CONTRIBUTI ED ETÀ PENSIONABILE, I DATI OCSE
Nel Rapporto Pensions at a Glance, l’Ocse evidenzia che “l’aliquota media di contribuzione effettiva per le pensioni nei paesi Ocse è del 18,2% del livello salariale medio nel 2022 con l’Italia che ha la quota obbligatoria più alta, al 33%”. Come riporta Ansa, nel rapporto si legge anche che “per chi entra ora nel mercato del lavoro l’età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nel Paesi Bassi e Svezia, 71 anni in Estonia e Italia e anche 74 anni in Danimarca” e che nel 2023 “l’età pensionabile legale in Italia è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale”, anche se si “garantisce un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza una penalità”. L’Ocse spiega anche che l’Italia è uno dei nove Paesi dell’area “che vincolano il pensionamento legale per età con la speranza di vita. In un sistema contributivo tale collegamento non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche, ma mira a evitare che le persone vadano in pensione troppo presto con pensioni troppo basse e per promuovere l’occupazione”.
PENSIONI MEDICI: CISAL PROMUOVE IL GOVERNO, UIL LO BOCCIA
La modifica del Governo sull’articolo 33 della Manovra – quello riguardante la riforma pensioni e i tagli sulle rivalutazioni per medici e sanitari – è ancora teatro di scontro politico ma pure sindacale. In attesa dell’approvazione dell’emendamento che fa retromarcia parziale rispetto alla prima bozza della Finanziaria, i sindacati si trovano divisi al loro interno per l’aggiustamento del Governo.
«L’emendamento del Governo all’articolo 33 della Legge di Bilancio, per la Uil, è inaccettabile, condanna definitivamente la possibilità di andare in pensione in anticipo e amplia le discriminazioni tra il personale sanitario e le altre categorie», attaccava ieri Vera Buonomo, segretaria confederale della Uil, ricordando come il sindacato guidato da Bombardieri nell’incontro con il Governo aveva richiesto la piena soppressione di quell’articolo. Invece una Quota 46 “mascherata” da bonus, conclude la segretaria, «conferma che questo governo ha deciso di fare una riforma Fornero 2.0. Mai ci saremmo aspettati che sarebbe risultata persino più severa e austera della versione originale». Di contro il Segretario Generale della Cisal Francesco Cavallaro si discosta dal duo Cgil-Uil, «Bene le novità in materia previdenziale introdotte dal governo con un emendamento alla manovra che cancella la norma che ghigliottinava le pensioni di vecchiaia di alcune categorie del pubblico impiego, tra cui personale degli Enti Locali e della Sanità; esse rispondono alle nostre richieste». (agg. di Niccolò Magnani)
I DATI OCSE
L’Ocse ha diffuso oggi il Rapporto Pensions at a Glance 2023, dal quale emerge, come riporta Ansa, che “in Italia nel 2025 la spesa per pensioni raggiungerà il 16,2% del Pil, la percentuale più alta tra i Paesi Ocse”, mettendosi alle spalle la Francia con il 15,4%. “La media Ocse nelle previsioni per il 2025 è al 9,3% mentre per l’Ue a 27 sarà all’8,5%. Secondo le previsioni dell’Ocse la spesa in percentuale del Pil in Italia salirà fino al 17,9% nel 2035 per poi ripiegare”. Intanto il Segretario generale della Cisl, Francesco Cavallaro, in una nota giudica positivamente “le novità in materia previdenziale introdotte dal Governo con un emendamento alla manovra che cancella la norma che ghigliottinava le pensioni di vecchiaia di alcune categorie del pubblico impiego, tra cui personale degli Enti Locali e della Sanità; esse rispondono alle nostre richieste”. Invece, il Segretario generale della Cisl di Latina, Roberto Cecere, come riporta latinaquotidiano.it, durante il Consiglio generale ha evidenziato che mancano misure e proposte sui giovani.
LA STIMA SUI DIPENDENTI PUBBLICI PENSIONANDI
In un articolo pubblicato su Avvenire vengono ricordati alcuni dati riguardanti il pubblico impiego. Tra gli altri, il fatto che “entro i prossimi dieci anni al massimo oltre un terzo dei dipendenti pubblici adesso in attività andrà in pensione: la stima arriva dall’Inps che nell’Osservatorio sul pubblico impiego sottolinea che i dipendenti pubblici con almeno 55 anni nel 2022 erano oltre 1,35 milioni, circa il 36%. La forza lavoro invecchia velocemente con appena il 22,1% dei travet che ha meno di 40 anni e appena il 6,75% meno di 30 e nei prossimi anni sarà determinante la politica di assunzioni per evitare che settori centrali a partire dalla scuola e dalla sanità restino a corto di personale. Il rischio esiste anche perché sono stati molti i casi di rinuncia di candidati ai concorsi pubblici soprattutto per qualifiche tecniche e sarà determinante anche l’offerta salariale in concorrenza con le aziende private”.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELLO SPI-CGIL BOLOGNA
Lo Spi-Cgil di Bologna si prepara alla manifestazione nazionale del 15 dicembre evidenziando che “nonostante gli slogan e le promesse elettorali il Governo non solo non cancella la Riforma Monti Fornero, ma ne peggiora le condizioni, azzerando nei fatti le già insufficienti forme di flessibilità in uscita. Nessuna risposta ai giovani, alle donne, si continua a fare cassa sui pensionati, peggiorando il meccanismo di perequazione definito lo scorso anno, per blocchi, che taglia anche pesantemente le rivalutazioni di tutti i trattamenti superiori a 4 volte quello minimo. Il tema delle pensioni deve essere affrontato guardando all’equità del sistema con l’obiettivo di garantire trattamenti dignitosi oggi e in futuro”.
LE RIVENDICAZIONI DEL SINDACATO
Il sindacato ricorda che “da tempo rivendichiamo nelle piattaforme unitarie l’approvazione di una vera riforma delle pensioni che: superi la Legge Monti-Fornero introducendo la flessibilità in uscita da 62 anni di età o 41 anni di contributi; affronti le distorsioni del sistema contributivo e introduca una pensione contributiva di garanzia per i giovani, precari e discontinui; affermi il principio che i lavori non sono tutti uguali a tutela di quelli gravosi e precoci; riconosca il valore del lavoro di cura e della differenza di genere; garantisca la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere, ne aumenti il valore in primis, e ampli la platea di pensionati a cui riconoscere la somma aggiuntiva cosiddetta ‘quattordicesima mensilità’”.
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