L’EMENDAMENTO DI TIZIANA NISINI
Il contratto di espansione non è stato rinnovato per il 2024, ma potrebbe ritornare in vigore grazie a un emendamento di Tiziana Nisini, deputata della Lega, al Collegato Lavoro che, come ricorda Il Sole 24 Ore, è all’esame della commissione Lavoro della Camera. L’emendamento è stato già dichiarato ammissibile e dopo Pasqua ci saranno le votazioni sul testo. Il quotidiano di Confindustria spiega che Nisini ha presentato altre due proposte che sono state dichiarate ammissibili: “Nel lavoro in somministrazione si propone superare la rigidità nell’utilizzo delle risorse provenienti dal versamento al fondo bilaterale di un contributo del 4% della retribuzione corrisposta ai lavoratori. Oggi si prevede una rigida distinzione tra le contribuzioni generate dai lavoratori assunti a tempo determinato e a tempo indeterminato. L’obiettivo è di rendere possibile l’attività di upskilling e reskilling per i lavoratori con contratto a termine. Semaforo verde anche per l’interpretazione autentica dell’articolo 21, comma 2, Dlgs 81/2015, per garantire che le definizioni di attività stagionale sin qui adottate dalla contrattazione collettiva vengano salvaguardate”.
PENSIONI APRILE, GLI AUMENTI NEL CEDOLINO INPS
L’INPS ha caricato online il nuovo cedolino per le pensioni di aprile 2024 con le relative informazioni sugli aumenti emersi dopo le (poche) novità della riforma pensioni legata alla seconda Manovra di Bilancio del Governo Meloni: resta sempre dirimente il tema delle aliquote Irpef che passano tra 4 a 3 come già avvenuto nel mese di marzo.
Chi invece non ha avuto in marzo gli aumenti spettati se li ritroverà nel cedolino del prossimo mese: per chi rientra nelle fasce di reddito previste, gli aumenti nelle pensioni del mese di aprile 2024 possono andare da un minuto di 5 euro al mese (per chi prende circa 1.400 euro lordi al mese) fino ad un massimo di 20 euro mensili circa per chi prende da 2.154 euro lordi al mese. Tutto è comunque verificabile sulla propria area personale del sito INPS, accedendo come sempre con Spidocchiantesi o CIE o altre identità digitale: i pagamenti effettivi delle pensioni di aprile scatteranno da martedì 2 aprile, in quanto il primo giorno del mese è festivo (Lunedì dell’Angelo). (agg. di Niccolò Magnani)
IL VANTAGGIO PER LE DONNE MADRI
In un articolo pubblicato su Sanità 24, sezione del sito del Sole 24 Ore, viene ricordato che l’Inps ha specificato che le donne con figli potranno usufruire di “una maggiorazione prevista dalla riforma delle pensioni di Dini del 1995 che assegnava un punteggio maggiore di coefficiente di trasformazione contributiva alle madri di uno o più figli”. Pertanto, il coefficiente per trasformare il montante contributivo in pensione viene maggiorato di un anno in caso di uno o due figli e di due anni in caso di tre o più figli. Viene quindi presentato un esempio: “Ipotizzando l’accesso alla pensione con 64 anni di età, coefficiente 5,184%, una lavoratrice con un figlio o due potrà utilizzare il coefficiente delle 65enni, coefficiente 5,352%, o quello delle 66 anni, coefficiente 5,531% per chi fosse madre di tre o più figli, è più vantaggiosi dei precedenti”. Tuttavia, “per le pensioni anticipate contributive, liquidate dal 2 gennaio 2024, è stato previsto un tetto massimo dell’assegno mensile che non può essere superiore a 5 volte il trattamento minimo, corrispondente a 2.993,05 euro”. Questo tetto perdura finché non vengono raggiunti i requisiti per la pensione di vecchiaia.
LE PAROLE DI VOLO
Come riporta tp24.it, l’assessore regionale alla Salute della Sicilia, Giovanna Volo, ha detto che “metteremo in campo una stretta collaborazione tra Regione, aziende sanitarie provinciali e Inps per risolvere al più presto e nel modo migliore i ritardi accumulati negli ultimi anni, specialmente durante e dopo la pandemia di Covid-19, nei procedimenti per il riconoscimento delle invalidità”. Volo ha anche spiegato che c’è l’intenzione “di istituire a breve un tavolo tecnico, a cui parteciperanno, l’assessorato alla Salute, il Comitato dell’Inps, l’assessorato regionale della Famiglia e delle politiche sociali e i direttori delle Asp. In quella sede discuteremo di modelli utili ad accelerare le pratiche nelle aziende che si trovano maggiormente in difficoltà. L’obiettivo della Regione resta quello di fornire una soluzione percorribile per un problema che ha ricadute negative sulle persone che hanno bisogno di assistenza anche attraverso il riconoscimento dello stato di invalidità”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GIUSTI E GENTILI
Giusti, delegato sindacale della Cub di Pisa, e il ricercatore sociale Gentili evidenziano che “da quanto visto con la Manovra di Bilancio 2023, in materia previdenziale il Governo Meloni si è letteralmente rimangiato quanto spergiurato in campagna elettorale”. La loro idea è che l’Esecutivo “voglia in sostanza eliminare il sistema misto foraggiando norme che scoraggiano il calcolo degli anni lavorati col retributivo”. Gli autori spiegano che “se dovessimo guardare, in termini realistici, al pensionato del 2040, potremmo ipotizzare una persona costretta a restare in servizio fino a 70 anni per avere alla fine un assegno da fame. Basti pensare che l’Inps, per i lavoratori i nati tra il 1965 e il 1980, con 30 anni di contributi versati e un salario con paga oraria inferiore poco inferiore ai 9 Euro lordi l’ora stima una pensione di circa 750 euro da percepire a 65\66 anni”.
IL RISCHIO DI RESTARE AL LAVORO DOPO I 70 ANNI
Si tratta, come si può facilmente osservare, di “una cifra veramente bassa e di poco superiore all’assegno sociale. Per alzarne l’importo saranno costretti, già loro, a restare a lavoro fino a 70 anni e, magari, con oltre 40 anni di contributi versati potrebbero raggiungere una cifra decente, per quanto comunque assai inferiore alle ultime retribuzioni”. Giusti e Gentili, quindi, ritengono di non “tracciare scenari apocalittici, ma di avere solo riportato dei fatti che scaturiscono da dati oggettivi e proiezioni veritiere che confermano la natura predatoria del capitalismo, che ci condannerà a uno sfruttamento crescente della forza lavoro e a un deterioramento delle condizioni di vita, con il potere di acquisto salariale e previdenziale destinato a ridursi ai minimi termini”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.