QUALI SONO LE TEMPISTICHE PER LA PROSSIMA RIFORMA PENSIONI

Gli ostacoli e la possibilità di un ulteriore “rinvio” della nuova riforma pensioni targata Governo Meloni – la cosiddetta Quota 41 – sembrano sempre più effettivi e rischiano di far slittare il progetto di Legislatura dell’esecutivo ben oltre l’anno in corso: sempre secondo i calcoli fissati dal focus di SkyTG24, è quasi impossibile che si possa vedere nel 2024 la nuova riforma pensionistica, ma è altrettanto difficile che possa venir approvata anche nel 2025.



Nelle prossime Manovre di Bilancio il nostro Paese dovrà stanziare ancora le risorse ridurre il deficit accumulato (stiamo parlando di circa 5 miliardi di euro all’anno) e sopratutto, visto il “nuovo” Patto di Stabilità che torna ad essere attivo, sarà pressoché impossibile fare extradeficit per finanziare nuove misure economiche o addirittura una riforma pensioni ad ampio raggio che sostituisca la legge Fornero. (Agg. di Niccolò Magnani)



RIFORMA PENSIONI, LE SCARSE CHANCE DI QUOTA 41

Non sembra ci sarà spazio per misure di riforma delle pensioni nella prossima Legge di bilancio. E secondo Sky Tg24 nemmeno per una Quota 41 con ricalcolo contributivo dell’assegno, un’ipotesi che era circolata già prima dell’ultima manovra in virtù dei costi limitati per le casse dello Stato, ma che alla fine è stata scartata, anche se l’idea del ricalcolo contributivo è stata ripresa nella modifica apportata a Quota 103. Il problema principale è che il risparmio si avrebbe nel lungo periodo, mentre nell’immediato bisognerebbe comunque mettere in pagamento più pensioni, seppur di importo più basso. In ogni caso sul sistema pensionistico sembrano pesare due fattori principali. Il primo è l’andamento demografico che fa presagire un numero insufficiente di lavoratori attivi per mantenere i pensionati che aumenteranno nel corso degli anni. Il secondo è legato all’inflazione, dato che l’indicizzazione degli assegni comporta un aumento della spesa. Anche per questo non si esclude un rinnovo del blocco parziale delle rivalutazioni per l’anno prossimo.



LE ISTANZE DI CGIL E UIL SULLE PENSIONI

Si avvicina la manifestazione nazionale di Cgil e Uil in programma a Roma sabato 20 aprile. Sarà presente, come riporta potenzanews.net, anche una delegazione regionale di dirigenti, delegati e lavoratori dei due sindacati. Tra le motivazioni della manifestazione c’è anche la contestazione della riforma fiscale che il Governo promuove e che continua a tassare il lavoro e le pensioni più delle rendite finanziarie e immobiliari. Secondo i due sindacati bisognerebbe colpire gli extraprofitti evitando le sanatorie e i condoni che di fatto non rappresentano una forma di contrasto all’evasione fiscale. Per quanto riguarda il tema della riforma delle pensioni, Cgil e Uil fanno presente la necessità di indicizzare all’inflazione le detrazioni per lavoro e pensioni. Resta inteso che per le organizzazioni sindacali, compresa la Cisl, sarebbe auspicabile che il Governo riprendesse il confronto sulla previdenza che si è di fatto interrotto alla fine del 2023.

LE PAROLE DI LOESER

La previdenza complementare è certamente importante per i lavoratori che possono così integrare il futuro assegno pensionistico che rischia di essere sempre più basso. Secondo Ugo Loeser, Ceo di Arca Fondi, può essere un’arma in più per le imprese, che negli ultimi tempi sono sempre più impegnate a trattenere i propri talenti o a strapparli alla concorrenza. Come riporta Milano Finanza, infatti, dal suo punto di vista la previdenza complementare “può aiutare a fare una serie di cose importanti: ridurre i disequilibri di finanza pubblica, supportare l’economia reale, sganciare i giovani dalla tegola del debito pubblico, ma anche rendere le aziende più competitive”. Questo perché nella ricerca di un’occupazione, specialmente nel caso dei giovani, il livello dello stipendio può non bastare, visto che viene data sempre più importanza a tutti gli strumenti di welfare che l’impresa può mettere a disposizione, “di cui la previdenza complementare è un pilastro”.

RIFORMA PENSIONI, IL RILANCIO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Domani a Roma verrà presentato un “position paper” sulla previdenza complementare realizzato da “The European House – Ambrosetti” in collaborazione con Fondo Perseo Sirio, nel quale non mancheranno delle proposte per potenziare il secondo pilastro pensionistico, che ancora attira pochi lavoratori in Italia (il 36,2%) rispetto a quel che accade negli altri Paesi europei (in Germania si arriva all’84%, mentre in Olanda al 93%). Proposte che, spiega Il Sole 24 Ore, verteranno su facilitazioni per favorire gli investimenti in economia reale dei fondi, la copertura totale dei dipendenti pubblici e una campagna di comunicazione capillare sul territorio. Riguardo al primo punto vanno anche registrate le dichiarazioni di Federico Freni.

LE PAROLE DI FRENI

Il sottosegretario all’Economia, infatti, sempre come spiega il quotidiano di Confindustria, ritiene importante non rendere obbligatori gli investimenti in economia reale, ma “rendere attrattivo il sistema creando le condizioni affinché investire diventi talmente conveniente che ci sia la fila per farlo”. Freni prende in considerazione anche l’ipotesi di creare “una grande scatola comune”, cioè una sorta di fondo che raccolga tutti i fondi da convogliare verso l’economia reale. Il Sole 24 Ore ricorda anche che i sindacati continuano a chiedere la ripresa del confronto con il Governo sulla riforma delle pensioni, con interventi volti al rilancio della previdenza complementare, tra cui una nuova fase di silenzio-assenso per far confluire il Trattamento di fine rapporto dei lavoratori nei fondi.

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