RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI JESSOULA
Tra chi si oppone a una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità vi è chi ricorda che nel nostro Paese, grazie all’ex pensione di anzianità, oggi semplicemente pensione anticipata, si esce dal mercato del lavoro relativamente presto e comunque a un’età inferiore a quella indicata come requisito anagrafico standard. Se questo è vero, Matteo Jessoula, Professore di Scienze Politiche, evidenzia che l’età effettiva di uscita dal mercato del lavoro italiana è tra le più alte in Europa. I dati del 2023 dicono infatti che mediamente nel nostro Paese si è andati in pensione a 64,2 anni, mentre nell’Ue mediamente a 63,6 anni. In Francia addirittura a 62,4 anni. Dunque, non è poi così vero che in Italia si va in pensione presto.
I DATI SULL’USCITA DAL LAVORO
Il Professore di Scienze Politiche all’Università di Milano, in un intervento su Affari&Finanza, supplemento economico di Repubblica, evidenzia che il nostro è tra i Paesi europei con la più bassa quota di giovani sul totale degli occupati, mentre è elevata la quota di anziani. E questo non aiuta ad affrontare i cambiamenti e le innovazioni dettati dalle transizioni digitale ed energetica. Per questo alzare l’età pensionabile rischia di essere controproducente per il sistema-Paese, dato che l’impatto sul sistema economico rischierebbe di essere negativo. Intanto va ricordato che la pensione anticipata i requisiti (42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le donne) resteranno invariati almeno fino al 2029, quando l’adeguamento all’aspettativa di vita potrebbe modificarli (ma solo al rialzo).
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