LA PROPOSTA DI HALLISSEY E GIOVANNONI
Far quadrare i conti pensionistici italiani è molto complicato, soprattutto perché si tratta di un sistema a ripartizione e il passaggio dal retributivo al contributivo è avvenuto piuttosto in là nel tempo, mentre cresce inesorabilmente lo squilibrio demografico che farà sì che ci siano sempre meno lavoratori per mantenere sempre più pensionati. Per questo Matteo Hallissey, Segretario dei Radicali Italiani, e Ruben Giovannoni, Presidente del Comitato Ventotene, dalle pagine de Linkiesta propongono una soluzione semplice quanto difficile da far digerire agli elettorali: tagliare le pensioni. “Questa misura così apparentemente drastica è l’unico rimedio possibile al furto generazionale in atto, ma potrà essere adottata solo se smetteremo di guardare all’oggi, alla contingenza, dando corpo invece ad un’autentica solidarietà intergenerazionale”, spiegano gli autori, evidenziando che bisognerebbe cominciare ad “aggredire anzitutto le pensioni più alte, il cinque per cento più alto di tutta la piramide pensionistica”.
LA RIFORMA PENSIONI SU QUOTA 41 NON SI AVVICINA, ANZI…
Siamo sempre a quel «la riforma pensioni non si farà a breve termine», detto dal Ministro del Lavoro Marina Calderone appena dopo la presentazione del DEF: i conti e la spesa generale per i prossimi anni non rendono l’addio alla Legge Fornero, e la contemporanea acquisizione della Quota 41, come qualcosa di troppo vicino nel tempo. Nel 2024 i conti INPS e MEF vedono 337,4 miliardi di sola spesa per le pensioni, conto che salirà a circa 368 miliardi nel solo 2027.
La corsa non si fermerà se permarranno le condizioni attuali tra debito, invecchiamento popolazione e pochi interventi sul fronte previdenziale: l’obiettivo del Governo si sposta dunque sul progetto di Legislatura per rendere il sistema pensionistico il più flessibile possibile con regole che funzionino su più anni e non più con interventi “toppa” per pochi mesi. (Agg, di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI ORIETTA ARMILIATO
Dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza sono ormai in pochi a credere che nella prossima Legge di bilancio vi saranno interventi di riforma delle pensioni che aumentino le forme di anticipo pensionistico. Anzi, si teme che vi saranno ulteriori strette visto che Quota 103, Ape social e Opzione donna scadono a fine anno. Non manca, in ogni caso, chi chiede un cambiamento importante, e nemmeno troppo oneroso per le casse dello Stato, per le donne: il riconoscimento del lavoro di cura. Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione donna social, è tornata infatti a riproporre un tema a lei caro e per il quale si è battuta per molti anni. Finora, purtroppo, senza esito positivo. Tuttavia è sempre più evidente che servirebbe un intervento sulla previdenza a favore delle donne e il riconoscimento del lavoro di cura ai fini pensionistici rappresenterebbe anche un giusto apprezzamento per un’attività svolta spesso in supplenza di un carente welfare pubblico.
L’INDAGINE PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS
A Roma è stata aperta un’indagine nei confronti di una ventina di persone per sospetta truffa ai danni dell’Inps. Come riporta Il Messaggero, un maresciallo addetto alla gestione delle pratiche per le pensioni della Marina Militare sarebbe riuscito direttamente, o tramite collaboratori, ad accedere alle piattaforme informatiche dell’istituto previdenziale per aumentare gli importi delle retribuzioni, delle indennità speciali o di altri voci utili a far levitare l’importo della pensione da liquidare per appartenenti alla forza armata vicini alla quiescenza. Costoro versavano in cambio denaro al maresciallo. Il quotidiano romano indica una cifra media di 15.000 euro per chi voleva veder aumentare il proprio futuro assegno pensionistico oppure il Trattamento di fine servizio. Il tutto tramite l’utilizzo di documenti falsi oppure con trucchi come quello di cambiare la valuta dei versamenti da euro in lire, in modo che l’importo risultasse non poco maggiorato.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PACIFICO
Di fronte al dato relativo all’aumento della spesa pensionistica, combinato alla stretta sui requisiti per l’accesso anticipato alla quiescenza, secondo Marcello Pacifico “siamo al danno oltre la beffa”. Il Presidente nazionale dell’Anief, infatti, sottolinea che mentre si va in pensione più tardi e con un importo ridotto anche per via dei paletti imposti alle uscite anticipate, “ora ci dicono che i conti dell’Inps sono in profondo rosso. La contraddizione diventa ancora più intollerante quando si obbliga del personale dipendente, come i docenti, a rimanere in servizio anche se si è facile vittima del burnout. E non si venga a dire che è colpa degli anticipi pensionistici in vigore, visto che permettono l’uscita anticipata in cambio di forti ulteriori tagli alla pensione”.
LA RICHIESTA DELL’ANIEF
In questo senso il simulatore messo a disposizione dall’Inps è in grado di far cogliere a quali importi di pensione vadano incontro in futuro i lavoratori. Secondo Pacifico, come riporta orizzontescuola.it, bisognerebbe arrivare ad applicare al personale scolastico le stesse regole pensionistiche vigenti per i lavoratori delle forze armate, dando anche la possibilità di riscattare gratuitamente la laurea. Dal suo punto di vista, poi, “l’aumento della spesa sociale legata all’Inps potrebbe essere contrastato: lo Stato, a nostro avviso, dovrebbe pagare mensilmente sia i contributi ai 3,5 milioni di dipendenti pubblici (si tratta di tre volte la quota oggi trattenuta nello stipendio), sia la sua parte di Tfr/Tfs. In questo modo potremmo risanare i conti e andare pure prima in pensione”.
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