RIFORMA PENSIONI 2024, LA NECESSITÀ DELL’INDICIZZAZIONE
Si continua a ragionare sulle misure di riforma delle pensioni che potranno entrare nella prossima Legge di bilancio e se i sindacati chiedono di evitare di penalizzare chi è già in quiescenza tramite un blocco parziale delle indicizzazioni, su Italia Oggi viene ricordato che sono più di 400.000 i cittadini che l’anno scorso si sono visti erogati una pensione che è stata liquidata prima del 1984. Si tratta, quindi, di persone che ricevono una pensione da 40 o più anni. Questo anche in virtù dell’età media alla decorrenza delle pensioni di vecchiaia pari a 52 anni. Il dato, però, più interessante riportato dal quotidiano economico è che negli ultimi 25 anni le pensioni si sono rivalutate del 62%.
RIFORMA PENSIONI 2024, L’AUMENTO DEL DEBITO PUBBLICO
Comprensibile, quindi, che vi sia qualcuno che non guarda con simpatia all’adeguamento all’inflazione delle pensioni, anche se non bisogna dimenticare che i beneficiari non possono sperare di migliorare i loro redditi con scatti di carriera o straordinari come avviene per chi lavora. Pertanto, per proteggersi dall’erosione del potere d’acquisto determinato dall’inflazione non hanno quindi molti mezzi. In ogni caso trovare le risorse per interventi previdenziali nella prossima manovra non sarà facile e proprio a inizio settimana la Banca d’Italia ha fatto sapere che il debito pubblico italiano a maggio è arrivato a sfiorare i 3.000 miliardi di euro, soglia che dovrebbe essere superata prima della fine dell’anno, proprio nel momento in cui si dovrà approvare la Legge di bilancio.
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