NUOVI ESODATI, LA SMENTITA DI FONTI DEL MINISTERO

Su alcuni quotidiani si è parlato del fatto che, con l’articolo 33 della Legge di bilancio, il Governo avrebbe creato dei nuovi esodati. La Stampa spiega che fonti del ministero del Lavoro hanno smentito evidenziando che “si tratterebbe ‘solo’ di ‘alcuni casi di lavoratori iscritti in alcune gestioni che appartenevano al pubblico impiego che vedono ridurre non l’intera pensione ma l’importo atteso della futura quota retributiva a causa dell’eliminazione del metodo più vantaggioso che avevano finora rispetto agli altri lavoratori’”. Le stesse fonti aggiungono che “finché non si va in pensione il diritto non si cristallizza e la pensione viene sempre calcolata con le regole vigenti al momento della sua effettiva decorrenza”. Dunque, i lavoratori in questione riceveranno “un assegno in parte inferiore a quello che prendono ora e che si aspettavano di prendere in futuro, ma si trattava solo di un’aspettativa non di un diritto”.



LANDINI ATTACCA ANCORA L GOVERNO SULLA RIFORMA PENSIONI

La riforma pensioni inserita nella Manovra 2024 non solo non convince la Cgil ma addirittura, secondo il segretario Maurizio Landini, si avrebbe anche peggiorato il testo base della “vecchia” riforma Fornero: l’attacco ulteriore al Governo Meloni arriva dal leader del sindacato Rosso” durante un convegno Cgil in Friuli Venezia Giulia. «Questo Governo è riuscito perfino a peggiorare la legge Fornero. Nessuno ci pensava che fosse possibile», attacca Landini dopo le ultime notizie sui presunti tagli ulteriori tra gli assegni dei dipendenti pubblici.



Secondo il segretario generale Cgil, l’esecutivo di Centrodestra avrebbe usato le pensioni «per fare cassa e ha alzato l’età pensionabile». Nel contempo, Landini ribadisce l’importanza dei giovani e della loro precarietà: «hanno un’incertezza oggi e non avranno una pensione in futuro. E non si stanno riconoscendo né i lavori di cura né quelli più pesanti». In chiusura, Landini ricorda la proposta della Cgil per una vasta riforma pensioni, anche se «con questo Governo non c’è stato verso di poterne discutere perché, insisto, sta facendo cassa. Ha preso soldi dove non doveva andare a prenderli», (agg. di Niccolò Magnani)



I DATI INPS SULLE PENSIONI

Come riporta Ansa, dal Monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento emerge che sono “764.907 le pensioni decorrenti nel 2023 con un calo dell’11,07% rispetto alle 865.948 decorrenti nel 2022”. Le pensioni di vecchiaia “sono state 296.153 in calo del 2,38% mentre quelle anticipate nell’anno del passaggio da Quota 102 a 103 sono state 218.584 con un calo del 16,09%. Calo consistente anche per le pensioni ai superstiti (203.708 con un -17,98%) e per le invalidità diminuite del 13,55% a 46.462 unità. L’importo medio mensile nell’anno delle pensioni nel complesso è stato di 1.140 euro in lieve rialzo dai 1.135 del 2022”. Intanto, il Presidente dell’Adepp Alberto Oliveti, in audizione alla Commissione parlamentare di controllo sulle forme previdenziali ha spiegato che “la platea dei professionisti iscritti alle Casse di previdenza private ammonta, alla fine del 2022, a un milione 611.840 unità, con una forte crescita dei pensionati attivi: coloro che restano in esercizio sono 110.062, e dal 2005 sono aumentati di circa il 160””.

L’AVVERTENZA SULLA RITA

In un articolo pubblicato sulla guida del Sole 24 Ore Pensioni 2024 viene ricordato che chi è iscritto alla previdenza complementare può utilizzare, in determinate circostanze e con specifici requisiti, alla Rendita integrativa temporanea anticipata in attesa di andare in pensione. Tuttavia, “la Rita deve essere finanziata per tempo e in maniera adeguata. Altrimenti le prestazioni maturate risulteranno così contenute che lo strumento rimarrà inutilizzato”. In buona sostanza, “se ci si iscrive presto a un fondo pensione si ottengono prestazioni presumibilmente in linea con le rispettive esigenze. Più si ritarda, più le prestazioni diventano irrisorie”. La guida, in un altro articolo, ricorda anche l’importanza di utilizzare l’estratto conto contributivo per verificare che tutto sia in regola nei versamenti previdenziali. Consiglio che vale anche per la previdenza complementare, in modo da tenere monitorati gli accantonamenti effettuati durante la propria vita lavorativa.

RIFORMA PENSIONI, IL DEBITO IMPLICITO ITALIANO

In un articolo pubblicato su Sanità 24, supplemento del Sole 24 Ore, Claudio Testuzza ricorda che “l’Italia vanta un debito pensionistico implicito elevato rispetto ad altri Paesi, nonostante la riforma che ha introdotto il sistema contributivo a metà degli anni ’90, meglio definita dalla riforma ‘Fornero’ del 2011. E le riforme pensionistiche sono ovviamente un modo per poter effettuare una riduzione dei benefici e della spesa. Più che un problema di sostenibilità il nostro Paese ha un problema di equità intergenerazionale e il debito pensionistico serve proprio a mettere in guardia contro interventi che, pur avendo costi limitati nell’immediato, possono nel tempo far aumentare fortemente gli oneri che gravano sulle future generazioni”.

IL DATO SPESSO IGNORATO

Testuzza evidenzia, quindi, che il principio “secondo cui chi va in pensione prima riceve una pensione più bassa, risponde a criteri di equità attuariale. Permette, infatti, di coniugare maggiore libertà di scelta su quando andare in pensione con il fatto di non fare aumentare il debito implicito. Il futuro previdenziale è quindi un grosso problema. Una vera e propria spada di Damocle che pende sulla testa dei nostri figli e delle future generazioni. Ma di cui tutti sembrano ignorare le ricadute E non solo perché il debito implicito previdenziale, fino ad oggi, è un dato pressoché sconosciuto ai documenti di programmazione economica-finanziaria. Ma soprattutto perché, malgrado il periodo delle vacche grasse sia passato da un pezzo, la previdenza in Italia continua ad essere gestita allegramente”.

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