IL PUNTO VERSO IL 2024

“La salvaguardia degli attuali requisiti per il pensionamento di vecchiaia, che diventerà leggermente più agevole per i lavoratori interamente contributivi, ma un accesso più arduo, o con maggiori penalizzazioni, ai canali d’uscita anticipata”. Secondo Il Sole 24 Ore, “si presenterà così il 1° gennaio 2024 la fisionomia del sistema previdenziale per effetto delle novità introdotte dall’ultima manovra, la seconda targata Meloni, che in gran parte sono collegate a ‘misure-ponte’, ovvero a proroghe di un anno di “strumenti pensionistici” già esistenti seppure in forma rivista: da Quota 103 ad Ape sociale e Opzione donna”. Rivisitazioni non certo marginali, considerando che, per esempio, nel caso di Quota 103 è previsto il ricalcolo contributivo dell’assegno. Il quotidiano di Confindustria spiega anche che “sul fronte dell’indicizzazione delle pensioni, infine, la manovra farà scattare dal prossimo 1° gennaio un taglio di dieci punti, dal 32% al 22%, per beneficiari di trattamenti elevati, quelli superiori a dieci volte il minimo”.



L’OCSE E I RECORD NEGATIVI SULLE PENSIONI

Con il via libera della Commissione Bilancio sulla Manovra 2024, i temi riguardanti la riforma pensioni si apprestano ad essere “congelati” quantomeno fino all’approvazione: restano però tutti i fronti aperti sulla situazione previdenziale italiana che nel medio-lungo periodo dovrà giocoforza essere modificata per evitare la crisi di coperture nei prossimi anni.



Sul “Foglio” di oggi Luciano Capone prova a riassumere i punti più negativi evidenziati dal recente rapporto OCSE sulle pensioni, dove sono stati presentati i tre record negativi per l’Italia che ha il reddito degli over 65 di gran lunga superiore a quello della popolazione; dove la spesa previdenziale in rapporto al Pil è la più alta al mondo; e dove i contributi sono più alti a livello globale. Come scrive lo stesso Capone, «Per l’Ocse il reddito degli over65 (in rapporto a quello medio), la spesa previdenziale e i contributi sono i più alti al mondo. I dati mostrano l’inutilità del dibattito su separazione previdenza/assistenza». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI SBARRA

Partecipando al dibattito pubblico “Giù dal divano: l’Italia si rimbocca le maniche” nell’ambito di Atreju 2023, Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, ha detto che “dopo l’approvazione della legge di bilancio bisogna aprire al consolidamento di un confronto costruttivo e senza pregiudiziali tra governo e sindacato su tutti i dossier aperti: dalle pensioni al fisco, dalla questione salariale alla sicurezza sul lavoro, dalla sanità alla non autosufficienza, alla scuola, al contrasto alla povertà, all’attuazione del Pnrr, al riscatto del Sud, alle politiche industriali ed energetiche”. Secondo il sindacalista, “unire queste tessere vuol dire tenere lo sguardo puntato verso un nuovo e moderno Patto sociale che dia risposte ai tanti problemi che il Paese ha di fronte. La Cisl è pronta a questa sfida”. Sbarra ha anche detto di aspettarsi il supporto delle forze politiche che hanno sottoscritto il progetto di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa presentato dalla Cisl.

LA VOTAZIONE SULLA MANOVRA

All’alba si è concluso l’esame degli emendamenti alla Legge di bilancio in commissione Bilancio al Senato e in tema di riforma delle pensioni è quindi passata la modifica dell’articolo 33 messa a punto dal Governo stesso che, come ricorda il sito del Sole 24 Ore, “salva dai tagli inizialmente previsti le pensioni di vecchiaia di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari. Restano penalizzate quelle anticipate ma c’è un taglio più soft per i sanitari con una riduzione di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. I dirigenti medici e gli infermieri potranno, se vorranno, rimanere al lavoro fino ai 70 anni”. È invece saltato il tentativo governativo di alzare a 72 anni l’età di pensionamento per i medici e i professori universitari. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani aveva detto che la misura era dettata dall’esigenza oggettiva di carenza di medici sul territorio, ma i sindacati dei medici avevano subito protestato contro la proposta.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TAJANI

Il ministro degli Esteri, nonché vicepremier e Presidente di Forza Italia Antonio Tajani, come riporta Ansa, si è detto soddisfatto a proposito della Legge di bilancio “perché è il massimo di ciò che si potrebbe fare, abbiamo apportato degli aggiustamenti che avevamo chiesto su casa e pensioni di medici e dipendenti pubblici, e stiamo lavorando perché nella manovra o in altri provvedimenti, come quello sulle proroghe, ci possa essere una breve proroga per il superbonus che riguarda condomini che hanno già compiuto il 70%dei lavori. Quindi, nessuna tolleranza per imbroglioni, ma per le persone oneste bisogna avere un occhio di riguardo, e permettere di concludere i lavori in dirittura d’arrivo”.

LE PAROLE DI ZANGRILLO E BUTTI

Il suo collega di partito, e ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, intervistato dal Corriere della Sera spiega che “con la manovra abbiamo corretto un meccanismo di rivalutazione fortemente sbilanciato per alcune categorie. Poi abbiamo ammorbidito l’intervento per evitare che si trasformasse in un incentivo ad andare in pensione in settori delicati come la sanità. Penso che la soluzione trovata ora sia di buon senso, oltre che giusta. Per ulteriori interventi non mi pare ci sia spazio, visto il contesto”. Invece, Alessio Butti, sottosegretario all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale, come riporta Fortune Italia, dal palco di Atreju 2023 spiega che “a proposito di calo demografico che porterà alla scomparsa di alcune professioni, tra l’altro, si pensava di far pagare i contributi pensionistici ai robot. Sembra una battuta, ma altrove c’è chi ci sta già ragionando”.

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