L’ANALISI DI BRAMBILLA

In un articolo pubblicato su L’Economia, inserto economico del Corriere della Sera, Alberto Brambilla evidenzia che in Italia si parla poco del problema dell’invecchiamento della popolazione, legato inevitabilmente a quello delle pensioni. Per mantenere il sistema in equilibrio bisognerebbe aumentare il numero di lavoratori nel nostro Paese, ma le misure varate per aumentare l’occupazione, come il taglio del cuneo fiscale, finiscono per togliere risorse alla previdenza, vista la riduzione prevista della contribuzione. “Anche sindacati e politici lanciano l’allarme sulla scarsità dei lavoratori. Però le rivendicazioni riguardano prepensionamenti, Quote, Ape sociale, Opzione donna, insomma tutte le scappatoie per mandare la gente in pensione quanto prima”, aggiunge il Presidente di Itinerari Previdenziali. Dal suo punto di vista occorre quindi “ridurre l’enorme spesa assistenziale (165 miliardi netti l’anno) e progettare il futuro invecchiamento in modo serio”.



ANCHE L’ANIEF SI SCAGLIA CONTRO I RISCHI PER LE PENSIONI DEI GIOVANI

E dopo Cgil, Cisl e Cisal anche l’Anief prende di petto l’ultima ricerca della Cng sull’urgenza di una nuova riforma pensioni dopo il 2023 per evitare di imboccare la strada futura di una uscita dal lavoro non prima dei 74 anni per gli under35 di oggi. «Non si può lavorare una vita, lasciare il lavoro 15 anni dopo la normalità e ritrovarsi tra le mani un assegno da 100o euro», lamenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, in una nota rilanciata da “Orizzonte Scuola”.



«È inaccettabile che un under 35 possa andare in pensione a 75 con un assegno di mille euro: è un segnale chiaro che il nostro sistema previdenziale così come delineato non regge. Come si può pensare di lavorare per 50 anni, con una tassazione del lavoro e del reddito superiore al 65% e poi rischiare di ritrovarsi alla Caritas una volta in pensione?»: secondo il sindacato scolastico Anief occorre che il sistema previdenziali cambi al più presto con una nuova riforma strutturale, dato che così «è insostenibile e squilibrato«. Da settembre partirà una campagna informativa Anief con incontri, assemblee, simulazioni per far cambiare la riforma: le prime ricette portate dal presidente Pacifico sono riscatto gratuito anni di formazione universitaria, Quota 41 per il contributivo e ancora «revisione delle aliquote fiscali e retributive; riconoscimento del burnout per il personale scolastico con finestra speciale a causa del lavoro usurante». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI CAVALLARO

I dati emersi dalla ricerca realizzata dal Consiglio nazionale dei giovani insieme a Eures, di cui abbiamo parlato in precedenza, vengono così commentati da Francesco Cavallaro: “Lo diciamo da anni, lo abbiamo rimarcato nel corso dei tavoli di confronto con il Governo: il futuro pensionistico dei giovani è strettamente legato al lavoro. Serve più lavoro di qualità ed una riforma complessiva del sistema previdenziale che dia dignità a chi ha lavorato una vita e renda meno fosco il futuro delle nuove generazioni”. Come riporta Agenpress.it, secondo il Segretario generale della Cisal, “il quadro normativo attuale, in tale prospettiva, si mostra inadeguato e ingiustamente punitivo: la tenuta del sistema infatti implica un blocco del ricambio generazionale: secondo le ultime proiezioni, infatti, coloro che si affacciano oggi sul mondo del lavoro potrebbero andare in pensione a 74 anni, oltretutto con assegni bassissimi. Contratti a termine e discontinuità lavorativa, associata a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali, non aiutano. E con salari bassi e discontinui le pensioni future, se non si interviene, saranno letteralmente da fame”.

LE PAROLE DI BUCCI E PIERI

Gigia Bucci, Segretaria generale della Cgil Puglia, come riporta baritoday.it, spiega che “il Governo aumenta la precarietà del lavoro, cancella il Reddito di cittadinanza, attua politiche fiscali a vantaggio dei più ricchi, premia gli evasori, definanzia la sanità, rifiuta la discussione sul salario minimo e sulla riforma delle pensioni, spinge sull’autonomia differenziata, e ora impedisce alle Regioni di destinare quota parte delle risorse del Fsc a progetti di inclusione sociale così come alla cultura, che è uno degli assets fondamentali sia per una larga parte del mondo del lavoro per sua natura precaria, che per la valorizzazione dei beni culturali e la sua fruizione a vantaggio anche del settore turistico, fondamentale per le regioni del Sud”. Intanto il Segretario generale della Cisl Emilia-Romagna, Filippo Pieri, ricorda che con la Nadef e la Legge di bilancio “si giocheranno tante partite importanti come pensioni, sanità e fisco, su cui ci aspettiamo risposte significative alle proposte che in questi mesi abbiamo avanzato nelle piattaforme”.

RIFORMA PENSIONI, LA RICERCA DEL CNG

Il Consiglio Nazionale dei Giovani ha realizzato, insieme a Eures, una ricerca dal titolo “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”, da cui emerge, come spiega la presidente del Cng Maria Cristina Pisani, che “la crescente precarizzazione e discontinuità lavorativa, associata a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali, colpisce in particolare i giovani e le donne, rendendo più difficile il loro percorso di ingresso nel mercato del lavoro, la stabilità contrattuale e i livelli retributivi”. Ovviamente “tutto questo comporta un impatto significativo sulla situazione previdenziale futura dei giovani”, perché “la combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35 determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaia, con importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale”.

GLI IMPORTI DEI FUTURI ASSEGNI

Più nello specifico, i lavoratori con meno di 35 anni rischiano di ritrovarsi in pensione a quasi 74 anni con un assegno pensionistico che “ammonterebbe a 1.577 euro lordi mensili (1.099 al netto dell’Irpef), valore che equivale a 3,1 volte l’importo dell’assegno sociale.  Per i lavoratori in partita Iva (sempre con permanenza fino al 2057 e un ritiro a 73,6 anni) l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.650 euro lordi mensili (1.128 al netto dell’Irpef), valore che equivale a 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale” . Alessandro Fortuna, Consigliere di Presidenza con delega alle politiche occupazionali e previdenziali spiega che alla luce di questi dati “continuiamo ancora una volta a rivendicare l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani che preveda strumenti di sostegno e copertura al monte contributivo per i periodi di formazione, discontinuità e fragilità salariale dei giovani”.

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