L’IMPORTANZA DEI PENSIONATI
Come riporta piacenzasera.it, secondo il Responsabile Area Salute e Sicurezza Camera del Lavoro Cgil Piacenza Bruno Carrà, la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio è stata “un caleidoscopio di vorrei ma non posso e frasi fatte, ma è proprio sui temi centrali che attanagliano il Paese che non ci sono risposte se non annunci evasivi. Su lavoro, fisco, pensioni, donne, giovani non ci sono prospettive ma solo autoincensamenti banali se non vane glorie, mentre il futuro è appeso agli ‘zero virgola’ annunciati da tutti gli istituti nazionali e internazionali predisposti a questo”. Paolo Sossai, ex primario di medicina interna dell’ospedale di Urbino e docente all’Università di Camerino, come riporta l’edizione anconetana del Resto del Carlino, ricorda che “i nostri anziani, quelli che hanno dato ricchezza a questo Paese, si ritrovano a dover sostenere con le loro pensioni i propri familiari, situazione sociale nuova insorta con le crisi economiche che si sono succedute nel tempo”.
LA PROPOSTA DI DE PALO
Gianluigi De Palo, come riporta Adnkronos, ha ricordato che nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio “ha esposto con chiarezza l’attuale scenario demografico, sottolineando che il problema non è solo culturale o sociale ma ha impatti diretti su settori cruciali come le pensioni e la sanità. Ha sottolineato che qualsiasi discussione sui programmi di reddito universale o sugli investimenti nel sistema sanitario sarà vanificata se non si affronta la radice del problema, ovvero il calo delle nascite”. Per la Fondazione per la natalità di cui De Palo è Presidente, “l’investimento principale per garantire il futuro delle pensioni e la sostenibilità del sistema sanitario sia proprio la promozione della natalità. La proposta della Fondazione è quella di istituire un’Agenzia per la Natalità organizzata e gestita dal Governo, con il compito di fungere da cabina di regia per tutte le politiche legate alla natalità provenienti dai vari ministeri”.
LE PAROLE DI FURORE
Mario Furore, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, come riporta agenziastampaitalia.it, critica duramente le parole pronunciate dal presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno. “Giorgia Meloni continua a ripetere la storiella che la crescita dell’Italia sia superiore alla media europea. Non è vero. Le previsioni economiche d’inverno della Commissione, diramate lo scorso Novembre, dicono che il Pil del nostro Paese il prossimo anno sarà all’1%, quello dell’eurozona all’1,5%, e quello dell’Ue all’1,6%, dunque ben al di sotto della media europea. Queste bugie a raffica ripetute durante la conferenza stampa in diretta televisiva gettano un grave discredito sull’Istituzione della Presidenza del Consiglio e vanno condannate. La verità è che l’ultima Manovra del governo è recessiva, taglia le pensioni dei cittadini, aumenta le tasse sulla casa e sui prodotti per l’infanzia e non prevede nulla per contrastare il fenomeno delle buste paghe da fame”, evidenzia il pentastellato.
LE PAROLE DI TENERINI
Come noto, da questo mese le pensioni minime sono aumentate a 614,77 euro, grazie, come ricorda Chiara Tenerini, all’adeguamento all’inflazione “con cui il Governo ha incrementato gli importi del 5,7%, e della norma inserita in legge di bilancio che ha stabilito un ulteriore aumento del 2,7% per il 2024”. La deputata e responsabile Lavoro di Forza Italia, come riporta livornopress.it, evidenzia che “l’aumento già da questo mese delle pensioni minime a 614,77 euro è solo il primo passo verso il traguardo dei 1.000 euro mensili che, nel nome del nostro Presidente Berlusconi, abbiamo l’obiettivo di raggiungere”. “Stiamo lavorando per adeguare il sistema pensionistico garantendo equità e particolare attenzione ai cittadini che hanno meno risorse.Per questo, con la riforma Irpef introdotta sempre in manovra abbiamo ulteriormente tagliato le aliquote per i redditi più bassi, sia ai lavoratori che ai pensionati. Vogliamo proseguire lungo questo percorso”, aggiunge Tenerini.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CAMPANELLA
In un articolo pubblicato su Fortune Italia, Lorenzo Campanella spiega che “la nuova riforma delle pensioni, su cui sta investendo il Governo, colpisce in particolare la platea dei cosiddetti ‘totalmente contributivi'” ovvero i giovani. Infatti, “attualmente l’uscita dal mondo del lavoro è così prevista: pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi a patto che si abbia maturato un assegno mensile pari a 1.5 volte quello sociale che è di circa 504 euro” e “poi c’è la pensione anticipata: 64 anni di età con 20 di contributi e l’aver maturato un assegno pensionistico almeno 2,8 volte superiore a quello sociale che, tradotto in pratica, significa aver guadagnato almeno 2.300-2.400 euro mensili per 20 anni e 1.700 euro al mese di pensione”.
IL PEGGIORAMENTO PER I GIOVANI
In questo modo, per i giovani precari “era davvero complicato accedere alla pensione. Con la riforma le cose sembrerebbero addirittura complicarsi maggiormente. Se da un lato si abbassa il coefficiente contributivo della vecchiaia da 1.5 a 1 consentendo al Millennials di andare in pensione a 67 anni ma con 503 euro al mese di pensione, dall’altro si alza quello della anticipata a 3 rendendo di fatto impossibile per i più accedere alla pensione a 64 anni se non a chi avrà avuto accesso a stipendi molto elevati durante la sua vita lavorativa. Tradotto: la maggioranza di noi andrà in pensione in tarda età e con un assegno povero. E chi non è riuscito a maturare i 20 anni di contributi? In pensione a 71 anni con il minimo mensile”.
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