IL CHIARIMENTO INPS SULLA PENSIONE ANTICIPATA

L’Inps, come riporta Ansa, ha chiarito che il trattamento di pensione anticipata con il sistema contributivo puro a 64 anni “è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo (pari a 598,61 euro) quindi per il 2024 pari a 2.993,05 euro per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto alla pensione di vecchiaia. Al raggiungimento del requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia è posto in pagamento l’intero importo della pensione perequato nel tempo”. Inoltre, l’Inps ha spiegato che “in futuro ci sarà l’adeguamento alla speranza di vita anche per gli anni di contributi” e non solo per l’età anagrafica. Infatti, nella Legge di bilancio è stato previsto che “il requisito di 20 anni di contribuzione effettiva deve essere adeguato alla speranza di vita. Si fa presente che il decreto direttoriale del Ministero dell’Economia di concerto con il Ministero del Lavoro del 18 luglio 2023, ha previsto che, per il biennio 2025/2026, i requisiti pensionistici non sono incrementati”.



L’ALLARME DEI FONDI PENSIONE SUL FUTURO DEI CONTI: L’INTERVENTO DEL MEFOP IN COMMISSIONE ENTI PREVIDENZIALI

L’attesa di una riforma pensione che possa ristrutturare a 360° l’intera organizzazione della previdenza italiana si traduce non solo sulle singole modalità di uscita dal mondo del lavoro, ma anche sulla possibilità di costruire nel tempo fondi pensioni all’altezza delle esigenze di svariate migliaia di prossimi pensionati italiani. «Quello delle adesioni ai fondi pensioni è un problema vero perché non sono aumentate: negli ultimi 25 anni siamo andati dal 25% al 30% circa. E lì siamo rimasti», ha detto il presidente del Mefop – società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione (MEF primo azionista) – Mauro Marè stamattina presso la Commissione parlamentare per il controllo degli Enti previdenziali.



Una sorta di “identikit” degli associati sui fondi pensione viene fornita ai parlamentari e riporta dall’ANSA: «Prevalentemente gli iscritti ai sindacati, del Centro-Nord, con un certo livello di reddito», mentre «un autonomo, del Centro-Sud, con un minor livello di istruzione, fondamentalmente non aderisce». Marè alla Bicamerale guidata dal deputato della Lega Alberto Bagnai spiega poi il problema chiave della mancanza di adesioni: «Quando vengono meno gli attivi, quelli, cioè, che pagano i contributi, si può avere qualunque idea politica, o filosofica, ma resta il problema dell’equilibrio dei conti». Non solo, conclude il n.1 del Mefop, lo stesso rischio sarebbe in corso anche per altre Casse previdenziali private di professionisti. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI PAGLIARO

Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca-Cgil, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, ha evidenziato che “oggi andare in pensione è diventato un calcolo estremamente complesso e molto approssimativo. Mentre prima si entrava in un’azienda da ragazzo e si usciva da pensionato, oggi c’è un’eccessiva flessibilità che purtroppo è scaduta nella precarietà”. Ed è difficile “districarsi in un ambito di regole che viene modificato ogni anno”. Pagliaro ha anche detto che il Governo “ha tagliato risorse, ha messo le mani in tasca ai pensionati facendo cassa sulle rivalutazioni. Questo è quello che non dovrebbe accadere. Il libro dei sogni probabilmente non esiste, ma un Paese civile come il nostro dovrebbe interrogarsi su una pensione di garanzia per i giovani a fronte di un mercato del lavoro che ha scaricato sulle giovani generazioni tantissime contraddizioni”. E ha aggiunto che “provare a ridurre le tasse per lavoro dipendente e pensionati, magari con una lotta seria e concreta all’evasione fiscale, significherebbe ridare fiato al ceto medio che è in grande sofferenza”.

LA SCADENZA DEL 30 GIUGNO PER LE PENSIONI SOCIALI

Come ricorda Pmi.it, i titolari di prestazioni assistenziali, tra cui la pensione sociale, devono presentare “una dichiarazione contenente i dati rilevanti ai fini del mantenimento della prestazione e della conservazione del diritto” entro il 30 giugno 2024 “per non perdere i benefici economici”. In particolare, occorre compilare il modello ACC. AS/PS che rappresenta la Dichiarazione di responsabilità e inviarlo all’Inps. “Utilizzando l’apposito servizio online è possibile presentare la dichiarazione e confermare la permanenza dei requisiti amministrativi richiesti agli invalidi civili e ai titolari di assegno o pensione sociale”. Il termine del 30 giugno rappresenta una proroga. Come detto, è importante per i beneficiari presentare la Dichiarazione onde evitare la perdita del beneficio, che specie per gli invalidi è molto importate e comprende anche l’indennità di accompagnamento.

RIFORMA PENSIONI, LO SCARSO APPEAL PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

In un articolo pubblicato su demografica, sezione del sito di Adnkronos, viene spiegato che nonostante si vada incontro a un futuro con pensioni più basse, “sono diversi i motivi per cui raramente gli italiani scelgono la pensione complementare: lavoro povero; lavoro precario; lavoro occasionale o stagionale e in alcuni casi i rendimenti troppo bassi o le spese di gestione troppo alte. C’è, però, anche una ragione culturale che vede gli italiani generalmente diffidenti verso la materia finanziaria intesa in senso lato. Non solo: l’educazione finanziaria e assicurativa è ancora più gravemente insufficiente per i giovani e le donne, categorie che già subiscono una condizione occupazionale peggiore rispetto alla media degli italiani”.

I VANTAGGI TRASCURATI DEI FONDI

Nell’articolo viene anche ricordato, oltre al rendimento dei fondi superiori a quello del Tfr, che “per agevolare la pensione complementare, sono stati introdotte importanti agevolazioni fiscale. Infatti, i contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro alle forme di previdenza complementare sono deducibili dal reddito complessivo fino a un importo annuo di 5.164,57 euro”. Inoltre, i prodotti previdenziali sono “esenti dal pagamento dell’imposta di bollo. E solo la parte di capitale o rendita che deriva dai contributi versati e dedotti ed eventualmente dal Tfr versato è assoggettata a tassazione che varia dal 15% al 9%, mentre la parte di capitale o rendita derivante da contributi non dedotti o dai rendimenti della gestione già tassati è completamente esente da imposte”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI