L’ATTESA PER IL DEF
C’è attesa per conoscere i dettagli del Documento di economia e finanza 2023. Secondo il Quotidiano Nazionale, i ristretti margini di finanza pubblica “lasciano pochi spazi all’annunciato riassetto pensionistico. Tant’è che più di qualcuno, al Ministero dell’Economia, si sbilancia a favore della proroga per altri dodici mesi, dal prossimo gennaio, dell’attuale Quota 103 (composta da 41 anni di contributi e 62 di età). A maggior ragione se, come è scontato, anche l’inflazione di quest’anno comporterà un esborso significativo per la rivalutazione dei trattamenti nel 2024”. Intanto il Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, intervenendo a Radio Anch’io, come riporta lanotizia.it, ha detto che, in attesa del testo definitivo, il Def gli sembra che “continui a dimenticare, da quello che leggiamo sui giornali, il lavoro, i pensionati, lavoratori il tema delle diseguaglianze. Di questo non se ne parla più” .
IL TAGLIO DELLE PENSIONI E I CONTI VERSO LA NUOVA RIFORMA
Sarà un CdM piuttosto importante quello in programma oggi pomeriggio alle ore 16: arriva sul tavolo del Governo Meloni il nuovo Def da presentare in Europa, primo tassello imprescindibile per capire la cornice della “borsa” per la prossima riforma pensioni, le riforme fiscali e ovviamente la Manovra di Bilancio. Crescita rivista al rialzo, deficit contenuto e indebitamento in calo: per farlo però, come ha ammesso lo stesso Ministro dell’Economia Giorgetti in audizione con le Camere, nei prossimi 10 anni servirà una importante sforbiciata alle pensioni.
«Con pochi miliardi Quota 41 non si fa, questo è chiaro. Dovremmo capire quante risorse avremo e come potremo avvicinarci a quell’obiettivo», ha commentato stamane Riccardo Molinari, il capogruppo alla Camera della Lega. Dal Carroccio era stato però lo stesso Freni a indicare la via per una riforma pensioni 2023.24 imponente senza per questo gravare sulla spesa pubblica: si va per gradi, costruendo una legge anti-Fornero che nel giro di pochi anni soppianti del tutto la riforma del Governo Monti. Già oggi con il Def si capirà quali saranno le prossime mosse per iniziare a impostare quel tipo di “rivoluzione” della Previdenza nazionale. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI FRENI
In un’intervista a Repubblica, Federico Freni ha risposto anche a una domanda sulla riforma delle pensioni. Nello specifico, gli è stato chiesto se fosse necessario rinunciare a una delle misure promesse nei mesi scorsi, stante i vincoli di bilancio esistenti. “Assolutamente a nulla. Faremo la riforma delle pensioni; con la delega fiscale rivedremo le aliquote e rivoluzioneremo il fisco; proseguiremo con il progressivo taglio del cuneo. Ma deve essere chiaro che stiamo lavorando con un orizzonte di cinque anni, non di cinque mesi: non si può, e non si deve, fare tutto e subito. I conti si fanno a saldo: le politiche richiedono tempo e respiro strategico”, ha detto il sottosegretario all’Economia. Intanto su lazione.it viene ricordata la campagna del patronato Inas-Cisl “57 modi di andare in pensione nel 2023”. Michela Fuser e Stefano Gris, responsabili dei Patronati Inas di Treviso e di Belluno, ricordano che “il momento del pensionamento è delicato perché irripetibile e il risultato economico spesso dipende dalla soluzione pensionistica che si sceglie”.
LA SCADENZA RINVIATA DAL MINISTERO
Come ricorda Avvenire, il ministero del Lavoro ha rinviato la scadenza della segnalazione del datore di lavoro in merito alla rilevazione dei lavoratori di notte e delle attività usuranti dal 31 marzo al 17 aprile. Di fatto, “il datore di lavoro ha l’obbligo di segnalare alla Direzione provinciale del lavoro, all’Inps e all’Inail i nominativi degli addetti, facendoli così rientrare nelle tutele della previdenza”, più nello specifico della possibilità di poter andare in pensione a 61 anni e 7 mesi (con almeno 35 anni di anzianità) nel 2024. Il quotidiano della Cei, evidenzia che “invece il termine per la comunicazione del lavoro cosiddetto ‘a catena’ rimane fissato entro 30 giorni dal suo inizio. Intanto, è normalmente in corso il pensionamento agevolato per gli “usurati” che hanno chiesto la certificazione preventiva all’Inps lo scorso anno maturando i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2023”.
RIFORMA PENSIONI, LA NOTA DI USB
Come riporta l’edizione abruzzese del Messaggero, l’Usb, ricordando che Stellantis e Fiom, Uilm, Fim, Uglm, Fismic e Aqcfr hanno raggiunto un accordo per un contratto di espansione nello stabilimento di Atessa (ex Sevel), con cui potranno andare in pensione 120 lavoratori su base volontaria con 40 nuove assunzioni tra gli addetti che oggi operano in somministrazione, spiega che “più che di espansione si tratta di contratto di contrazione dell’occupazione. Pur comprendendo le ragioni di quei lavoratori che potranno uscire in anticipo dal 40ennale e durissimo sistema delle catene di montaggio per essere accompagnati alla pensione, non possiamo non sottolineare che l’accordo osannato è un arretramento occupazionale”.
I CONTI SUI POSTI DI LAVORO ALL’EX SEVEL
Il sindacato di base evidenzia infatti che i circa 120 posti di lavoro in meno “vanno ad aggiungersi agli 800-900 persi, negli ultimi due anni, con la mancata conferma degli staff leasing e interinali e ai 300/400 trasfertisti”. Inoltre, “i 40 lavoratori che verranno assunti sarebbero dovuti essere stabilizzati da tempo. Cosa c’è di positivo in tutto questo? Cosa c’è da rallegrarsi se negli ultimi anni questa fabbrica ha visto ridursi di circa il 20% i dipendenti? Troviamo tutto ciò preoccupante per il futuro del plant di Val di Sangro, che presumibilmente vedrà la perdita di altri posti a causa della meccanizzazione delle produzioni e del passaggio progressivo ai veicoli elettrici”. Senza dimenticare “l’avviamento del sito in Polonia, a Gliwice, dove vengono realizzati ugualmente furgoni”.
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