LA CIRCOLARE INPS
Come ricorda il sito dell’Avanti, “con la circolare Inps del 23 marzo scorso, n. 33 l’Istituto ha comunicato le retribuzioni convenzionali per il 2023, da prendere come riferimento per il calcolo dei contributi, per i lavoratori all’estero in Paesi extracomunitari non legati all’Italia da accordi di sicurezza sociale. Le retribuzioni convenzionali si applicano non soltanto ai lavoratori italiani, ma anche ai cittadini degli altri stati Ue e agli extracomunitari, titolari di regolare titolo di soggiorno e di contratto di lavoro in Italia, inviati dal proprio datore di lavoro in un paese extracomunitario. Le retribuzioni convenzionali, inoltre, si applicano anche nei confronti dei lavoratori operanti in paesi convenzionati, limitatamente alle assicurazioni non contemplate dagli accordi di sicurezza sociale. Oltre alle tabelle con le retribuzioni convenzionali, la circolare fornisce le istruzioni per la compilazione della denuncia Uniemens da parte dei datori di lavoro e per la regolarizzazione dei contributi”.
ANTICIPI E PENSIONI ALL’ESTERO: LE NOVITÀ E LA RIFORMA
Sempre facendo riferimento agli ultimi dati dell’Inps sulle pensioni 2022-2023 – in attesa che una svolta sulla riforma pensioni possa avvenire nelle prossime settimane appena incardinata la “battaglia” del Governo sul DEF – emerge come vi sia sempre meno forbice tra le pensioni anticipate e quelle di vecchiaia: 222.722 nel primo caso nel 2022, costo di 5,26 miliardi, mentre sono 222.111 gli assegni tradizionali, spesa superiore ai 2,6 miliardi.
Proprio con il Presidente Inps Pasquale Tridico nella giornata di ieri va registrata una prima accelerazione verso una possibile nuova riforma pensioni anche per i cittadini residenti all’estero: ne dà notizia il deputato in quota Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, «oggi (ieri, ndr) ho incontrato il Presidente Inps Tridico. Un appuntamento proficuo e molto produttivo per parlare delle pensioni degli italiani all’estero, un problema che tocca tutta la nostra comunità, e iniziare a mettere le basi per una riforma necessaria». (agg. di Niccolò Magnani)
I CONTI DA NON DIMENTICARE
Come ricorda il sito del Sole 24 Ore, “il confronto tra Governo e sindacati sulla nuova riforma previdenziale e, soprattutto, sul ‘dopo-Quota 103’ si è di fatto bloccato. Ma il tema della flessibilità in uscita resta tra i più dibattuti. In ogni caso, prima di individuare l’eventuale soluzione, l’esecutivo dovrà tenere conto della situazione attuale”. In questo senso, “dall’ultima rilevazione del Coordinamento generale statistico attuariale dell’Inps emerge che le pensioni d’anzianità e anticipate erogate dall’Istituto a tutto il 1° gennaio 2023 assorbono ben 121,6 miliardi: quasi il 53% del conto totale da circa 231 miliardi per prestazioni pensionistiche. La percentuale sale al 58,9% prendendo in considerazione i soli assegni ‘strettamente previdenziali’, che in tutto costano 206,6 miliardi, ma scende al 37% nel caso dei nuovi trattamenti liquidati nel solo 2022 per un importo totale di 14,2 miliardi, 5,2 dei quali appunto destinati agli ‘anticipi’”.
LE PAROLE DI VELARDI
Secondo Davide Velardi, “il sistema previdenziale italiano ha bisogno di una vera e propria riforma dell’attuale quadro normativo profondamente inadeguato, figlio, nei propri aspetti deteriori, delle riforme Dini e Fornero. Le persone, se possono, cercano di continuare a lavorare fino all’ultimo giorno utile, consapevoli degli effetti, sempre più evidenti del calcolo contributivo che ghigliottina le pensioni calcolate su redditi che sovente sono inadeguati. Così si blocca il ricambio generazionale. Quei giovani che, affacciandosi sempre più tardi al mondo del lavoro, secondo le ultime stime Ocse, andranno in pensione in media a 71 anni. Ma il problema non è solo ‘quando’ ma anche ‘come’ andranno in pensione i nostri giovani”, Infatti, evidenzia il Segretario confederale della Cisal, “contratti a termine e salari bassi non aiutano: la precarietà contrattuale è diventata la regola, gli stipendi in Italia non solo non sono cresciuti ma addirittura diminuiti. E con salari bassi e discontinui le pensioni, saranno da fame, non solo basse”.
RIFORMA PENSIONI, ENPAM OFFRE L’APP
Come spiega Avvenire, per i medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta l’Enpam offre una nuova formula pensionistica chiamata App, acronimo di Anticipo della prestazione previdenziale. Coloro che hanno maturato i requisiti per il pensionamento potranno, nel caso decidano di continuare a lavorare part-time con una riduzione dell’impegno lavorativo in una percentuale tra il 30% e il 70%, di conservare “il compenso da medico convenzionato corrisposto dall’Asl per l’attività che si continuerà a svolgere e ricevendo per la restante parte un assegno sotto forma di anticipo della prestazione previdenziale gestita dall’Enpam. Gli uffici dell’ente stanno predisponendo la procedura online per richiedere l’anticipo direttamente dall’area riservata”.
LA CONDIZIONE DA RISPETTARE
L’App sarà però accessibile a condizione che “il medico anziano venga affiancato da un medico più giovane che si farà carico dell’attività lasciata scoperta, percependo la relativa retribuzione e ottenendo subito una convenzione a tempo indeterminato. Dopo un periodo di prova, “entrambi i medici – il titolare e l’incaricato – devono manifestare la volontà di avviare definitivamente l’App”. Il quotidiano della Cei specifica che “a fronte del numero di giovani medici da convenzionare che si stima in numero largamente inferiore ai pensionamenti previsti nei prossimi anni (col rischio per milioni di cittadini di non trovare un medico di propria scelta), il Presidente dell’Enpam Alberto Oliveti auspica un consistente aumento dallo Stato e dalle Regioni delle borse di formazione in medicina generale e di specializzazione in pediatria”.
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