La riforma pensioni 2023 è ferma ad un bivio e si attende il tavolo d’incontro del 28 febbraio. È il terzo appuntamento dopo il primo incontro tra il Ministero del lavoro, quello dell’Economia e delle finanze, i sindacati e le parti sociali per definire la legge strutturale sulle pensioni che prenderà vita nel 2024.
Riforma pensioni 2023: cosa cambia dal 2024
Il primo appuntamento è stato il 19 gennaio, seguito immediatamente dopo, l’8 febbraio scorso. Ad un ritmo di venti giorni dunque i vertici del governo cercano di definire quella che sarà la riforma pensioni 2023. Dopo aver annunciato che l’obiettivo finale sarà la riforma con quota 41 universale senza vincoli di età anagrafica, il ministro Calderone ha fatto sapere che procederà a piccoli passi. Si passerà dunque ad una nuova legge che possa gradualmente traghettare tutte le parti sociali verso quota 41 universale.
E mentre c’è chi invoca le pensioni minime a 1000 euro, i sindacati chiedono maggiore flessibilità per donne e per i giovani che pagheranno sicuramente il prezzo di una riforma con quota 41 universale. Opzione donna che era la strategia utilizzata in precedenza e che l’ex ministro Andrea Orlando avrebbe voluto rendere strutturale, dovrà essere ripristinata almeno per garantire alle donne un anticipo pensionistico.
Riforma pensioni 2023: appuntamento al 28 febbraio
Naturalmente la revisione della misura contenuta nella manovra del 2023 dovrà avere necessariamente le coperture finanziarie che al momento non ci sono punto per questo motivo il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta studiando assiduamente per capire quali saranno le disponibilità da destinare alla riforma pensioni 2023. Secondo l’ex ministro Elsa Fornero sarà difficile trovare le coperture idonee a garantire una riforma sulle pensioni strutturale e soprattutto efficace. Naturalmente una riforma delle pensioni potrà essere garantita a partire dal 2030, salvo che si possa trovare una soluzione al nodo delle coperture.
E tuttavia dovranno essere utilizzate prima o poi anche le coperture per gli ascensori sociali che non possono essere considerati simili a Opzione donnaape sociale potenziata. Intanto c’è chi ancora sostiene che la proposta più sensata che possa soddisfare tutti è quella di Tridico con, perché se da un lato garantisce dai 62 ai 67 anni un assegno pensionistico ridotto, dall’altro assicura che dai 67 anni in poi l’assegno pensionistico sarà pieno. Differentemente da ciò tutte le varie quote che se da una parte consentivano il pensionamento anticipato, dall’altro invece garantivano un assegno decurtato fino a 30%