LA SCADENZA DEL 1° MAGGIO

Si avvicina una scadenza importante in tema di riforma delle pensioni. Dopo mercoledì 1° maggio, infatti, non sarà più possibile accedere alla cosiddetta Quota 96,7, che consente l’ingresso in quiescenza a 61 anni e 7 mesi se in possesso almeno di 35 anni di contributi a lavoratori usuranti e notturni. Va specificato che la scadenza di questi giorni riguarda coloro che matureranno i requisiti nel corso del 2025. Gli interessanti dovranno presentare domanda tramite il sito dell’Inps corredata della documentazione necessaria. Va detto che la scadenza del 1° maggio non è perentoria, nel senso che la presentazione della domanda dopo tale data comporta ritardi nella lavorazione della stessa e quindi nella decorrenza del futuro trattamento pensionistico che può anche superare i tre mesi. Va anche ricordato che per i lavoratori autonomi, la Quota 96,7 viene elevata di un anno ed è quindi disponibile a partire dai 62 anni e 7 mesi di età.



RIFORMA PENSIONI, LA RICHIESTA DI MARINELLI (CISL)

Abbiamo già parlato degli effetti dell’inflazione sulla spesa pensionistica, compresa quella finalizzata all’erogazione di vitalizi, in certi casi molto consistenti, della classe politica. L’aumento dei prezzi incide però anche sul potere d’acquisto dei pensionati, creando per quelli a reddito più basso non pochi problemi, considerando che ci sono spese incomprimibili come quelle per il cibo e l’abitazione. È anche per questo che Francesco Marinelli, Segretario generale della Cisl Romagna, chiede un intervento che sgravi i redditi più bassi e anche quelli del cosiddetto ceto medio dalle imposte. Il sindacalista sa bene che si tratta di un intervento costoso e per questo ricorda l’importanza di contrastare l’evasione fiscale al fine di trovare le risorse necessarie.



IL NODO RISORSE

C’è da dire che il potenziamento delle misure volte a contrastare l’evasione al momento pare finalizzato proprio a finanziare la proroga degli sgravi fiscali già in essere (per i quali ancora non c’è una copertura), eventualmente lasciando spazio ad altri interventi una tantum come quello che si sta ipotizzando sulle tredicesime (misura “in bilico” proprio per la necessità di coperture). Niente, insomma, di strutturale, almeno per il momento, considerando anche le ristrettezze di bilancio, che oltretutto rendono complicato ogni intervento generale di riforma delle pensioni e fanno pensare che possa essere prorogato il blocco parziale delle indicizzazione degli assegni all’inflazione. Un blocco che penalizza proprio i pensionati del cosiddetto ceto medio.



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