LE PAROLE DI BARBAGALLO
È duro il giudizio di Carmelo Barbagallo relativo ai dati dell’Osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento diffusi oggi dall’Inps. Infatti, il Segretario generale della Uil Pensionati spiega che tali numeri confermano che l’Italia non è un Paese per pensionate. Il riferimento è al netto gap tra gli importi delle pensioni liquidate agli uomini, mediamente quasi 1.500 euro al mese, e quelli degli assegni delle donne, che arrivano mediamente a 999 euro al mese. Un divario pesante, visto che di fatto corrisponde al 50%. Le cause sono piuttosto note: carriere discontinue delle donne si riflettono in minori contributi versati e quindi in importi di pensione più bassi, senza dimenticare che Opzione donna, forma di pensionamento anticipato con platea solo femminile, prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno. Secondo Barbagallo servono quindi interventi di sostegno alle donne, anche con un ampliamento della quattordicesima per le pensionate, visto che si tratta di un’erogazione a favore degli assegni più bassi.
I DATI DELL’INPS
Dai dati dell’Osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento dell’Inps emerge che nel primo trimestre del 2024 sono state liquidate 187.223 pensioni, per un importo medio mensile di 1.225 euro, mentre in tutto il 2023 ne sono state liquidate 819.236 per un importo medio mensile di 1.206 euro. Le pensioni di vecchiaia hanno avuto un importo medio di 888 euro al mese, mentre quelle anticipate di 2.017 euro. La differenza è dovuta al maggior numero di anni di contribuzione richiesti per le uscite anticipate, mentre per le pensioni di vecchiaia possono bastare 20 anni di versamenti. Per quanto riguarda le differenze di genere, le pensioni liquidate alle donne hanno avuto un importo medio di 999 euro contro i 1.473 degli uomini. Nel 2023 le pensioni di vecchiaia sono state più di 312.000, mentre quelle anticipate circa 228.000. Nei primi tre mesi del 2024, gli assegni di vecchiaia sono stati quasi 73.000 contro poco più di 5.660 di pensioni anticipate.
RIFORMA PENSIONI, LE AUDIZIONI SUL DEF
Il ciclo di audizioni presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sul Documento di economia e finanza hanno offerto la possibilità ai sindacati di tornare a pronunciarsi anche sul tema della riforma delle pensioni. E Cgil, Cisl e Uil hanno usato toni piuttosto diversi tra loro per farlo. Christian Ferrari, Segretario confederale della Cgil, ha, infatti, polemicamente chiesto: “Sulla previdenza, non si intende fare nulla per onorare l’impegno solenne di superare la Legge Monti-Fornero?”. Sullo stesso solco, ma meno polemiche, sono state le dichiarazioni di Vera Buonomo, Segretaria confederale della Uil, che ha evidenziato come, a dispetto delle promesse, nel Def non ci sia traccia della riforma delle pensioni.
IL NODO RISORSE
Nella memoria depositata dalla Cisl, i toni sono ancora diversi. Il sindacato di via Po, infatti, esprime l’auspicio che nella prossima Legge di bilancio siano previsti dei provvedimenti volti all’introduzione di una maggiore flessibilità pensionistica. Allo stesso tempo, però, ritiene necessario che vengano varati interventi per aumentare la produttività e le entrate contributive, agendo anche in modo più incisivo per contrastare l’evasione in questo campo. In questo modo, infatti, il sistema pensionistico diventerebbe meno sbilanciato sul fronte delle uscite, consentendo di evitare tagli alla spesa o l’introduzione di paletti ulteriori sui pensionamenti anticipati, sul cui futuro pesano in effetti molte incognite, in particolare relative alle coperture necessarie per poterle finanziare.
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