familiari molto difficili e tutti coloro che hanno avuto una discontinuità contributiva oppure che svolgono lavori