I RITARDI PERSISTENTI SU TFS E TFR NELLA PA
Come riporta orizzontescuola.it, “il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (Civ) dell’Inps ha espresso preoccupazione per i ritardi nel pagamento del trattamento di fine servizio (Tfs) e di fine rapporto (Tfr) ai dipendenti della Pubblica amministrazione.Una nota del Consiglio rileva che sono state sollecitate azioni normative per garantire ai lavoratori pubblici l’ottenimento del Tfs in tempi accettabili. Inoltre, è stato richiesto all’Inps di sviluppare un progetto specifico per ridurre i tempi di erogazione di queste prestazioni. Dal 1° febbraio al 12 dicembre 2023, sono state presentate 17.539 domande di anticipazione del Tfs/Tfr. Di queste, 6.195 sono state respinte, 9.138 sono in lavorazione e solo 2.216 sono state effettivamente lavorate”. Non va dimenticato che una recente sentenza della Corte Costituzionale “ha espressamente invitato il legislatore a trovare soluzioni per un intervento riformatore in tempi ragionevoli”.
COSA CAMBIA PER LE PENSIONI DOPO LE NUOVE ALIQUOTE INPS DA APRILE
La riforma fiscale del Governo Meloni che prevederà nuove aliquote Irpef a partire dal mese di aprile 2024 vedrà alcune novità anche sul fronte della riforma pensioni, o quantomeno sull’erogazione degli assegni in attesa che il cantiere sulla nuova legge possa “decollare” nei prossimi mesi. Le pensioni Inps da fine aprile vedranno dunque alcune novità per alcune categorie: per i pensionati con reddito compreso tra i 15mila e i 28mila euro, l’aliquota Irpef al 23% comporta un alleggerimento della tassazione pari al 2% rispetto al passato.
Sull’assegno pensionistico di aprile 2024 saranno poi applicatis i conguagli riferiti ai mesi precedenti, ricorda il focus di SkyTG24 sulla riforma pensioni: se i ratei di pensione per gennaio e febbraio dovessero risultare insufficienti per il recupero pieno, «si proseguirà con le trattenute sui ratei mensili successivi fino all’estinzione del debito». In merito invece alla rivalutazione delle pensioni 2024 in base al costo dell’inflazione, il tasso di aumento è previsto sul 5,4%, in ribasso rispetto all’8,1% dello scorso anno confermando di fatto un generale “raffreddamento” dei prezzi. (agg. di Niccolò Magnani)
SALTATA LA PROROGA DEL CONTRATTO DI ESPANSIONE
Come ricorda Repubblica, il contratto di espansione, fino all’anno scorso considerato tra le misure di riforma delle pensioni, non è stato prorogato e dunque non è utilizzabile dalle imprese per agevolare i prepensionamenti di alcuni lavoratori in cambio dell’inserimento di nuove leve con competenze più aggiornate. Tuttavia, il quotidiano romano spiega che per questa misura, gradita a imprese e sindacati, era stata in realtà pensata una proroga biennale da parte della ministra del Lavoro Marina Calderone, che l’aveva inserita nel Decreto lavoro varato dal Consiglio dei ministri il 1° maggio scorso. Poi, però, tale proroga è saltata. E non è stata mai più ripristinata. Al momento ci sono due emendamenti di Partito democratico e Italia viva al Decreto Milleproroghe in discussione alla Camera per una proroga del contratto di espansione almeno di un anno. Ma, aggiunge Repubblica, hanno scarse possibilità di essere approvati.
I DATI DEL RAPPORTO COVIP
Come riporta Repubblica, dal Rapporto Covip sul 2023 “emerge una decisa crescita delle forme pensionistiche complementari: sono arrivate a 10,7 milioni, il 4% in più rispetto al 2022. Gli iscritti effettivi sono un po’ di meno, 9,6 milioni, perché alcuni hanno più di una posizione aperta. Per i fondi negoziali ci sono 211 mila ingressi in più; per le forme di mercato 109 mila in più, e per i Pip (piani individuali pensionistici) 83 mila. Gli incrementi maggiori arrivano dagli edili, seguiti dal pubblico impiego (anche perché per i nuovi assunti vige il silenzio-assenso per l’adesione). Le risorse destinate alle prestazioni sono arrivate a 222,6 miliardi di euro, in crescita dell’8,2% rispetto ai 205,6 miliardi di fine 2022. I tre quarti dell’incremento sono dovuti al miglioramento dei rendimenti, il resto ai flussi contributivi, al netto delle uscite.
RIFORMA PENSIONI, GLI ASSEGNI STRAORDINARI
Come ricorda la guida Pensioni 2024 del Sole 24 Ore, “i datori di lavoro appartenenti ad alcuni settori come credito, assicurazioni, credito cooperativo e Ferrovie dello Stato possono, tramite i fondi di solidarietà bilaterali, erogare un assegno straordinario di integrazione al reddito che, di fatto, accompagna alla pensione i lavoratori che aderiscono volontariamente al piano di esodo”. fondi di solidarietà bilaterali “erogano quindi un assegno straordinario in caso di esodo agevolato che consiste in un’indennità economica finanziata dal datore di lavoro esodante e corrisposta dal fondo, fino alla maturazione del diritto pensionistico, ai lavoratori che maturino i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia o anticipata entro cinque anni dal momento di uscita dall’azienda”.
COME FARVI RICORSO
Per “ricorrere all’assegno straordinario è necessario sottoscrivere un accordo sindacale con le proprie rappresentanze aziendali e che i lavoratori aderiscano al prepensionamento a seguito della cessazione del rapporto di lavoro con una risoluzione consensuale”. Per i periodi di erogazione dell’assegno straordinario “compresi tra la cessazione del rapporto di lavoro e la maturazione dei requisiti minimi di età e/o anzianità contributiva per il diritto a pensione anticipata ordinaria o di vecchiaia, il datore di lavoro versa la contribuzione figurativa correlata all’ultima retribuzione mensile”, che resta “utile al diritto e all’importo della pensione”. Le imprese possono anche sostenere il costo di riscatto della laurea o di una ricongiunzione per permettere di rientrare nei requisiti per l’accesso all’assegno straordinario o accedere direttamente a pensione.
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