L’INTERROGAZIONE AL MEF

Fabio Porta, insieme ai colleghi di partito Toni Ricciardi e Christian Di Sanzo, ha presentato un’interrogazione relativa alle convenzioni bilaterali stipulate tra Italia e Brasile, Canada e Francia contro le doppie imposizioni fiscali, in quanto “consentono la tassazione concorrente delle pensioni private (quelle dell’Inps) pagate ai nostri connazionali residenti all’estero”. Come riporta italiachiamaitalia.it, il deputato del Pd eletto all’estero spiega che la richiesta contenuta nell’interrogazione, e rivolta al ministro dell’Economia e Finanze, è “di valutare la possibilità di modificare e adeguare le suddette convenzioni al modello standard Ocse che prevede la tassazione dei trattamenti pensionistici privati esclusivamente nel Paese di residenza dei pensionati. Ritengo che sarebbe doveroso che il Governo rispondesse prontamente e positivamente per evitare ulteriori disagi e inconvenienti, sia economici che procedurali, ai nostri pensionati residenti in Brasile, Canada e Francia”.



RIFORMA PENSIONI E QUOTA 103 ANCHE DOPO IL 2023: LE ULTIME NOVITÀ

Mentre la politica è “sospesa” in questi giorni per il lutto di Berlusconi, il tema della riforma pensioni 2023-2024 non va in “vacanza” e continua a tessere tele e trame nei vari tavoli di lavoro. Ebbene, secondo quanto riportato oggi dal “Sole 24 ore” e da SkyTG24, arrivano conferme sulla possibilità di un rinvio di Quota 103 anche per l’anno 2024 in attesa di costituire la vera riforma pensioni a livello strutturale.



Quota 103 è la forma di pensione anticipata che permette l’accesso al trattamento pensionistico con 41 anni di contributi versati e 62 anni d’età: come riportano le novità da Sky, «soluzione che andrebbe ad accontentare coloro che per poco non sono riusciti a raggiungere i requisiti nel 2023, come chi il prossimo anno arriverà ai 41 anni di contributi richiesti o chi è nato nel 1962». (agg. di Niccolò Magnani)

LE RICHIESTE DI SPI, FNP E UILP

Dall’assemblea nazionale di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil arriva la richiesta al Governo di ascoltare “le richieste che abbiamo avanzato su sanità, previdenza, fisco e non autosufficienza per realizzare le riforme che questo Paese attende da anni”. Secondo i sindacati dei pensionati, “è necessario riconoscere pensioni adeguate e che non perdano valore nel corso del tempo, intervenire sul fisco per renderlo più equo per pensionati e lavoratori affrontando anche il tema delle detrazioni, e sul sistema previdenziale per dare garanzie a giovani e donne, garantire la flessibilità nell’accesso e il riconoscimento del lavoro di cura. Tra le altre priorità quella di incrementare le risorse per la non autosufficienza, e l’intervento sulla sanità, per la quale risulta di fondamentale importanza attuare una riforma che garantisca un sistema universale ed efficiente per tutto il Paese”. “I bisogni dei nostri pensionati e delle nostre pensionate devono diventare priorità nelle scelte del Governo, per questo continueremo la nostra iniziativa”, aggiungono Spi, Fnp e Uilp.



LE PAROLE DI MANTOVANI

In occasione dell’assemblea di Manageritalia, il Presidente Mario Mantovani ha detto di condividere “l’impianto generale del disegno di legge delega di riforma del sistema tributario”. Tuttavia, come riporta Adnkronos, non ha nascosto delle critiche sull’Irpef, “che è rimasta quasi l’unica imposta progressiva ed è fortemente squilibrata: un grande segmento sotto i 35.000 euro, in cui sono comprese le fasce più deboli, ma anche casi non irrilevanti di evasione, non paga o paga di fatto un’imposta inferiore al 10%, tra i 25 e i 50.000 il prelievo aumenta rapidamente e sopra quella soglia raggiunge livelli riservati in altri paesi ai più ricchi, o comunque ai redditi di oltre 100.000 euro”. Anche perché “tutte le misure e le forme di ristoro che sono state erogate durante la pandemia, durante la crisi energetica e la guerra in Ucraina, sono state rese possibili grazie all’enorme carico fiscale gravante sui redditi medio alti, da ultimo anche con il blocco della perequazione sulle pensioni sopra i 2.100 euro”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PEDRETTI

In occasione dell’assemblea nazionale unitaria dei sindacati dei pensionati, Ivan Pedretti ha detto che “il Governo è un po’ sordo, per cui proveremo ad alzare la voce, in particolar modo per rivendicare un sistema sanitario universale e uguale per tutto il Paese, cosa che invece sta rischiando di indebolirsi e stanno aumentando le forme di privatizzazione”. Come riporta collettiva.it, il Segretario generale dello Spi-Cgil ha aggiunto: “Vorremmo un fisco più equo e la quattordicesima per le pensioni più basse. Vorremmo che fosse finanziata la legge sulla non autosufficienza: visto che la legge l’abbiamo conquistata, ora va sostenuta. Per cui bisogna che il governo stanzi finanziamenti significativi a sostegno della sanità, della non autosufficienza e del fisco”.

LO SVANTAGGIO DEI CONTRATTI PART-TIME

Tramite invece un quesito posto a “L’esperto risponde”, Il Sole 24 Ore ricorda che il montante contributivo delle pensioni è “costituito dai versamenti effettuati mensilmente”, che a loro volta dipendono dalla retribuzione. Quindi, con un lavoro part-time si avrà una pensione più bassa. Invece, intervistato dall’edizione di Cesena del Resto del Carlino, Giancarlo Boschi, ex lavoratore del Petrolchimico di Ravenna, chiede al Governo che “stipendi e pensioni siano realmente adeguati al costo della vita e all’inflazione. Non lo chiederei solo per noi pensionati, ma per i nostri figli: continuando di questo passo, finiranno per percepire pensioni da fame”. L’edizione online di Repubblica spiega invece che Previndai, il fondo pensione dei dirigenti industriali, ha raggiunto un patrimonio di 13,7 miliardi di euro complessivi.

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