RIFORMA PENSIONI 2024, LO SGUARDO ALLA MANOVRA
Con il taglio dei tassi di interesse dello 0,25% varato ieri dalla Banca centrale europea arriva senza dubbio una seppur piccola boccata d’ossigeno per le casse pubbliche italiane, ma non sufficiente per pensare che si possano liberare molte risorse in vista della Legge di bilancio. La possibilità che possano essere prorogate le misure di pensionamento anticipato in scadenza a fine anno, come l’Ape social, Quota 103 e Opzione donna, o che ne vengano varate di nuove resta ancora marginale, anche perché l’Eurotower ha diffuso le sue stime sull’andamento dell’inflazione, dalle quali emerge che solamente nel 2026 si scenderà sotto il target del 2%. Questo non implica solamente che ci saranno pochi margini per nuovi tagli dei tassi ma che mancheranno i fondi per la riforma pensioni.
RIFORMA PENSIONI E IL RISCHIO DI INFLAZIONE
Infatti, un’inflazione a questi livelli comporta, per i Paesi dove esiste un meccanismo di rivalutazione delle pensioni come l’Italia, un sensibile aumento della spesa destinata alla previdenza. È pur vero che quelle della Bce sono previsioni riguardanti tutta l’Eurozona, ma sempre ieri l’Istat ha diffuso le prospettive per l’economia italiana nel 2024-2025 dalle quali emerge che nei prossimi mesi ci sarà un graduale ritorno verso tassi di inflazione vicini al target della Banca centrale europea, il che lascia supporre che l’aumento dell’indice dei prezzi non dovrebbe attestarsi più sotto l’1% come accaduto recentemente. Il Governo dovrebbe, quindi, provvedere ad adeguare gli importi delle pensioni in essere spendendo più risorse di quelle che erano auspicabili, non solo a Roma.
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