M5S CONTRO MAGGIORANZA E GOVERNO
I parlamentari del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Affari Sociali di Camera e Senato in una nota spiegano che quattro emendamenti della maggioranza al Decreto Milleproroghe prevedono di alzare di due anni l’età pensionabile del personale sanitario. Fratelli d’Italia e Lega chiedono di arrivare a quota 72 anni per i medici, Forza Italia scrive anche di trattenere gli infermieri in servizio fino ai 70. Non è bastato cercare di tagliare le pensioni del personale sanitario con la manovra. Non è bastato cercare di metterci una pezza chiedendo l’innalzamento dell’età pensionabile. Di fronte alle sacrosante proteste dei lavoratori interessati, il governo aveva dovuto fare marcia indietro, ma adesso il centrodestra ci riprova”. I pentastellati chiedono alla maggioranza di mettere “vere risorse sulla sanità pubblica per risolvere i problemi che personale sanitario e pazienti affrontano ogni giorno. O in alternativa, visto che ha ampiamente dimostrato di essere inadatto, sarebbe meglio mandare in pensione il Governo”.
IL TEMA CENTRALE PER LE PENSIONI DEL FUTURO: LA PRODUTTIVITÀ
Intervenendo ieri alla presentazione del Rendiconto sociale del Comitato provinciale e della direzione di coordinamento metropolitano Inps di Milano, la commissario straordinario Micaela Gelera è tornata sul futuro della riforma pensioni chiarendo quale sia l’elemento principale su cui insistere per uscire dalla crisi della previdenza nel futuro.
«Quello su cui dobbiamo lavorare in termini di sostenibilità del sistema pensionistico è l’occupazione, e ancora sulla produttività e sulla ricchezza dei lavoratori», sottolinea Gelera da Milano. E sempre la responsabile Inps spiega come la produttività e la stabilità dei lavori sia la vera fonte contributiva primaria per il pagamento delle pensioni, «E dobbiamo mantenere le donne nel mercato del lavoro, con interventi che vanno potenziati». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI GHIGLIONE (CGIL)
Si è parlato non poco della misura di riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio che ha ridotto le aliquote di rendimento per le pensioni di alcuni dipendenti pubblici. Ma Fp e Flc Cgil evidenziano ora, come riporta collettiva.it, che ci sono ripercussioni importanti per “i lavoratori già cessati dal lavoro e che sarebbero dovuti andare in pensione nei prossimi anni, come chi si trova in isopensione (art. 4 legge 92/2012) e che accederà alla pensione anticipata dal 2024 in avanti. Ebbene, queste persone non lavorando più non hanno come ovvio alcuna possibilità di evitare il taglio”, così come “coloro che sono cessati nel pubblico da tempo e pensavano di accedere al pensionamento anticipato con l’istituto del cumulo contributivo”. Anche per questo la Cgil, come spiega la Segretaria confederale Laura Ghiglione, sta “valutando quali azioni legali mettere in campo a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”.
LA PROTESTA DELLA UIL PENSIONATI SICILIA
Claudio Barone, Segretario generale della Uil Pensionati Sicilia, come riporta Ansa, ritiene “sbagliato considerare come aumenti l’adeguamento economico per i 21 mila pensionati regionali annunciato dal Fondo Pensioni. Le pensioni più basse recupereranno, un anno dopo, il taglio del potere d’acquisto provocato dall’alta inflazione. Ma per quelle più alte, invece, il recupero sarà in gran parte negato dalla attuale normativa”. Il sindacalista ricorda che “la Uil Pensionati ha già promosso contro le norme nazionali delle cause pilota che puntano alla dichiarazione di incostituzionalità di questi provvedimenti. Annunciamo la disponibilità a fare lo stesso per il trattamento dei pensionati regionali che potranno così promuovere un’azione legale, individuale, ma senza oneri perché sostenuto dal sindacato. È importante fare capire che i trattamenti pensionistici non possono essere il bancomat dei vari Governi che sempre hanno attinto dalle tasche dei più deboli”.
RIFORMA PENSIONI, I PALETTI PER I MILLENIALS
In un articolo pubblicato su Sanità 24, inserto del Sole 24 Ore, Claudio Testuzza spiega che “il Governo, per agevolare la pensione di vecchiaia dei Millennials, gli ha reso impossibile avvalersi di quella anticipata. Quindi, se per uscire a 67 anni basterà un reddito più basso di quello previsto attualmente, per uscire anticipatamente a 64 anni servirà invece una retribuzione più alta di quella attuale. È difficile capire la logica che ha portato il Governo a introdurre questi nuovi paletti per i Millennials, poiché si tratta di una generazione di lavoratori totalmente contributivi che, in quanto tali, percepirebbero una pensione senza turbare le casse previdenziali. Infatti, le 3 volte l’assegno sociale diventeranno la situazione di fatto per i Millennials”.
LA STANGATA PER I GIOVANI
Testuzza spiega, quindi, che “il motivo dell’introduzione dei paletti è puramente tecnico, in quanto il taglio del requisito della pensione di vecchiaia ha un costo che viene pareggiato dal risparmio ottenuto con l’inasprimento del requisito per l’anticipata. Inoltre, bisogna ricordare che per chi si trova nel sistema contributivo la pensione di vecchiaia senza paletti ha una finestra di uscita dal mondo del lavoro fissata a 71 anni (e 5 anni di contributi), come prevede il decreto ministeriale emanato a luglio dal Mef”. “Tenuto conto che questa generazione è caratterizzata da lavoro discontinuo e precario, sottopagato e a bassa contribuzione, l’età della pensione per i Millennials slitterà, mediamente, a 75 anni! Il Governo ha quindi riservato ai Millennials una vera stangata in tema pensioni”, conclude Testuzza.
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