LA PERDITA DELLE PENSIONI CHE DURA NEL TEMPO
In un lungo articolo pubblicato su Sanità 24, inserto del Sole 24 Ore, Claudio Testuzza ripercorre la storia della perequazione automatica delle pensioni in Italia, fino ad arrivare al blocco parziale deciso dalla Legge di bilancio 2023, i cui effetti valgono anche quest’anno, portando a “una perdita irrimediabile del recupero inflazionistico per le pensioni medio basse e anche più elevate”. Senza dimenticare “l’effetto di trascinamento” della ridotta perequazione. “Perché le pensioni, sia pure di maggiore consistenza, potrebbero non essere sufficientemente difese in relazione ai mutamenti del potere d’acquisto della moneta (sentenza Corte Costituzionale n. 316/ 2010). In quanto l’effetto di trascinamento rende sostanzialmente definitiva anche una perdita temporanea del potere di acquisto del trattamento di pensione, atteso che le successive rivalutazioni saranno, infatti, calcolate non sul valore reale originario, bensì sull’ultimo importo nominale, che dal mancato adeguamento è stato intaccato ( Corte Costituzionale n.70/ 2015)”.
MARINO: “GOVERNO HA DELUSO FINORA SULLA RIFORMA PENSIONI”
Secondo l’esperto in materie previdenziali Mauro Marino, la riforma pensioni adottata dal Governo per il 2024 – e soprattutto i propositi per il prossimo anno – è da definirsi finora del tutto deludente. Con un lungo intervento su “Pensioni oggi”, Marino riflette sulle prossime mosse dell’esecutivo dopo l’approvazione della Manovra 2024: «Dopo il deludente anno appena passato che in ambito previdenziale non ha portato alcun elemento positivo […] il 2024 si è aperto con forti dubbi e perplessità sull’approvazione dell’auspicata riforma che gli italiani aspettano da oltre un decennio».
A non convincere Marino, che ‘ricalca’ in alcuni passaggi le rivendicazioni fatte da Cgil e Uil in questi ultimi mesi, sono le garanzie per i giovani, la Quota 41 della Lega e il futuro post Quota 103: «Meloni nella conferenza stampa del 4 gennaio ha affermato che l’obiettivo non è mai venuto meno con la necessità di dare una giusta attenzione ai giovani costruendo una riforma equa e uguale per tutti». Ma tali intenti, secondo l’esperto, sembrano più propositi di circostanza che non dettati dalla «reale volontà di affrontare seriamente un argomento che da troppi anni i vari esecutivi hanno sempre rimandato limitandosi solamente a piccoli interventi, in genere peggiorativi». Per Mauro Marino occorre lavorare di più e meglio sulla flessibilità in uscita attuando delle lievi penalizzazioni, mantenendo però sempre un sistema misto fino alla naturale conclusione, poi «si deve intervenire a sostegno delle giovani generazioni con una pensione di garanzia, ripristinare Opzione Donna ante Legge di Bilancio 2023 e implementare la previdenza complementare aumentando le detrazioni».
LE PAROLE DI CAUZZI
Come ricorda Italia Oggi, l’Inps ha implementato il sistema di gestione delle richieste di pensionamento in base alle novità della Legge di bilancio, compresa la nuova Quota 103. A proposito di questa misura, Alberto Cauzzi, Amministratore delegato della società di consulenza previdenziale Epheso, come riporta MF-Milano Finanza, evidenzia che “Quota 103 subisce, dati alla mano, una penalizzazione notevole con il ricalcolo contributivo. Ad esempio, in una posizione standard, per ottenere circa 18 mesi di anticipo della pensione, ovvero la differenza tra requisiti di Quota 103 e pensione anticipata per gli uomini, ma soli sei mesi di anticipo per le donne, sull’intero ammontare della pensione lorda annua si traduce in una perdita del 18%-20%”. Di fatto, con la manovra, considerando anche le altre misure di riforma delle pensioni, si conferma “il trend pluriennale di contrazione delle prestazioni di primo pilastro”.
LE PAROLE DI DE LUCA
In un video pubblicato sui propri canali social, il Governatore della Campania Vincenzo De Luca ha commentato, tre le altre, la notizia sull’aumento delle pensioni per gli anziani non autosufficienti, spiegando che andando a guardare bene i dettagli della norma varata recentemente dal Governo si scopre che solamente 25 mila dei 3,8 milioni di pensionati non autosufficienti in Italia riceveranno l’aumento di 8000 euro al mese e a partire da gennaio del prossimo anno. Intanto su calabria.live Ugo Bianco ricorda che “nel corso del 2024 è possibile accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni con un minimo di 20 anni di contribuzione. La decorrenza del trattamento è dal mese successivo al perfezionamento di entrambe i requisiti. Le categorie interessate sono i dipendenti pubblici, i privati, i lavoratori autonomi, le lavoratrici nel settore privato e le lavoratrici autonome”.
RIFORMA PENSIONI, L’AGGIORNAMENTO INPS
Come ricorda Il Sole 24 Ore, sono state “aggiornate dall‘Inps le fasce di retribuzione dei lavoratori domestici su cui calcolare i contributi dovuti per il 2024. La variazione degli importi è conseguenza dell’incremento del 5,4% della variazione provvisoria dei prezzi al consumo registrata l’anno scorso. Per effetto di tale aumento, la prima fascia oraria di retribuzione passa da 8,92 a 9,40 euro e i contributi da 1,58 a 1,66 euro, comprensivi della quota in capo al lavoratore. La seconda fascia arriva a 11,45 euro, a cui corrispondono 1,88 euro di contributi e oltre tale importo sono dovuti 2,29 euro. I valori comprendono la quota Cassa unica assegni familiari, da cui si è esentati solo in caso di rapporto di lavoro fra coniugi (se il datore è titolare di indennità di accompagnamento) e tra parenti o affini entro il terzo grado in base all’articolo 1 del Dpr 1403/1971″.
LE DEROGHE EI CONTRIBUTI ADDIZIONALI
Non va dimenticato che “per i contratti a tempo determinato va aggiunto il contributo addizionale dell’1,40%, a carico del datore di lavoro, da applicare sulla retribuzione convenzionale. Di conseguenza il dovuto sale a 1,78; 2,01; 2,45 euro. Fanno eccezione i contratti a termine per sostituzione. Inoltre resta fruibile l’esonero contributivo per i lavoratori che raggiungono i requisiti per Quota 103 ma vi rinunciano e proseguono l’attività lavorativa. In tal caso, costoro possono chiedere al datore di lavoro di non versare la loro parte di contributi all’Inps e di riceverli in busta paga. L’agevolazione si applica anche nel settore domestico secondo le indicazioni fornite dall’istituto di previdenza nella circolare 88/2023″.
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