LE PAROLE DI BARBERA (RIFONDAZIONE COMUNISTA)
Secondo Giovanni Barbera, i dati Inps sugli importi delle pensioni sono “sconvolgenti visto che con tali cifre non si sopravvive nel nostro Paese, soprattutto dopo l’impennata dell’inflazione che ha colpito nell’ultimo anno anche l’Italia. Se è vero che il grado di civiltà di un paese si misura anche dalla sua capacità di tutelare i propri anziani, preservandone innanzitutto la dignità, noi siamo messi non male, ma malissimo. Tale situazione, infatti, non è più tollerabile”. Come riporta agenparl, secondo il membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, “vanno subito aumentate le pensioni minime ad almeno mille euro al mese se non si vuole costringere alla fame quasi un’intera generazione, peraltro già duramente colpita dalla pandemia. L’anzianità non può trasformarsi in una condanna alla povertà. Non ci sono scusanti per non intervenire in quella che è già un’emergenza sociale. Le risorse necessarie possono essere facilmente reperite proprio dalla fiscalità generale, tassando quei soggetti che si sono arricchiti in questi anni, mentre il Paese si impoveriva”.
UIL CONTESTA LE MODIFICHE SU RIVALUTAZIONE PENSIONI INPS
Dopo gli ultimi dati Inps sulla rivalutazione delle pensioni, e sempre attendendo evoluzioni sul tavolo Governo-sindacati per la riforma pensioni 2023-2024, il sindacato Uil denuncia la perdita di acquisto per i pensionati italiani: il calo drastico è confrontato con il 2011, l’ultima volta che v’era stato un “tracollo” del genere. «Per chi percepisce 1.500 euro al mese, infatti, è stata calcolata una perdita del potere d’acquisto di 760 euro», spiegano dalla Uil.
La critica mossa è contro la decisione del Governo Meloni di non aver rivalutato le pensioni tutte allo stesso modo: «chi percepirà quattro volte la pensione minima vedrà una crescita minore del previsto, con una flessione sempre maggiore più sale l’importo, con circa 3,5 di pensionati penalizzati». Secondo quanto spiega il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, l’operazione del Governo Meloni è addirittura definita come «furto senza neppure la destrezza, perchè si cambiano le regole mentre si gioca una partita. Questo» – conclude il leader Uil – «è un danno che ti porti dietro tutta la vita, che fiducia si può avere in uno Stato che cambia le regole in corso?». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI DURIGON
Claudio Durigon, intervistato da Money.it, spiega che il Governo continua a lavorare sulla modifica a Opzione donna. “Insieme al ministro Calderone abbiamo già messo sul tavolo diverse proposte, ma le stime sono al vaglio del ministero dell’Economia che farà le dovute valutazioni sulla sostenibilità economica. Contiamo di arrivare ad una soluzione in tempi rapidi”, sottolinea il sottosegretario al Lavoro, secondo cui Quota 41 funge anche da garanzia per il futuro pensionistico dei giovani, perché fornisce “più flessibilità in uscita, non solo per andare incontro alle esigenze dei nostri lavoratori che hanno diritto a un giusto riposo dopo anni di lavoro, ma anche per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei nostri ragazzi e rispondere a un ricambio generazionale che può solo far bene a mansioni professionali in continua evoluzione”. Durigon aggiunge “che non è facile avere 41 anni di contributi dai 19 ai 60 anni senza interruzioni. Dobbiamo fare i conti con quello che è il mercato del lavoro. Per questo una riforma complessiva delle pensioni non può prescindere da un rinforzamento del secondo pilastro, quello della previdenza integrativa, con sgravi e premialità”.
IL FUTURO DELLA RIFORMA PENSIONI DOPO QUOTA 103
Ieri i sindacati hanno definito “punto morto” il tavolo tra Governo e parti sociali per il rinnovo della riforma pensioni 2023-2024, uno degli appuntamenti più attesi per l’esecutivo dopo la promessa fatta in Manovra di rivoluzionare il mondo della previdenza per i prossimi anni. Le varie emergenze però incorse in queste ultime settimane hanno rallentato l’iter tanto da far “scomodare” i leader sindacali nell’avvertire il Governo sull’urgenza di portare a termine il lavoro preparatorio sulla prossima riforma pensioni.
Oggi il “Sole 24 ore” riporta della possibilità non da scartare di apporre una “proroga annuale” per l’attuale riforma di Quota 103 (in pensione a chi ha raggiunto i 62 anni di età e i 41 di contribuzione) viste le problematiche legate all’abbattimento della Legge Fornero: il Ministero punta a garantire un metodo per l’uscita anticipata da aggiungere all’Ape sociale, all’opzione donna. Il tema principale sarebbe la tanto agognata dal Centrodestra Quota 41 strutturata con dei vincoli particolari per non eccedere nella spesa (visto l’occhio sempre attento dell’Europa in tal senso). Il vero obiettivo dunque è consentire consentire l’uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, spiega ancora il quotidiano economico milanese: il traguardo però sembra impossibile da raggiungere in un solo anno e dunque si necessiterebbe una misura “ponte” per almeno i primi mesi del 2024. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA PAROLE DI SBARRA
Luigi Sbarra, a margine di un convegno al Cnel, ha detto, come riporta Ansa, che “con la ministra Calderone abbiamo fatto solo una prima riunione per avviare il tavolo e poi un secondo confronto di natura tecnica. Però non c’è stato indicato alcun percorso”. Il Segretario generale della Cisl ha anche evidenziato che “il Governo conosce bene la nostra piattaforma unitaria, conosce bene le nostre priorità, e la ragione della nostra insoddisfazione”. “Abbiamo fatto due riunioni, abbiamo rappresentato i contenuti della nostra piattaforma, abbiamo richiamato l’urgenza di ripristinare i requisiti di opzione donna, però non ci arriva nessuna notizia così come sul tavolo salute-sicurezza sul lavoro”, ha aggiunto il sindacalista.
LA LEGGE FORNERO DA CAMBIARE
“Pensiamo sia necessario riprendere urgentemente il confronto con il Governo, per definire un percorso e un confronto strutturale che ci aiuti a conquistare risultati per le persone che rappresentiamo”, ha detto ancora Sbarra, secondo cui serve “un’impostazione nuova di politica dei redditi che ci aiuti ad arginare la tanta speculazione, bisogna mettere sotto controllo prezzi e tariffe, c’è il rinnovo dei contratti, adottare misure anche di natura fiscale, detassare i frutti della contrattazione nella prospettiva di migliorare e aumentare i salari, le retribuzioni delle persone. Queste sono le nostre priorità”. A un incontro a Trieste, Sbarra ha invece sottolineato che “la riforma Fornero è sbagliata e va cambiata perché ha alzato un muro di rigidità in uscita dal mercato del lavoro. Bisogna restituire al sistema flessibilità, equità, stabilità delle regole. Le pensioni non sono una regalia ma salario”.
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