IL GENDER GAP DI 40 MILIARDI
Come riporta Repubblica, secondo una nuova e prima analisi dell’Inps presentata oggi e relativa ai divari di genere, “le donne ricevono 40 miliardi in meno di pensioni rispetto agli uomini. Il gender pay gap, la differenza di paga, si trascina così dalle giovani lavoratrici alle pensionate. E non potrebbe essere altrimenti, viste le retribuzioni più basse destinate alle donne a tutti i livelli, manager comprese”. L’Istituto nazionale di previdenza sociale parla di “segregazione orizzontale e verticale”. Nell’analisi voluta dal Consiglio di indirizzo e vigilanza viene evidenziato che le cause del divario dipendono anche da “una differenza strutturale nella retribuzione oraria tra uomo e donna (segregazione orizzontale). Anche nella Pubblica amministrazione. E ovunque ai più alti livelli, quelli della dirigenza, a cui le donne arrivano in numeri davvero contenuti (segregazione verticale)”.
“44% TEME PENSIONI TROPPO BASSE”: LA REPLICA DI MOLINARI SU QUOTA 41
Durante la puntata di “Cartabianca” martedì 20 febbraio, la conduttrice Berlinguer presenta l’ultimo sondaggio Tecnè sulle preoccupazioni principali degli italiani: appena dietro all’inflazione (al 59%) ecco che il 44% richiede un intervento diretto dello Stato sulla riforma pensioni. Quasi un italiano su due ritiene che stipendi e pensioni in Italia siano troppo basse: palla al balzo colta subito da Bianca Berlinguer che al suo ospite, il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, pone subito l’argomento di una riforma Fornero che ancora non è stata cancellata nonostante fosse nel programma del Centrodestra.
«In realtà è diventato più difficile andare in pensione, per chi addirittura svolge lavori usuranti dovrà aspettare 5 mesi in più rispetto a quanto era due anni fa», contesta la conduttrice Mediaset. Immediata la risposta Molinari che dopo aver sciorinato i dati su occupazione e risultati sul lavoro, afferma: «E’ evidente che non siamo ancora riusciti ad attuare il programma di quota 41 perché le risorse sono quelle che sono – conclude – abbiamo cercato di rivalutare le pensioni fino a quattro volte la minima, abbiamo fatto la finestra di quota 103 ma certamente nei 5 anni cercheremo di arrivare alla quota 41». (agg. di Niccolò Magnani)
LA CIRCOLARE INPS SULL’APE SOCIALE
Come riporta Il Sole 24 Ore, con una circolare specifica sull’Ape sociale, l’Inps ha chiarito che il requisito anagrafico minimo, pari a 63 anni e cinque mesi, richiesto nel 2024 “è necessario anche per quelle persone che magari hanno perfezionato i requisiti in passato (quando erano sufficienti 63 anni), ma non hanno presentato domanda di verifica degli stessi e per chi è decaduto dall’indennità, ad esempio per superamento dei limiti di reddito compatibile”. Inoltre, “a chi otterrà la certificazione dei requisiti nel 2024 si applicherà il divieto assoluto di svolgere attività di lavoro dipendente o autonomo oppure attività autonoma occasionale con relativo reddito, solo in quest’ultimo caso, superiore a 5mila euro annui”. Cambia, quindi, il regime di cumulabilità con altri redditi che, fino all’anno scorso consentiva ai percettori di Ape sociale di poter avere anche “redditi da lavoro dipendente o parasubordinato fino a 8mila euro annui” oppure “redditi di lavoro autonomo fino a 4.800 euro annui”.
L’APPROVAZIONE DEL MILLEPROROGHE
Ieri è stato approvato alla Camera, con il voto di fiducia, il Decreto Milleproroghe. Come ricorda Il Tempo, il provvedimento contiene la norma che consente ai medici di poter lavorare fino a 72 anni. “Le aziende del Servizio sanitario nazionale potranno infatti elevare a questa età il limite per la pensione per il servizio di dirigenti medici e sanitari che ne faranno richiesta entro il 31 dicembre 2025. Con questa misura, l’Esecutivo vuole contrastare la carenza di personale all’interno delle strutture ospedaliere”, spiega il quotidiano romano. Intanto quifinanza.it ricorda che dal 1° luglio 2024 aumenterà al 2,5% il contributo aziendale per i lavoratori del Ccnl cemento, calce e gesso iscritti alla previdenza complementare. “Per avere diritto al contributo percentuale a carico dell’azienda, i lavoratori dovranno effettuare un versamento minimo dell’1,40%” e “la nuova percentuale a carico del datore di lavoro si somma al contributo di 5 euro mensili versato dal datore di lavoro ai fondi pensione per tutti i dipendenti”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI DELL’OSSERVATORIO DI PLANNIX
Come riporta Teleborsa, dall’Osservatorio sulla Previdenza 2024 di Plannix emerge che “il 93% degli italiani valuta la possibilità di integrare la pensione con investimenti o piani di risparmio privati, ma solo il 25% ha fatto analizzare la propria situazione previdenziale da un consulente esperto. Il 59% dei nostri connazionali teme di ricevere un importo insufficiente, il 26% di raggiungerla in tarda età e il 9% di non poterla addirittura percepire. Il 15% di loro, però, non sa a che età andrà in pensione e il 34% non è in grado di quantificare i contributi che versa in un anno. Il 47% del campione ha calcolato o fatto stimare il valore mensile netto della propria pensione: il 36% delle persone prevede di poter percepire tra i 1000 e i 1500 euro, il 22% tra i 1500 e i 2000, il 22% oltre i 2000 e il 18% meno di 1000 euro netti”.
LE PAROLE DI LIXI
Luca Lixi, Ceo e fondatore di Plannix, spiega che “i più preoccupati non sono tanto i ventenni, per cui l’evento pensione è oggettivamente lontano, quanto i giovani tra i 35 e i 40 anni, che sono entrati in una fase di consapevolezza, aiutati dalla costruzione di una nuova famiglia, dalla nascita e crescita dei figli, o dall’invecchiamento dei genitori; tutte cose che portano ad essere maggiormente responsabili e previdenti. Se non si è già iniziato prima, come peraltro consigliabile, questo è il momento giusto per mettere in priorità la costruzione di un proprio piano pensionistico“, anche perché “tra qualche anno non ci sarà materialmente una base di lavoratori sufficiente a coprire il fabbisogno delle pensioni. E tra le possibili misure volte a ridurre questo impatto, potrebbe esserci proprio quella di ridurre gli importi”.
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