LA PETIZIONE DELLA CONFIL

La Confederazione italiana lavoratori, come riporta barilive.it, ha deciso di di lanciare una petizione per istituire una pensione di garanzia per chi è nel sistema contributivo puro. Il Segretario generale della Confil Luigi Minoia ha spiegato che “non possiamo accettare che l’attuale sistema previdenziale, tutto contributivo, dia una prospettiva pensionistica molto al di sotto della soglia di povertà a milioni di lavoratori, soprattutto ai giovani con carriere lavorative discontinue o con contribuzioni basse dovute a lavoro povero”. Nel dettaglio, il coordinatore del comitato scientifico del Patronato Inac Antonio Barile ha spiegato che “la proposta di pensione di garanzia e contributiva che consiste nel prevedere una pensione base di garanzia, almeno pari all’importo di 780 euro della pensione di cittadinanza, a cui aggiungere la pensione maturata con i contributi versati. Questa proposta ha già le coperture finanziarie necessarie all’interno del bilancio Inps senza ricorrere a ulteriori interventi dello Stato”.



IL TEMA PENSIONI SU “OPZIONE TUTTI”: COSA HA IN CANTIERE IL GOVERNO

La conferma della “vecchia” Quota 103 in Manovra, come sottolineato dal Ministro dell’Economia Giorgetti in audizione, sottolinea come non vi siano grandi novità sul fronte della riforma pensioni: almeno per il momento, visto che l’intento di superare la Legge Fornero nei prossimi anni resta tra i punti cardine del Centrodestra nel programma di Governo.



Il risparmio maggiore sacrificato nella spesa pubblica è andato a questo giro sulla previdenza, scatenando non poche critiche contro l’esecutivo per la mancanza di una riforma pensionistica “forte”. Si va però, come sottolinea oggi sul “Foglio” Luciano Capone leggendo anche le ultime stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, verso una commistione di Opzione Donna e Quota 103 (chiamato da alcuni anche “Quota Uomo”), con possibilità di avanzare verso l’”Opzione Tutti” in grado di soppiantare la riforma Fornero. L’obiettivo in quel caso è di introdurre la flessibilità in un sistema a contribuzione: «le persone possono andare prima in pensione ma non a carico della collettività, lo Stato spende di più negli anni di uscita anticipata ma risparmia dopo, con un impatto neutro sulla finanza pubblica nel medio termine», conclude il Foglio. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI LANDINI

Maurizio Landini torna a criticare le scelte del Governo Meloni attuate nella Legge di bilancio, anche per quel che riguarda le misure di riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil, infatti, come riporta Adnkronos, ospite di Agorà, in onda su Rai 3, ha detto: “Sono riusciti a peggiorare la Fornero”, “hanno aumentato l’età pensionabile per tutti e non distinguono tra i lavori più pesanti e gli altri”. Intanto Il Sole 24 Ore evidenzia che la nuova Quota 103 risulterà più penalizzante dell’attuale versione, dato che ci sarà un ricalcolo contributivo dell’assegno. Per questo, soprattutto nel caso delle lavoratrici, a chi avrà maturato il requisito contributivo, pari a 41 anni, converrà restare al lavoro fino a 18 mesi in più (nel caso degli uomini) e arrivare così a poter percepire la pensione anticipata di anzianità, che richiede 42 anni e 10 mesi di versamenti (41 anni e 10 mesi per le donne) senza vincoli di età, in modo da non subire alcun ricalcolo dell’assegno.

LE PAROLE DI REALFONZO

Come riporta Askanews, il Fondo Cometa, che si occupa della pensione complementare dei metalmeccanici, ha deciso di organizzare un roadshow in tutta Italia per approfondire novità e strategie di investimento. Il Presidente Riccardo Realfonzo evidenzia che “le pensioni attuali sono sempre più basse e le pensioni future rischiano di essere ancora più basse. L’obiettivo è far conoscere la previdenza complementare e in particolare il Fondo pensione Cometa che garantisce agli aderenti dei costi di amministrazione finanziaria bassissimi, permette di avere una contribuzione aggiuntiva, gestisce risorse in maniera professionale e si occupa del futuro dei lavoratori”. Inoltre, “nel lungo periodo la convenienza della previdenza complementare e di Cometa emerge chiaramente: per i lavoratori che scelgono Cometa la pensione alla fine è certamente più grande che non se il Tfr e i contributi vengono lasciati in azienda”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAVALLARI

Come riporta Ansa, nell’audizione sulla Legge di bilancio, la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari ha detto che “in ambito previdenziale, rilevano le misure volte a preservare la sostenibilità del sistema pensionistico. Alla riproposizione, sebbene a condizioni più stringenti, dei canali temporanei di pensionamento con requisiti ridotti rispetto agli ordinari, si affiancano misure volte a incidere positivamente e strutturalmente sull’evoluzione futura della spesa pensionistica come l’anticipo dell’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti per l’uscita anticipata e la parificazione delle aliquote di rendimento dei dipendenti pubblici”. La Cida, invece ha concentrato l’attenzione sulla misura che inasprisce il blocco parziale della rivalutazione degli assegni.

I RILIEVI DELLA CIDA

La Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, infatti, ha rimarcato che “è di tutta evidenza che il mancato adeguamento all’inflazione costituisca, anche dal punto di vista giuridico, una decurtazione permanente del credito pensionistico. Il che, tradotto in termini tributari, integra i requisiti di una vera e propria imposta patrimoniale. Ricondotta alla sua reale configurazione l’idea di una imposta patrimoniale circoscritta non alle grandi fortune, come in altri paesi, bensì ai soli percettori di alcune migliaia di euro, purché a titolo di pensione, mostra tutta la sua carica di incostituzionalità. Cida, inoltre, ha stimagizzato “la scelta del Governo di penalizzare così fortemente l’uscita a 64 anni dei contributivi puri, che non riguarda solo i millennials, ma tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il ’96 e hanno già versato più di 20 anni di contributi”.

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