RIFORMA PENSIONI 2024, IL RAPPORTO DELLA RGS
L’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario sembra rappresentare un ulteriore freno alla possibilità di introdurre nuove misure di anticipo pensionistico. Viene spiegato, infatti, che la spesa pensionistica, che a fine anno sarà pari al 15,6% del Pil, nel 2040 raggiungerà il 17% e solamente nel 2044, quindi tra vent’anni, comincerà a diminuire per portarsi al 16% del Pil nel 2050 e poi al 13,9% nel 2070. Tutto questo nonostante l’innalzamento che ci sarà dell’età pensionabile per via dell’adeguamento all’aspettativa di vita vista in crescita e alla transizione al sistema contributivo pieno che renderà più bassi gli importi degli assegni da erogare.
IL COSTO DELLE DEROGHE ALLA RIFORMA PENSIONI DELLA FORNERO
A portare a questo incremento della spesa pensionistica su Pil sarà principalmente la tendenza demografica che vedrà sempre più anziani (e quindi pensionati) e sempre meno forza lavoro giovane. Come se non bastasse, nel rapporto della Ragioneria generale dello Stato viene anche spiegato che le deroghe alla riforma pensioni Fornero hanno portato a una maggior spesa di quasi 40 miliardi di euro nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023. È chiaro, quindi, che nuove Quote, per quanto meno vantaggiose delle precedenti, sia per requisiti di accesso che per sistema di calcolo del futuro assegno, andrebbero ad aggravare la situazione dei conti pensionistici che appare già non molto rosea. Servirebbero, quindi, adeguate coperture che non sembra semplice poter individuare allo stato attuale.
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