LE PAROLE DI CAPONE

Paolo Capone ritiene “positivo l’impegno della ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone che sul tema delle pensioni ha dichiarato: ‘Il cantiere non è mai stato chiuso’. L’Ugl ritiene che sia necessario arrivare a una riforma del sistema previdenziale che punti a tutelare i diritti acquisiti dei lavoratori e promuova quella coesione e pace sociale che è indispensabile per garantire la stabilità del Paese. La proposta dell’Ugl rimane Quota 41, ossia la possibilità di uscire con 41 anni di contributi a prescindere dall’età”. Secondo il Segretario dell’Ugl, come riporta ilmetropolitano.it, “è fondamentale arginare la possibilità del ritorno in vigore della legge Fornero perché riteniamo abbia già prodotto danni per i lavoratori e per il mercato. Occorre, in tal senso, agevolare la flessibilità in uscita e garantire ai giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro incentivando il turnover generazionale. L’Ugl rimane disponibile a partecipare con il Governo e le parti sociali al tavolo su una riforma cruciale per i lavoratori”.



L’INVITO DI SBARRA SULLA RIFORMA PENSIONI E IL TEMA DELL’ASSISTENZA

Dopo la presentazione dell’ultimo rapporto di “Itinerari Previdenziali” sulla riforma pensioni e il capitolo spesa della previdenza, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra torna sui numeri emersi nello studio e lancia un appello al Governo: «Il Rapporto  conferma quanto la CISL sostiene da anni rispetto alla necessità di fare chiarezza, con una necessaria e urgente operazione verità, tra la spesa per previdenza e in particolare per pensioni e quella dell’assistenza». Stando ai dati emersi ieri con “Itinerari Previdenziali”, la spesa per pensioni nel 2022 ha avuto un’incidenza sul PIL del 12,97%: «Le conclusioni della Commissione di studio istituzionale, voluta e sollecitata dal sindacato, nella precedente legislatura purtroppo non sono state soddisfacenti, non hanno risposto a tutte le domande e infatti la CISL non le ha approvate», ribadisce il leader Sbarra,



Per questo motivo, la separazione tra previdenza e assistenza – che potrebbe trovare spazio nella prossima riforma pensioni ad ampio respiro – resta un elemento essenziale secondo il segretario Cisgl, «dimostrerebbe la sostenibilità di una riforma delle pensioni coerente con le proposte avanzate da tempo dalla Cisl. E’ più che mai necessario, quindi, riaprire un confronto su questo tema per consentire, anche nelle interlocuzioni con le Istituzioni europee, una più chiara illustrazione del nostro sistema previdenziale che attende di essere riformato al più presto secondo criteri di equità e sostenibilità sociale, flessibilità e inclusione». (agg. di Niccolò Magnani)



LE DICHIARAZIONI DI CALDERONE

Marina Calderone spiega che “la riforma complessiva richiede tempo, ma il cantiere pensioni non è mai stato chiuso”. Intervistata dalla Stampa, la ministra del Lavoro aggiunge che “avvalendoci dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale, durante la legislatura definiremo tutti gli interventi utili per mettere in protezione chi deve uscire dal lavoro in anticipo perché ha già lavorato tanto e chi, al contrario, deve ancora cominciare a costruire la propria posizione previdenziale, integrando nelle analisi anche la previdenza complementare”. Intanto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto, come riporta Radiocor, spiega che in tema di riforma delle pensioni “una delle idee più interessanti che possono essere messe in campo è la cosiddetta isopensione, una sorta di contrattazione di secondo livello tra azienda e dipendente per cercare di capire come fare uscire dal mondo del lavoro alcune persone”.

LE PAROLE DI GUERRA

Maria Cecilia Guerra, commentando le dichiarazioni di Claudio Durigon, sottolinea che “la futura realizzazione della promessa Quota 41 (che pure, secondo l’Inps costerebbe comunque 75 miliardi nei primi dieci anni) si arricchisce di un ricalcolo contributivo, non certo raccontato in campagna elettorale. Ma se questo riguarda il futuro, il presente non è meno preoccupante: avevano promesso di rendere strutturale Opzione donna e di confermare Ape sociale: la prima è stata massacrata dalle due ultime leggi di bilancio, per la seconda sono stati inaspriti i requisiti di accesso”. La deputata del Pd aggiunge poi che “Durigon ascrive alla Lega il merito di avere stoppato l’aggancio delle pensioni anticipate alla speranza di vita, ma con la legge di bilancio l’hanno riattivata con un anno di anticipo. Hanno fatto cassa limitando l’indicizzazione delle pensioni medio alte, dopo aver promesso la rivalutazione di tutte le pensioni. Forse questo non era l’anno della riforma pensionistica, ma se il buongiorno si vede dal mattino…”.

RIFORMA PENSIONI, L’ATTIVITÀ DELLE CAMERE

Come spiega Il Sole 24 Ore, “nei giorni scorsi la Commissione bicamerale di controllo sull’attività degli enti di previdenza, presieduta da un altro esponente del Carroccio, Alberto Bagnai, ha approvato l’avvio di ben due indagini conoscitive. La prima, che ha l’orizzonte di un anno, mira a indagare sullo stato di salute della previdenza integrativa, in particolare sul ruolo di casse e fondi in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al loro contributo alla crescita dell’economia reale. La seconda indagine, da completare entro la fine del 2025, guarda invece alla sostenibilità di lungo periodo delle varie gestioni pensionistiche e alle sfide che la transizione demografica e l’evoluzione del mondo delle professioni pongono al sistema previdenziale”.

IL GRUPPO DI LAVORO DEL CNEL

Il quotidiano di Confindustria ricorda anche che, oltre alle Camere, anche il Cnel punta a essere protagonista della partita sulla riforma delle pensioni. Infatti, “come ha annunciato il suo presidente Renato Brunetta in un’audizione parlamentare a dicembre, ha, a sua volta, già deciso di formare uno specifico gruppo di lavoro per ‘produrre riflessioni di alto profilo su sostenibilità economica ed equità intergenerazionale’. Anche perché, secondo lo stesso Brunetta, senza un rapido riordino, il rischio di un collasso dell’intero sistema previdenziale è da considerare verosimile. Una valutazione, quella del presidente del Cnel, scaturita anche dalla lievitazione dei costi pensionistici”. La Ragioneria Generale dello Stato stima infatti che nel 2040 la spesa per pensioni arriverà al 17% del Pil.

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