La riforma pensioni 2023, nonostante i buoni propositi, è giunta a un punto di stallo: il governo e i sindacati continuano a darsi appuntamenti per decidere quale sarà la bozza della riforma previdenziale temporanea che servirà ad anticipare la riforma strutturale prevista per il 2024.

Tutto questo però non fa che accrescere l’incertezza politica ed economica delle classi di lavoratori. Per questo c’è chi opterebbe per una pensione anticipata con una decurtazione sull’assegno pensionistico. Ma quanto è fattibile la quota 96 di cui molti stanno parlando?



Riforma pensioni 2023: come funzionerebbe quota 96 per gli uomini?

In realtà è proprio opzione donna a fare da volano per quelle che potrebbero costituire le nuove proposte da parte del Ministero del Lavoro: una quota 96 che potrebbe allettare in particolare gli uomini, maggiormente penalizzati da tutte le proposte avanzate in questi anni poiché a loro sono richiesti due anni contributivi in più rispetto alle donne. Ed è così che il governo ha cominciato a parlare di una riforma con una possibile quota 96 anche per gli uomini.



Appurato che la riforma con quota 41 universale creerebbe moltissimi problemi in particolare alle classi di lavoratori di giovane età chiamati alla contribuzione fino all’età di 74 anni, la quota 96 potrebbe costituire una exit per le migliaia di problematiche che sono state evidenziate in questi anni attraverso tutte le proposte avanzate al Ministero del lavoro.

Così dopo che il governo ha pensionato opzione donna, almeno come era stata formulata dai governi precedenti cioè consentendo un exit pensionistica anticipata alle donne una volta raggiunti 38 anni di contributi e 59 anni di età, si pensa ad estenderla anche agli uomini.



Riforma pensioni 2023: Opzione donna, un nodo da sciogliere

Un appunto però va fatto: Opzione donna era poco allettante anche per coloro che avrebbero potuto beneficiarne, al punto che soltanto un quarto delle donne ha deciso di aderire nel 2022. Eppure il raggiungimento dei 35 anni di contributi previsti dalla ex opzione donna, poi è riformata a danno delle stesse donne che oggi sarebbero obbligate a due anni di contribuzione aggiuntiva, potrebbero allettare moltissimi lavoratori, soprattutto coloro che svolgono mansioni usuranti.

Eppure, benché opzione donna sia in grado di comportare una decurtazione del 30% dall’assegno pensionistico, è comunque una strategia di exit per qualcuno. Infatti prima che entrasse in vigore la legge Fornero era possibile andare in pensione a 60 anni di età e 20 anni di contributi per le donne nel pubblico impiego, mentre le pensioni di anzianità venivano raggiunte con 5 anni di contribuzione aggiuntiva e con il requisito anagrafico dei 65 anni di età.

Nonostante il governo abbia dichiarato che l’obiettivo è rendere strutturale delle misure agevolative per la exit pensionistica, tutte le proposte avanzate, anche per quanto concerne gli uomini, somigliano moltissimo opzione donna e cioè vengono determinate al raggiungimento dei 35 anni di contributi.

È molto probabile dunque che tra le varie opzioni avanzate all’interno dei tavoli di lavoro messi a punto dal governo con le parti sociali, i sindacati e i rappresentanti delle categorie, possa giungere un accordo proprio su una quota 96 agevolativa anche per gli uomini. L’obiettivo del governo infatti è stato sempre quello di mettere in parità uomini e donne anche a scapito di sacrificare uno strumento come opzione donna che aveva l’obiettivo di risolvere una problematica sociale sicuramente non secondaria.