LE DELIBERE DELL’ENPAM
Tramite due delibere entrate in vigore oggi, l’Enpam cerca di incentivare i propri iscritti vicini alla pensione a restare al lavoro più a lungo. Come riporta Ansa, infatti, gli iscritti “convenzionati e liberi professionisti che decideranno di andare in pensione dopo i 68 anni matureranno una pensione significativamente più alta”. Il Presidente Alberto Oliveti spiega “che siamo di fronte a un problema generato da anni di errata programmazione, che ha fatto entrare nel mondo del lavoro molti meno nuovi medici rispetto a quelli che sono andati e stanno andando in pensione. Il nostro ora è un provvedimento contingente, nell’attesa che diventino operative misure strutturali studiate dal governo per il ricambio professionale”. Enpam ricorda che “un sistema di incentivazione per chi restava al lavoro esisteva già: i contributi all’Enpam versati dopo il 68° anno valevano il 20% in più, ma per i periodi lavorati dopo il 1° marzo questo vantaggio sarà moltiplicato”.
LE PAROLE DI PIERSANTI
Ieri si è tenuta la terza giornata di formazione Uilp Ital sui temi previdenziali e la Segretaria nazionale Uilp Livia Piersanti, oltre ad aver illustrato lo stato del confronto con l’Inps e con il Civ Inps, ha spiegato che “negli ultimi mesi, come Spi, Fnp, Uilp, unitariamente, abbiamo attivato un confronto con l’Inps sulle problematiche relative alle procedure e alle liquidazioni del Tfr/Tfs. Negli incontri, da noi richiesti, abbiamo evidenziato le tante criticità che si verificano sul territorio e abbiamo proposto alcune soluzioni. Ad esempio: attivare modalità di comunicazione e scambio di informazioni più efficiente e centralizzato tra Inps e pubbliche amministrazioni sul tema; creare un referente Inps per le pubbliche amministrazioni; attivare una mail o un numero verde dedicati; sviluppare una azione di consulenza anche tecnica per l’inserimento dei dati, rivolta alle pubbliche amministrazioni; potenziare le strutture e il personale Inps dedicato”.
LA SCELTA DI UNA PENSIONATA SVIZZERA
Si è parlato spesso dei pensionati italiani che si trasferiscono all’estero per aumentare il loro potere d’acquisto o godere di una tassazione agevolata. Forse non molti immaginano che vi siano pensionati stranieri che optano per l’Italia per motivi simili. Infatti, tio.ch ha intervistato una pensionata di 63 anni che ha deciso di trasferirsi dalla Svizzera all’Italia. “La mia rendita AVS è di 1’700 franchi. In Svizzera sarebbe stato impossibile sopravvivere, avrei dovuto indebitarmi e chiedere aiuti allo Stato”, racconta la donna, che spiega anche di aver trovato una casa con giardino in affitto a 1.000 euro al mese, mentre in Ticino ne spendeva poco più di 1.250 per un appartamento più piccolo. “So che ci sono tante persone nella mia situazione. Molti, già lavorando, faticano ad arrivare a fine mese, figuriamoci in pensione”, aggiunge la neopensionata che ha optato per l’ingresso anticipato in quiescenza.
LE PAROLE DI SIBILLA
Roberto Sibilla del Sindacato unitario lavoratori militari (Siulm), come riporta nonsolomarescialli.it, evidenzia che il sindacato sta attenzionando da giorni la stampa nazionale in merito alla riforma pensionistica che il Governo starebbe ipotizzando di attuare dal 2025. Le aree di intervento, per il comparto pubblico impiego, dovrebbero concentrarsi sul ‘taglio’ delle quote retributive delle pensioni con il calcolo ‘misto’ e sulla riduzione delle cosiddette ‘finestre mobili’ per chi sceglierà l’uscita anticipata. Il pensionamento per anzianità dovrebbe, secondo gli ipotetici intendimenti governativi, essere ulteriormente penalizzato. Il comparto difesa da noi rappresentato, non accetta ulteriori penalizzazioni. I servitori dello Stato hanno il diritto di poter condurre una vita dignitosa anche dopo il servizio attivo. Le tante penalizzazioni, tra cui la mancata costituzione dei fondi pensione, hanno già eroso notevolmente i nostri futuri assegni pensionistici”.
RIFORMA PENSIONI, L’INDAGINE ALTROCONSUMO
Secondo l’indagine Altroconsumo “Prepararsi alla pensione”, aumenta tra gli italiani la consapevolezza che in futuro l’assegno previdenziale potrà non bastare per affrontare tutte le spese “e si inizia anche a risparmiare per la pensione, ma la percentuale di chi lo fa non è soddisfacente e, soprattutto, gli investimenti effettuati spesso non sono i più adeguati”. Più nel dettaglio, come riporta l’agenzia giornalistica Opinione, “si rileva che il 72% dei rispondenti ritiene insufficiente la pensione che percepirà, a fronte di un risicato 3% convinto che sarà più che sufficiente. Le aspettative sull’ammontare del futuro assegno pensionistico non sono più rosee: il 26% dei lavoratori dipendenti pensa che non avrà alcuna pensione, percentuale che sale al 33% tra i lavoratori autonomi”.
FONDI PENSIONE ANCORA POCO GETTONATI
Di fronte a queste aspettative, “il 66% dei lavoratori ha dichiarato che sta facendo qualcosa per migliorare la propria situazione una volta in pensione. Si tratta di una percentuale buona, ma non pienamente soddisfacente, se si considera che 1 lavoratore su 3 non sta facendo nulla, mentre tra chi non si sta preparando alla pensione oltre la metà adduce come motivo il fatto di non avere abbastanza soldi da risparmiare. Questo in realtà è un pregiudizio molto diffuso e altrettanto spesso completamente infondato. Bastano infatti poche decine di euro al mese per poter avere una pensione integrativa, soprattutto se si inizia a risparmiare per tempo, in quanto più anni di versamenti significa maggiori possibilità di guadagno”. I fondi pensione non sono però molto gettonati: si trovano alle spalle di conti deposito e assicurazioni sulla vita.
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