LA NOTA DELLA LEGA
In una nota la Lega spiega che “a milioni di pensionati oggi stanno arrivando le comunicazioni con il calcolo delle pensioni che saranno pagate a marzo. Per tutti si prospettano aumenti che non si erano visti da molti anni. Le pensioni più alte, in valore assoluto, saranno rivalutate un po’ di meno in termini percentuali mentre le minime cresceranno di più, però per tutti ci sarà un aumento”. Dal Carroccio c’è la consapevolezza che “non è un regalo perché il costo della vita è aumentato, però è un segno di attenzione fortemente voluto dal Governo e dalla Lega per una categoria che in passato è stata sempre usata per fare cassa, vedi la legge Fornero che prevedeva il blocco totale della rivalutazione per tutti”. “Speriamo che questo aumento risulti gradito ai pensionati italiani a cui la Lega conferma il massimo impegno per tutelare il potere d’acquisto a partire dai più svantaggiati”. è la conclusione della nota in cui viene espressa “grande soddisfazione” per il risultato conseguito.
LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLE PENSIONI D’INVALIDITÀ
Tra Opzione Donn, flessibilità e Quota 41 è ancora “stallo” sulla prossima riforma pensioni in attesa di un nuovo tavolo di discussione tra Governo e sindacati: si muove invece qualcosa a livello nazionale in merito ad un tema tutt’altro che secondario come quello delle pensioni di invalidità. Con l’ultima sentenza della Corte di Cassazione, viene sostanzialmente impedito dopo i 65 anni di età l’erogazione della pensione di invalidità civile: il ricorso era stato presentato da una donna che aveva richiesto l’accertamento della propria invalidità civile. Quest’ultimo respinto in primo luogo dal tribunale, ma accolto in appello dove alla donna era stata riconosciuta la sussistenza del requisito da gennaio 2015.
Invece secondo la Cassazione, «la pensione d’inabilità nonché l’assegno di invalidità civile non possono essere riconosciuti a favore di soggetti il cui stato di invalidità si sia perfezionato con decorrenza successiva al compimento dei sessantacinque anni, come si evince dal complessivo sistema normativo, che, per gli ultra sessantacinquenni, prevede l’alternativo beneficio della pensione sociale». Va ricordato che dal 2023, le pensioni di invalidità civili e inabilità sono riconosciute da 18 anni a 67 anni perché il requisito anagrafico è stato aggiornato in base ai requisiti pensionistici. (agg. di Niccolò Magnani)
IL SOSTEGNO DI DAMIANO A BONACCINI
Si avvicinano le primarie del Partito democratico e Cesare Damiano torna a ribadire il suo appoggio a Stefano Bonaccini, che “si fonda su alcuni elementi essenziali: sulla sua indiscutibile solidità politica basata su una importante esperienza di partito e amministrativa e il suo programma sui temi sociali, al quale ho potuto dare il mio contributo”. L’ex ministro del Lavoro evidenzia tra le altre cose che “per quanto riguarda le pensioni, Bonaccini sostiene la necessità di adottare un sistema strutturale e universale di flessibilità e una pensione di garanzia per i soggetti fragili, giovani e donne, che valorizzi i periodi di cura, di formazione, di disoccupazione e di Cassa Integrazione, compreso il riscatto della laurea, per totalizzare il maggior numero di contributi. L’obiettivo è quello di sconfiggere il lavoro povero e precario e avere pensioni dignitose”. Invece, “sul lavoro è fondamentale la priorità attribuita alle assunzioni a tempo indeterminato, che devono essere fiscalmente incentivate e costare meno del lavoro flessibile, e il riconoscimento dell’errore compiuto dal Pd con la definitiva cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”.
LA RICHIESTA DELLO SPI-CGIL EMILIA-ROMAGNA
Come noto, a inizio anno è scattato l’aumento dei salari di colf e badanti dovuto all’adeguamento all’inflazione, di fronte ai quali, come riporta l’agenzia Dire, lo Spi-Cgil dell’Emilia Romagna chiede al Governo “un maggiore sostegno alle famiglie e una maggiore protezione dei redditi da lavoro e da pensione” mediante la “piena rivalutazione delle pensioni e l’aumento della quattordicesima che tutela le pensioni basse”. Il sindacato evidenzia anche che le famiglie “sono ‘datori di lavoro’ particolari, per i quali si produce un aumento significativo dei costi che devono affrontare per mantenere un servizio importantissimo, dedicato alla cura delle persone anziane non autosufficienti. È importante garantire al proprio caro un’assistenza di qualità, che si esprime anche con l’applicazione di un regolare contratto di lavoro”. Dunque, insieme all’aumento dei salari di colf e badanti ci deve essere un intervento anche a favore dei pensionati.
RIFORMA PENSIONI, IL COMMENTO DI SARACENO
In un articolo su Repubblica, Chiara Saraceno spiega che la versione di Opzione donna prevista nella Legge di bilancio, “stringendo i paletti all’accesso e senza modificare la penalizzazione, accentua l’assegnazione alle donne, e solo a loro, della responsabilità di cura per familiari non autosufficienti. Avere un familiare non autosufficiente è infatti una delle condizioni che vi dà accesso. Allo stesso tempo introduce elementi di discriminazione al contrario. Tutti i nuovi requisiti, pur riferendosi a situazioni di grave difficoltà, riguardano solo le donne” e “non si capisce perché un uomo nelle stesse condizioni non possa avere la stessa possibilità. Soprattutto non si capisce perché mantenere l’Opzione donna e non, invece, utilizzare l’Ape sociale, che già prevede queste fattispecie, ma ha requisiti di età e anzianità contributiva differenti, modificandola dove necessario”.
LA CRITICA A OPZIONE DONNA
Per la sociologa, “sarebbe opportuno che i sindacati discutessero di questo, invece di difendere un istituto che svantaggia le donne ed è discriminatorio. Capisco che per molte donne appaia l’unica soluzione possibile, ma è ingiusta per loro, che dovrebbero aver diritto a non essere messe nella condizione di dover scegliere tra il lavoro e le responsabilità di cura, pagandone anche il prezzo in termini economici, come se non lo avessero già pagato con carriere lavorative e contributive interrotte o con scarsa progressione. Distinzione di sesso si può, invece, mantenere, per quanto riguarda la valorizzazione, a fini pensionistici, dell’aver avuto figli. Non tanto per consentire anticipi pensionistici, come mi sembra intenda fare il governo, ma per arricchire, tramite contributi figurativi, il montante contributivo, quindi la pensione delle madri, riconoscendo il valore del tempo dedicato alla cura”.
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