Il 1° maggio, Festa del lavoro abbiamo assistito a tutta una serie di manifestazioni organizzate da Cgil, Cisl e Uil in molte città italiane e a quella nazionale che si è svolta a Monfalcone alla presenza dei Segretari generali Landini, Sbarra e Bombardieri. In tutti e tre gli interventi dei leader sindacali è stato affrontato soprattutto il tema del lavoro, in particolare l’aspetto che riguarda la sicurezza, con infortuni e morti che si registrano in Italia con numeri impressionanti soprattutto nel sistema dei subappalti e sul fatto che il potere d’acquisto con i salari bassi e i mancati rinnovi contrattuali è diminuito in maniera considerevole.
Vi è stato poi – in particolare da parte di Cgil e Uil, la Cisl ultimamente è su posizioni un po’ differenti – l’attacco alle politiche del Governo, in particolare sul decreto che annuncia 100 euro una tantum ai lavoratori con redditi fino a 28.000 con moglie e figlio a carico che verranno però erogati appena a gennaio 2025 e considerato dai due leader sindacali solamente uno spot elettorale e una presa in giro ai lavoratori.
Per quanto riguarda la riforma pensioni, questo tema è stato solo sfiorato dai Segretari Generali, evidenziando come sia urgente e necessario riprendere il confronto col Governo e sul fatto di mantenere il potere d’acquisto sulle pensioni. Veramente troppo poco in ambito previdenziale su un argomento così impattante sulla vita delle persone.
Dopo anni di battaglie portate avanti sulla riforma pensioni con un’interessantissima proposta organica presentata dalla OO.SS. che comprendeva i 41 anni per tutti sufficienti per poter andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, una flessibilità in uscita intorno ai 62/63 anni, una valorizzazione ai fini contributivi del lavoro di cura, 12 mesi di anticipo alle lavoratrici madri per ogni figlio, una differenziazione dei lavori svolti perché non tutti sono uguali e alcune categorie dovrebbero andare prima in pensione, la stabilizzazione di Opzione donna con le regole che si avevano ante-Legge di Bilancio 2023, una pensione di garanzia per i giovani che hanno carriere frammentate e discontinue, sembra che da alcuni mesi le forze sindacali si siano un po’ raffreddate nelle loro richieste e accettino un po’ passivamente il discorso della difficile situazione geopolitica internazionale, della mancanza di fondi, quasi aspettando di vedere quali saranno le future proposte dell’Esecutivo.
Sembra quasi che le forze sociali si limitino ad affrontare solamente il problema della salvaguardia del potere d’acquisto dei pensionati, cosa assolutamente sacrosanta, rivendicando la perequazione completa delle pensioni e dimenticandosi un po’ dell’enorme problema della riforma pensioni 2024 che invece deve essere messa al centro dell’agenda politica nazionale.
Anche perché le problematiche sono, invece, sostanziali, con giovani destinati a rimanere al lavoro fino al 71 anni e che si ritroveranno poi una pensione che sarà forse del 50% del loro stipendio, col fatto che con l’istituzione del sistema contributivo assistiamo a pensioni che progressivamente negli anni diminuiscono in maniera costante, assistiamo a sperequazioni enormi tra uomini e donne nell’ordine del 40% dell’assegno previdenziale e vi anche una forte differenza di importi di assegni tra nord e sud del Paese. Assistiamo, poi, in Italia a una natalità che è la più bassa dal 1861 e a un’aspettativa di vita che per fortuna aumenta costantemente, ma che rischia, se non si interviene immediatamente, di mettere in crisi il sistema previdenziale italiano dove tra pochi anni vi saranno quasi più pensionati che lavoratori attivi.
Mi auguro, quindi, che le forze sindacali compatte e non divise come attualmente sono con Cgil e Uil da una parte e Cisl e Ugl dall’altra rimettano al centro delle loro rivendicazioni l’aspetto previdenziale non soltanto chiedendo il mantenimento del potere d’acquisto delle pensioni falcidiato dall’inflazione, ma anche proponendo nuove idee di riforma pensioni attualizzate dall’avvento di nuove tecnologie che impattano fortemente nel mondo del lavoro, come per esempio i robot e l’intelligenza artificiale.
Organizzare dei convegni con la partecipazione di esperti economici sul futuro della previdenza in Italia e perché no, anche delle manifestazioni di piazza magari al sabato dove l’argomento caratterizzante sia quello delle pensioni potrebbe essere un modo per far ritornare questo aspetto, che riguarda tutti i cittadini italiani e in particolare i giovani a cui si sta rubando il futuro previdenziale, al centro della vita politica per l’incalzare l’Esecutivo ad approvare una nuova riforma pensioni che sia attuale, strutturale e duratura garantendo la tenuta del sistema per evitare, in futuro, il pericolo di una bomba sociale.
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