RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MARINO
In un articolo pubblicato su pensionioggi.it, Mauro Marino critica la volontà del Governo di rinviare una seria riforma delle pensioni al 2025, “sperando che il prossimo anno con l’aumento del Pil possano finalmente dal 1° gennaio 2026 entrare in vigore i provvedimenti equi e strutturali che i cittadini italiani aspettano da quasi quindici anni”. In particolare, l’esperto previdenziale ricorda che i conti pensionistici non sono così disastrati come si pensa, dato che è l’assistenza a determinare un bilancio negativo per i conti dell’Inps. “Oltretutto le entrate tributarie sono aumentate negli ultimi due anni di circa un’ottantina di miliardi facendo registrare il record d’incassi”, aggiunge Marino, ricordando anche i buono risultati della lotta all’evasione fiscale.
LA FLESSIBILITÀ OPZIONALE
Dal suo punto di vista, “non serve pertanto rimandare in eterno dei provvedimenti necessari per la vita dei cittadini in attesa di un miglioramento dei conti pubblici che obiettivamente non possono essere tra due o tre anni molto migliori rispetto a quelli attuali che poi non sono così catastrofici. È necessario, piuttosto, trovare delle soluzioni diverse e avere una visione più ampia come per esempio operare una flessibilità opzionale in uscita operando delle minime penalizzazioni a cui contrapporre per chi lo desidera e per alcune categorie di lavoratori concedere delle maggiorazioni a chi rimane sul posto di lavoro oltre l’età ordinamentale, stabilire un tetto agli assegni previdenziali a cui non corrispondono adeguati versamenti contributivi” e ipotizzare un’imposta sui robot per finanziare la previdenza.
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